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Intervista a Maryan Ismail/ La sinistra non vede le tragedie e tace davanti all’oscurantismo islamico

di Gian Micalessin
15 Giugno 2021
in Home, Pòlis
0
Intervista a Maryan Ismail/ La sinistra non vede le tragedie e tace davanti all’oscurantismo islamico
       

“Dobbiamo uscire dalla contrapposizione destra e sinistra e cercare insieme una soluzione ai problemi che hanno portato alla tragedia di Saman Abbas. La politica si occupi delle giovani donne islamiche fin qui abbandonate a se stesse”. Con queste parole d’ordine Maryan Ismail musulmana italiana di origini somale, fuoriuscita dal Pd e  firmataria  del patto nazionale tra stato e comunità islamiche ha guidato ieri il Presidio organizzato a Milano  da varie associazioni di donne islamiche  “decise ad alzare la voce per impedire che si ripetano casi come quello di Saman Abbas eliminata dalla famiglia per aver rifiutato un matrimonio combinato”.

Fin qui l’unica associazione musulmana ascoltata è sempre l’Ucoii (Unione comunità islamiche italiane). Perchè rivendicate il diritto a  visioni alternative?

L’Ucoii e altre associazioni simili  si guardano bene dall’esercitare  interventi capaci d’innescare cambiamenti di prospettiva. Questo permette una coesistenza fra religione e tradizioni  più negative. In  questi anni – mentre noi  ci battevamo per  il caso di Hiina Salem ( la 20enne pakistana uccisa dal padre nel 2006 perchè voleva vivere  all’occidentale Ndr ) chiedendo agli imam di intervenire – nelle comunità non veniva  fatto nulla. Anche nella vicenda  Samaan l’Ucoii è intervenuto solo quando la tragedia  è  diventata  caso  mediatico.

Utilizzando  una “fatwa” ossia uno strumento tipico dell’ordinamento religioso…

Una “fatwa” priva di  senso non solo dal  punto di vista giuridico, ma anche da quello islamico visto che l’’Ucoii  è  un’associazione sunnita mentre la famiglia di Samaan è sciita. Ma c’è di peggio. Quella fatwa non interveniva solo sui matrimoni forzati, ma anche sulle mutilazioni  genitali trasformandole di fatto in una questione islamica. Ma se non sono dettami religiosi perchè farci una fatwa?  Così finiscono con l’attribuire all’Islam e alle sue autorità una sfera di competenza  per  reati  e  tradizioni che nulla hanno a che vedere con la religione.

Ma usare una fatwa, ossia un parere  religioso, significa anche disconoscere  lo Stato…

Sì è stato un doppio errore. Oltre a disconoscere la giurisdizione dello Stato  hanno anche  ribaltato la procedura giuridica islamica  che parte sempre da una  richiesta rivolta  da un giudice agli ulema e ai muftì. Quella è una fatwa emessa “motu proprio” quindi inappropriata e scorretta persino per il diritto islamico. 

E comunque inaccettabile  perchè demanda ad  una sorta di diritto islamico  alternativo questioni che spettano  all’ordinamento giuridico

Certamente sì…… E’ quanto abbiamo accettato e sottoscritto  firmando il patto tra Stato e comunità islamiche. In quel patto vi è al primo punto  il riconoscimento della laicità dello Stato che qui è stata disattesa.

Il Pd ed Enrico Letta hanno preferito glissare sul  caso Samaan. Come lo spiega?

Perchè fin qui il Pd ha sempre sostenuto che l’Islam non va criticato. E va accettato sempre e comunque. Con questo atteggiamento ha sottoscritto un relativismo culturale assolutamente inappropriato.

Ma come mai un partito che si dice progressista e paladino dei diritti delle donne resta al traino dell’islamismo  oscurantista?

E’ la conseguenza del relativismo culturale. Si interviene con durezza se una cittadina italiana viene importunata verbalmente, ma non si interviene sui fatti di sangue subiti da donne musulmane all’interno di famiglie e comunità qui in Italia. Di fatto la sinistra ci ha reso cittadine di serie B. Il nostro corpo non è centrale per le lotte femministe della sinistra. 

Voi criticate anche lo stereotipo dell’hijab ovvero la tendenza dei media a rivolgersi a opinioniste musulmane velate…

E’ una realtà emersa anche nel caso Samaan. I media preferiscono interloquire con donne agghindate secondo il canone dell’hijab mente sono poco ascoltate valorizzate e riconosciute le fedeli che non portano il velo. Questa è discriminazione. Mentre si condanna la cosiddetta islamofobia, si discriminano le musulmane non allineate con lo stereotipo della donna velata.

Tags: IslamMaryan IsmailPartito DemocraticoSaman Abbas
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