Un articolo, pubblicato sotto pseudonimo, nel trimestrale, diretta da Riccardo Pedrizzi, “Intervento nella società”, merita attenzione e riguardo per le sue osservazioni, quasi totalmente accettabili. Menetto Frecle – questo è il “nom de plume”, intitola la sua nota “Se la sinistra piange, la destra non ride”. A ragione ritiene tutt’altro che felice la posizione del centrodestra, nonostante la condizione della parte contrapposta (e si favoleggia di “governo di unità nazionale” !!!!) sia disastrosa e sia assolutamente incapace di fronteggiare la realtà drammatica e catastrofica.
“Frecle” ha buon gioco nel ricordare e sottolineare l’incredibile e imperdonabile commesso da Salvini (e dal suo Talleyrand) nell’essere parte essenziale e determinante dell’esperienza governativa del Conte I. Come dimenticare che “milioni di elettori […] avevano votato in molti casi i candidati della Lega per la quota maggioritaria proprio grazie alla presenza degli altri due partiti”. L’autore dell’articolo solleva fondati dubbi sulla compattezza del centrodestra dal momento che molto spesso, in passaggi cruciali (gli scostamenti di bilancio) Forza Italia, per scelta esclusiva e per calcoli speciali del suo autocrate, è stata decisiva.
E’ da osservare però che il movimento berlusconiano, in campo europeo, è collegato e condizionato dalle forze egemoni, soprattutto tedesche, mentre FdI e la Lega hanno altri gruppi di riferimento (v. la presidenza cui è stata chiamata la Meloni). Discutibile è la critica fatta da “Frecle” alla vituperata scelta di “quota 100”: i dipendenti pubblici, collocati in quiescenza, non sono decrepiti, pur essendo di età superiore ai 62 anni, ma vantano minimo 38 anni di servizio, davvero non pochi. Sacrosanta poi è la denunzia fatta della posizione assunta in occasione del referendum da bocciare, da respingere e da combattere solo perché formulato da una forza antistatale, tesa solo alla corrosione delle istituzioni.
Proprio a proposito della legge elettorale la nota rammenta sul centrodestra la mancanza di lucidità, la ben scarsa chiarezza delle idee e le voci “flebili e discordanti” . Il notista compie uno sforzo minimo nel ricordare il giochino del Pd di perdere le elezioni e di rimanere comunque al Governo. In chiusura “Frecle” cita un proverbio napoletano “chi campa di speranza, è destinato a morire disperato”: faccia voti affinché i suoi timori sui rischi elettorali non contribuiscano a provocare ulteriori danni.