Nonostante le solite falsità diffuse dall’intollerante (ma anche intollerabile) canea di professionisti del “politicamente corretto”, la contrarietà al (fu) disegno di legge Zan non dipende dalla contrarietà all’uso che alcuni dei virgulti di cui sopra intendono fare del loro pisello. Personalmente, e credo – fortunatamente – per l’ormai stragrande maggioranza degli italiani, che il prossimo provi sollazzo in un buco della serratura, tra le gambe di un nano da giardino o tra i denti di uno squalo tigre, rientra solidamente ed indiscutibilmente nell’ambito dei fatti suoi.
Quello che invece fortemente esonda dal pieno diritto ad esercitare le libertà individuali, è il tentativo di legiferare l’irrealtà. – un po’ come se scrivessimo che gli esseri umani non possono volare con le proprie ali sopra i 20 metri di altezza dal suolo – e di porre le basi per un vero e proprio lavaggio del cervello; al solito, ça va sans dire, a spese della collettività.
Come altro intendere una norma che dice che “per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso” e che “per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”?
E che dire ancora, della parte in cui era scritto “La Repubblica riconosce il giorno 17 maggio quale Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia (…). In occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa (…). Le scuole provvedono alle attività di cui al precedente periodo”. No, quindi; non è per quel che fate dalla cintola in giù, che non vi sopporto. E’ proprio per quello che siete; nella testa.