“In fondo a Destra”, di Antonio Polito, è un libro bello e pulito. Bello, perchè scritto in un ottimo italiano, semplice e chiaro, corretto ed elegante, com’è sempre più raro trovarne negli scrittori d’oggi. Pulito, perchè «tutte le deduzioni e comparazioni che vi sono contenute sono soggettive e opinabili» ammette l’autore, pur tuttavia oneste, non frutto di pregiudizi, riconosciamo noi, e «i fatti su cui si basano sono veri».
Veri, a me sembra, più in senso cronachistico che storico: cioè, sono accaduti, ma non spiegati. C’è la diagnosi sintomatica, ma non l’anamnesi, a cominciare dall’«anomalia della Destra italiana» che in realtà è propria dell’intero sistema politico e istituzionale, mutuato da quelli anglo-francesi, espressione d’una storia, d’una cultua e d’un’economia radicalmente diverse alle nostre. La democrazia liberale, sia nell’accezione pragmatica anglosassone, sia nell’accezione ideologica francese, è incoerente e incongrua con la società italiana che, infatti, non ha mai avuto un’autentica alternanza al governo della Destra e della Sinistra ma l’ininterrotta prevalenza e permanenza, financhè durante il Fascismo, di governi e maggioranze ibride e trasformistiche, da Cavour a De Gasperi.
La storia d’Italia non è stata fatta dall’economia, non è stata marcata dalla riforma protestante, non è stata spezzata da un’autentica rivoluzione sociale. Destra e Sinistra in Italia sono allogene, d’importazione, d’imitazione, moderate od estremistiche che siano. Petizioni di principio compatibili e funzionali con il capitalismo e l’illuminismo, entrambi estranei o marginali alla società italiana caratterizzata, invece, da un humus religioso cristiano e cattolico, dalla radicalità dei legami di sangue e di territorio, dall’eccellenza artigianale ed artistica, dalla perspicacia speculativa, dall’intraprendenza professionale, all’inclinazione alle corporazioni e agli ordini chiusi.
Donde, da un lato, il distacco ostile della società civile dalla politica e dallo Stato; dall’altro, la signoria dei gruppi, delle lobby, delle mafie, delle oligarchie, i cosiddetti “poteri forti”, in specie bancari, burocratici e sindacali, vere e proprie “caste parassitarie”, che gravano sulla generalità dei cittadini e ci stanno affondando nella recessione e nella povertà.
In Italia è mancata e manca una forza politica capace di socializzare ed educare politicamente i geni specifici della nostra gente, valorizzare l’identità fissata dalle e nelle nostre tradizioni classiche e cristiane, le diversità segnate dalla geografia e alle molteplici dominazioni straniere, l’aspirazione talora inconsapevole, nel mondo globale necessaria a fare ex pluribus unum della varietà e tipicità delle comunità locali, una Nazione e uno Stato.
Manca per cause oggettive: la colonizzazione della nostra cultura, la degradazione per la sconfitta nella seconda guerra mondiale — che ci ha ridotti a gregari di etrambi i protagonisti della “guerra fredda” fra Stati Uniti e Unione Sovietica — , per l’opportunismo ed il provincialismo dei nostri “intellettuali”.
Manca, soprattutto, per cause soggettive: la mediocrità della classe dirigente cosiddetta di Destra, quella in specie che ha gestito e dilapidato l’eredità del Fascismo, dal MSI ad Alleanza Nazionale. Cause da analizzare, più che nelle inevitabile brevità e unilateralità d’un articolo, in un approfondito esame plurale, in un apposito convegno che andrebbe al più presto organizzato.
Antonio Polito
IN FONDO A DESTRA
Rizzoli. Milano, 2013
ppgg 224 – euro 14,00