Teheran. Una folla inferocita assalta l’ambasciata di Sua Maestà Britannica. I manifestanti sfondano i cancelli e invadono la residenza. Dalle finestre la folla scaraventa i ritratti di Elisabetta, i drappi, il mobilio. Una nuvola di carta — fogli, appunti, documenti — avvolge il palazzo. La polizia reagisce in ritardo e, a fatica, riesce a liberare i pochi diplomatici rimasti nella grande residenza. Sembra una replica del 4 novembre 1979, quando i rivoluzionari iraniani invasero l’ambasciata americana e sequestrarono l’intero staff, 52 persone. Questa volta, però, il governo sembra essersi fermato per tempo e, almeno formalmente, si è dissociato dai disordini. Nella notte, gli ultimi britannici hanno lasciato l’Iran. Cameron ha assicurato “serie conseguenze” e nuove pesanti sanzioni sono in arrivo contro la repubblica iraniana. I tamburi di guerra iniziano a rullare.
Per comprendere, per capire, cosa sta succedendo (e cosa succederà) in Iran e nel Vicino Oriente, abbiamo incontrato Gian Micalessin, uno dei maggiori esperti italiani di strategia e geopolitica, che da anni per “il Giornale” e la RAI indaga gli scenari di crisi e di guerra.
Abbiamo visto le immagini televisive da Teheran. Una folla esaltata, una repressione tardiva e non troppo convinta. Cosa si cela dietro l’assalto all’ambasciata britannica?
Sicuramente il nervosismo e la rabbia del regime iraniano colpito al cuore e nell’orgoglio da una serie di operazioni clandestine dietro le quali s’intravvede la lunga mano d’Israele
Ma perchè allora assaltare l’ambasciata britannica?
Israele e Stati Uniti non hanno ambasciate. L’assalto anti inglese arriva invece all’indomani della richiesta di espulsione dell’ambasciatore britannico Dominick Chilcott votata dal Consiglio dei Guardiani in seguito alle nuove sanzioni anti iraniane varate da Londra. Le sanzioni, affidate al Segretario del Tesoro inglese, puntano a bloccare le transazioni dalle banche iraniane e sono state innescate dal rapporto dell’Aiea in cui si denunciano i tentativi iraniani di dotarsi di armi nucleari. Gli inglesi sono tradizionalmente malvisti dagli iraniani che imputano a Londra due secoli di trame e intrighi per mettere le mani sul petrolio di Teheran. Dunque tutte le azioni contro di loro riscuotono un certo consenso, almeno a livello di opinione pubblica più radicale.
Londra ha promesso dure rappresaglie, si rischia la guerra?
Il gioco delle rappresaglie reciproche rischia sicuramente di trascinarci a un drammatico punto di non ritorno. L’assalto all’ambasciata arriva all’indomani di una misteriosa esplosione a Ishfan, dove si tratta l’uranio destinato all’arricchimento nelle centrifughe nucleari. Quell’esplosione è, probabilmente, soltanto l’ultimo capitolo di una guerra segreta: un conflitto segnato da numerose operazioni di sabotaggio e dall’uccisione di vari scienziati nucleari iraniani. Non a caso i dimostranti scesi in piazza inneggiavano al “martire Majid Shahriari”, lo scienziato iraniano ucciso in un attentato attribuito al Mossad, il servizio segreto israeliano. Anche l’attacco alla rappresentanza diplomatica va visto, dunque, nel contesto di una escalation molto più ampia.
Un’escalation riguarderà anche la Siria?
La Siria è il primo tassello che Londra e Washington devono rimuovere se veramente progettano una guerra a Teheran. La Siria è il ponte che permette all’asse scita di estendersi da Teheran al confine d’Israele. In caso di attacco la Siria è fondamentale per rifornire Hamas ed Hezbollah e permettere gli attacchi missilistici di Hezbollah e Hamas contro Israele. Probabilmente un’eventuale guerra all’Iran sarà preceduta da un operazione militare per far cadere il regime di Bashar Assad. Non a caso in Turchia a Iskenderun già opera una struttura di coordinamento formata da ufficiali della Nato e di alcuni paesi arabi che studia come dar vita ad un cordone sanitario all’interno della Siria. La creazione di quel corridoio umanitario sarà il pretesto per scatenare l’intervento e togliere di mezzo Bashar Assad.
Secondo molti osservatori la guerra tra Iran e Israele sarebbe già iniziata …
L’assalto all’ambasciata britannica a Teheran, la chiusura di quella norvegese, l’evacuazione dei diplomatici inglesi sono i segnali più evidenti di una guerra sotterranea costellata da decine di morti. Per capirlo basta osservare le foto satellitari di Al Ghadir la base missilistica dei pasdaran devastata, il 12 novembre, da una misteriosa esplosione costata la vita al generale Hassan Tehrani Moghaddam, padre del programma missilistico iraniano e a 17 suoi collaboratori. Dopo quell’attacco il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha auspicato, non a caso, “ altre azioni come questa”. Lunedì è stato colpito un sito nucleare a Ishfan…
Qual è l’entità di quell’attacco?
Molto seria tanto da innescare come dicevo la rabbia iraniana e forse l’attacco all’ambasciata inglese. L’attacco, secondo fonti israeliane, avrebbe danneggiato i magazzini in cui dal 2004 vengono immagazzinate le tonnellate di fluoruro di uranio da cui si ottiene – dopo il passaggio nelle centrifughe nucleari – l’uranio arricchito.
E ad Al Ghadir cos’era successo?
L’attacco, secondo alcune ricostruzioni, sarebbe scattato mentre il generale Moghaddam e i suoi esperti si trovavano davanti al missile balistico Dejil 2 e su un megaschermo scorrevano i progetti di una testata capace d’ospitare armi nucleari. In quel preciso istante i computer della base innescano l’esplosione del missile che polverizza generali e scienziati e viene udita a decine di chilometri di distanza. L’attentato sembrerebbe la spietata sintesi del cosiddetto programma “decapitazione” per l’eliminazione degli scienziati nucleari, avviato dall’ex capo del Mossad Meir Dagan e il programma di guerra cibernetica iniziato con Stuxnet, il virus informatico usato nel 2009 per infettare i computer delle installazioni nucleari. Stavolta gli hacker di “8200”, l’unità dell’intelligence militare israeliana responsabile della cyber war, avrebbero creato un virus capace d’innescare l’esplosione del missile.
Una guerra segreta. Silenziosa. Senza pietà. Negli ultimi anni quanti scienziati nucleari iraniani sono stati eliminati?
Il colpo più duro per Teheran è stato l’assassinio del professor Majid Shahriar, vera mente del programma nucleare, dilaniato il 29 novembre 2010 a Teheran da una bomba adesiva appiccicata da un motociclista al finestrino della sua automobile. Il primo a morire era stato nel 2001 l’ingegner Ali Mahmoudi Mimand, responsabile al tempo del programma missilistico. Nel febbraio 2007 una fuga di gas radioattivo, conseguenza di un sabotaggio, aveva spedito all’altro mondo il professor Ardenshir Hassenpour. Un’altra bomba aveva invece dilaniato nel gennaio 2010 lo scienziato Massoud Alì Mohammadi e nel giugno di quest’anno un altro commando eliminava uno studente addentro ai programmi nucleari.
Il programma “decapitazione” non ha risparmiato, probabilmente, neppure i tre scienziati russi autori del progetto per l’avvio della centrale nucleare di Busher. Sergey Ryzhov, Gennady Banuykie e Nikolay Trunov sono scomparsi lo scorso a giugno in incidente aereo mentre volavano da Mosca a Petrozavodsk.
Molto interessante. Complimenti a Marco Valle che dimostra la sua intelligenza andando ad approfondire tematiche molto importanti. Nel merito, spero non ci sia una ulteriore escalation della crisi. La politica inglese e USA di imporre un nuovo ordine mondiale sta dando frutti pessimi, dall’Iraq all’Egitto alla Libia… Pare non ci sia una strategia di lungo periodo. Si individua un nemico lo si combatte e abbatta ma poi non si ha pronta una alternativa… H. Clinton non è H. Kissinger… Soprattutto USA e UK non hanno più la forza economica, militare e anche morale, per controllare l’intero pianeta.