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Home Penna Pellicola Palco

La bella destra di Sicilia, nemica della mafia e dei mafiosi

di Francesco Cappuccio
10 Settembre 2015
in Penna Pellicola Palco
1
La bella destra di Sicilia, nemica della mafia e dei mafiosi
       

C’è un Peter Pan che continua a invitarci ad andare a giocare in un Isola che non c’è. Sono consapevole che a molti non piacerà il paragone, perché scontato. Ma credo di non trovare favola più bella per descrivere il fascino di un libro dal titolo “Meglio un giorno – la Destra antimafia e la bandiera di Paolo Borsellino”, edito dall’Eclettica, e dell’autore Fabio Granata. Il libro è uscito qualche mese fa. Per intenderci, proprio nei giorni che hanno coinciso con l’accusa dell’Espresso a Crocetta grazie ad una presunta spiata in luogo pubblico. A distanza di mesi passati inutilmente – perché a tutt’oggi non sappiamo se l’Espresso è un giornale di fango e va perciò chiuso definitivamente o Crocetta è realmente amico di mafiosi, o uomini dai metodi mafiosi, o uomini che prendono a modello i mafiosi e, da siciliano, si deve dimettere – mi sembra più utile suggerirvi la lettura, appunto, del libro di Fabio Granata. Un eterno enfant prodige , che addirittura continua a pubblicizzare un Isola in modo tale che chi lo ascolta, anche se sa che non esiste, finisce per crederci. Diventerà bellissima. La Sicilia che ama più di quanto merita.

Non la Sicilia, ma la gente che vi abita. Quelle migliaia di Capitan Uncino e la ciurma di riferimento che purtroppo non sono solo un’invenzione, ma, quelli sì, ti accorgi esistere davvero. Per fortuna, non sono la maggioranza dei siciliani. Ma restano un numero sufficiente per influenzare il destino dell’Isola. Granata, così, finisce per spuntare più o meno quando non te lo aspetti per chiamarti a condividere un volo fantastico. Sfogliando le pagine del suo libro – una splendida dichiarazione d’amore verso la propria terra – Fabio ci porta a conoscere personaggi, circostanze e luoghi veri. In alcuni casi tragicamente veri. Una crono storia documentata e piena di prove tangibili che fanno di questo libro denuncia una testimonianza inevitabile.

Chiunque ama la Sicilia deve fare i conti con Granata e il suo “Meglio un giorno”. Poco importa se il libro sembra soffermarsi sulla storia di una parte politica, la Destra, e il suo rapporto con la mafia. Le testimonianze sono quelle di persone che, grazie alla lotta alla mafia, non appartengono a nessun partito. Paolo Borsellino, Angelo Nicosia, Beppe Alfano e Beppe Niccolai – sono alcuni dei paladini antimafia, che in Sicilia hanno agito a viso aperto, ricordati da Granata nel libro – non sono né di Destra né di Sinistra. Sono quella speranza che non uccidi mai. Quella speranza che va pubblicizzata il più possibile – ecco l’utilità del libro – per fare della cultura della legalità un modello esistenziale concorrenziale con quello mafioso.

Nell’immaginario collettivo si sta estendendo quel cinico istinto di sopravvivenza che porta a giustificare, se non imitare, i comportamenti da furbi e contro il buon senso. Prima che contro la legge. C’è invece una storia ancora poco conosciuta di uomini e donne che hanno tratto benefici dal rispetto delle regole del buon senso. Prima ancora che del Diritto. Un vantaggio o svantaggio tra i due modelli che, grazie a iniziative come questa di Eclettica, è destinato a diminuire.

Per il momento resta la voglia di giocare/sognare che diventa invito vero e proprio dell’autore a ribellarsi. Granata, che ho avuto il piacere di vedere durante la presentazione che ha fatto del suo libro a Siracusa, con Nello Musumeci e Flavia Perina. Granata in quella occasione ha parlato di storia di una Comunità che deve recuperare valori – la legalità e l’antimafia, appunto – che ha nel dna ma che sono stati marginalizzati dal berlusconismo. Un male, quest’ultimo, che sta finendo per dare un contributo a quella campagna di appropriazione indebita che la Sinistra perpetra da anni a danno della storia e della verità. Come Granata anche Flavia Perina, nel suo intervento, insiste sulla necessità di recuperare un’identità sfigurata da Berlusconi. E, come Granata, mette in guardia da un certa attuale antimafia da operetta diversa, e per questo non credibile, da quella ricordata dal libro “Meglio un giorno”. Entrambi non hanno perso occasione (sorvolando così sulla non brillante parentesi finiana…) per manifestare il proprio senso di colpa per non aver preso le distanze fin da subito da Berlusconi. Quasi delle scuse. Accolte prima di tutti da Nello Musumeci. Nel suo intervento, il candidato anti Crocetta delle ultime elezioni per il rinnovo del parlamento siciliano, ha parlato del libro di Granata come un contributo per i giovani e per la ripresa di un discorso, quello della cultura della legalità, che appartiene ad una comunità fin dal Ventennio.

Musumeci , non ha risparmiato neanche il Movimento sociale dall’accusa di non essere stato in grado di capitalizzare quanto fatto dal Fascismo in termini di contrasto alla mafia in Sicilia – i risultati sono con efficacia sintetizzati in un capitolo del libro -. Altro che Berlusconi. Ecco perché serve l’ennesimo punto di partenza – per dirla come Flavia Perina – come è certamente “Meglio un giorno”. Ancora una volta per continuare a giocare nell’Isola che non c’è. Ma non che non ci sarà mai. Anzi. Diventerà bellissima.

 

Fabio Granata

MEGLIO UN GIORNO

La destra antimafia e la bandiera di Paolo Borsellino

Eclettica editore, Massa 2015

Ppgg. 128, 14.00 euro

Tags: antimafiaFabio GranatamafiaNello MusumeciSicilia
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Commenti 1

  1. CARLO DE LUCA says:
    7 anni fa

    Avevo già fatto un breve commento allorché mi imbattetti in questo articolo sulla pagina FB di Marco Valle. Avevo promesso in quell’occasione che avrei acquistato il libro e che – benché a malincuore – l’avrei letto. L’ho fatto e devo dire che non sono stato pentito di aver comprato il libro e di averlo letto. Restano intatte tutte le mie riserve sui comportamenti dell’autore a fianco di Gianfranco Fini. Anzi mi sorprende che una intelligenza del genere sia stata a rimorchio di un “personaggetto” come il bolognese suddetto. Il libro riscatta in parte l’immagine di Granata, ma rimane in me l’amarezza di una destra che poteva essere grande ed orgogliosa e tale non è stata, anzi è stata piccola e meschina e forse cinica.. Tutti all’epoca dei governi Berlusconi erano ebbri del potere e non capivano che erano funzionali al signore di Arcore. Quando è stata iniziata la battaglia contro Berlusconi era troppo tardi e troppo squalificante il modo di portarla avanti. Finoglio combatteva ben appollaiato come un pavone sulla scranno prestigioso della presidenza della camera e tutti gli altri gli tenevano bordone, affossando irrimediabilmente il mondo di destra. Io sono stato consigliere comunale eletto a 22 anni nel MSI non ancora D.N. il 6 giugno del 1970 e non perché sia stata più sveglio di altri ma già nel ’94 misi in guardia dall’abbraccio mortale con il cavaliere, scrivendo una lettera pubblicata sull’Italia settimanale di Marcello Veneziani. Sono stato anch’io rautiano ma anche grande estimatore di Beppe Niccolai e perciò non capisco come si faccia a cadere in certi tranelli. Non è stata la voglia di uscire dal ghetto ab obnubilare le menti, quanto la voglia di darsi importanza e avere incarichi importanti. Aveva già cominciato Pinuccio, nel 1970 mio capogruppo consiliare, a marciare verso il potere e verso la consunzione della destra politica, Fini l’ha seppellita.
    Per questi motivi, caro Granata, conservo molte remore sul tuo operato. Ma il libro mi è piaciuto ed anche molto in alcune pagine, nonostante svariati errori di stampa. E nonostante tutto, se capiti in Puglia per qualsiasi ragione, fammelo sapere così sei mio ospite in un paese bellissimo soprattutto per continuare a …rimproverare le tue scelte politiche e un pessimo compagno di avventura tramortito dalla smodata voglia di potere.
    Cordialmente
    Carlo De Luca, via Tanese 9 Polignano a mare (Ba)

    Rispondi

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