A guardare i servizi di Fanpage così cinematicamente montati ad effetto pare di vedere scene prese da “Il Cavaliere Oscuro: il ritorno” di Christopher Nolan. L’armata dei supercattivi, i “villains”, capeggiati dallo spaventoso “barone nero”, si organizza nelle fogne come una immensa e pullulante colonia di ratti infetti pronti a riversarsi sulle strade di Gotham facendo regredire la civiltà al caos. Ma dalle tenebre riaffiora il profilo inossidabile dell’eroe, spezzato ma non piegato dal male, nel climax della colonna sonora che inizia a tambureggiare preludendo lo scontro decisivo che regola i conti con la storia una volta per tutte…
Il film è sempre bello eh, per carità, ma nuovo non è più. La pellicola è ormai logora, crepita e schiocca, quasi si strappa, mentre il proiettore cinematografico gira macilento la bobina come svogliato, e snocciola inesorabile un fotogramma dopo l’altro. “Dai mettilo ancora una volta che mi piace tanto, ancora una volta!” Grida un Enrico Letta qualsiasi, solo in fondo alla sala, un poco isterico, pashimina rossa al collo e borraccia “Bella ciao” d’ordinanza nel porta bibite della poltrona, finalmente di nuovo bene salda sotto al posteriore.
Lui in fondo è l’eroe di cui nessuno ha bisogno, ma che ci dobbiamo sorbire lo stesso quando non notiamo i segni del solito schema per mobilitare la base di un partito senza idee e senza futuro. Davvero l’unica cosa che rischiano le istituzioni democratiche oggi, peraltro ormai già delegittimate in quanto pesantemente “dragate”, mesmerizzate dal sorriso ipnotico del “bel direttore!” – come bela costante sullo sfondo il gregge di politici/impiegati di fantozziana memoria – è un colpo di sonno, più che uno di stato.