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Illusioni giallorosse/ A colpi di bonus, sussidi e prestiti non si governa

di Vincenzo Pacifici
10 Agosto 2020
in Home, Pòlis
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Due editoriali, quello di De Bortoli e quello di Galli della Loggia, motivati ed argomentati anche se non privi di passaggi opinabili e fragili. Nel primo, “I vincoli ignorati. Illudersi a colpi di bonus”, l’ex direttore dello stesso “Corriere” e del “Sole” chiarisce a molti, troppi illusi, che l’ammontare degli interventi stabiliti per il 2020 (oltre 100 miliardi) costituisce unicamente nuovo debito pubblico, secondo accreditati calcoli previsto per fine anno tra i 2 mila 547 e 2 mila 577 miliardi.
De Bortoli saggiamente segnala la falsità della sensazione dell’avvenuto impiego dei sussidi e dei prestiti dei piani di emergenza europei. Viene meno – aggiunge- l’attenzione “agli sprechi e alle conseguenze future sulle finanze pubbliche delle varie misure”. L’editorialista avverte inoltre che “non ci si può illudere di vivere a lungo di bonus e di sussidi”. Condivide l’opportuno accantonamento del bonus sui consumi e riconosce che altri (non molti?) sono “di dubbia efficacia”. De Bortoli , al momento in cui scriveva, non poteva conoscere lo scandalo, morale ma non illegale, denunziato da “Repubblica” dei 5 deputati (3 leghisti, 1 grillino ed 1 renziano), che hanno attinto, come tantissimi professionisti, ai fondi di solidarietà. Che figura con l’Europa!
Emerge, forte e netta, l’illusione di uno Stato “imprenditore di ultima istanza”, disposto anche – questo il commento dell’editorialista – “anche a perdere soldi se necessario. A carico dei contribuenti”. Ciò avviene – ma De Bortoli evita la puntualizzazione – per l’assoluto vuoto ideologico e la stratosferica inadeguatezza dei grillini.
Galli della Loggia, dal canto suo (“La pedagogia del negativo che ci conduce all’indifferenza”), riflette sull’aspetto, pieno di risvolti negativi e di disegni politici assurdi della storia degli ultimi 75 anni. Arriva ad affermare che “oggi come oggi la memoria della Repubblica – quella che a scadenza fissa occupa le pagine dei giornali e impegna il discorso ufficiale , che suscita rievocazioni [stucchevoli] e ricostruzioni [ripetitive ma inconcludenti] – è pressoché interamente costituita di eventi di segno negativo”. L’ ex cattedratico riconosce che “ognuno degli eventi suddetti di cui si celebra il ricordo presenta, quale più quale meno, anche una quantità di particolari inquietanti, di molteplici dubbi irrisolti, di risvolti carichi di interrogativi senza risposta, i quali rimandano tutti immancabilmente a tenebrosi sfondi politici nonché ad inadempienze clamorose o a insospettabili complicità (in realtà sospettate quasi sempre fin dal primo momento) da parte dei più importanti e delicati apparati pubblici”. Finisce poi sull’ immagine globale posta di fronte ad un giovane italiano, avvertendo che “la decadenza inizia dalla memoria, da cui nasce “l’indifferenza e l’impotenza da cui troppo spesso siamo avvolti”.
La diagnosi di Galli della Loggia, fondata e condivisibile, si tiene ben lontana però dal sostenere la necessità dell’accertamento della verità. La responsabilità massima è da addebitare , senza equivoci, senza sottintesi e senza timori, ai partiti politici del centrosinistra (in primis la DC, che ha detenuto per decenni ininterrottamente il dicastero dell’Interno) e della sinistra (PCI e PSI), che pilotavano “i più importanti e delicati apparati pubblici”, camuffando e mistificando il tutto con il “remoto, sempre più remoto “ e fasullo “25 aprile”, e accusando, comunque e sempre, la destra.

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