Girolamo Mirola (Bologna 1530/’35 – Parma 1570) e Jacopo Zanguidi, detto “il Bertoja” (Parma 1544 – ivi 1573/’74) sono stati due maestri del Manierismo, entrambi al servizio della dinastia Farnese: segnatamente, dei fratelli Ottavio (duca di Parma, Piacenza e Castro) e Alessandro (il Gran Cardinale), nipoti di papa Paolo III (col quale sono protagonisti del celebre dipinto di Tiziano conservato al Museo Capodimonte a Napoli). La loro opera è stata per secoli confusa; soltanto recenti studi hanno chiarito la distinzione fra i due autori, e specificato le attribuzioni.

Franco Maria Ricci, mecenate del Ventesimo e del Ventunesimo secolo, ha chiesto ai maggiori esperti del Manierismo emiliano (in memoria di Sylvie Béguin, che nel 2003 fece prelevare dal Louvre la Venere che scopre il corpo di Adone – un cui dettaglio è sull’elegante copertina del catalogo – di Bertoja, per esporla a una mostra sull’ambiente di Parmigianino) di curare una mostra su questi due maestri (minori? grandi? grandissimi? su ciò si interrogano i curatori), da tenersi nello spazio espositivo del suo Labirinto a Fontanellato: la splendida, un po’ inquietante struttura a pochi metri dalla rotonda di Sanguinaro sulla Via Emilia; mastodontico capriccio dedicato alla memoria e all’amicizia di Jorge Luis Borges, consta di un labirinto (il più grande del mondo) formato da siepi di bamboo, la sede della casa editrice FMR (che pubblicava l’eponima rivista, “la più bella del mondo”), e la galleria con la collezione privata del dott. Ricci e un’altra per le mostre temporanee, rinnovate in continuazione.
Tra la primavera e l’estate di questo anno, la mostra è appunto La Maniera Emiliana. Bertoja, Mirola da Parma alle corti d’Europa: un’iniziativa dei coniugi Laura e Franco Maria Ricci, curata da Maria Cristina Chiusa e organizzata da Elisa Rizzardi, patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e assistita dalla sovrintendenza del Louvre.
Come dimostra la collezione permanente, l’arte prediletta da Ricci è quella immediatamente successiva al Rinascimento: la sofisticata eleganza del manierismo arcadico (con un occhio di riguardo per le glorie locali), prima della trasfigurazione nel Barocco.
Assieme ai bellissimi disegni a penna, acquerello e matita (testimonianza d’una istanza fondamentale per i due maestri: far assurgere la prassi disegnatoria alla stessa dignità dell’opera pittorica compiuta), fra i (pur pochissimi) oli a tela spiccano per Mirola, Il Ratto delle Sabine (conservato ai Musei Civici di Bologna) e per Bertoja, la citata Venere che scopre il corpo di Adone; pannelli ripropongono riproduzioni fotografiche dei suoi affreschi per il Palazzo Farnese a Caprarola (protagonisti del catalogo).
Con la loro arte pittorica, Bertoja e Mirola sono stati validi corifei di quel congedo dalla vita di corte che rispondeva all’arte letteraria di Ludovico Ariosto (uno degli emiliani più illustri di sempre). La mostra al Labirinto di Fontanellato offre l’opera quasi completa dei due pittori (settanta esemplari, data la brevità delle loro vite), mostrandone la reciproca vicinanza, la raffinatezza e la grande abilità disegnatoria.
La Maniera Emiliana. Bertoja, Mirola, da Parma alle corti d’Europa
Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, Fontanellato (PR), 6 aprile – 28 luglio 2019
Orario d’apertura estivo: 10:30 – 19 (ultimo ingresso alle 18)
Chiuso il martedì