
Paolo Borsellino e il Fuan, a raccontare quegli anni e quell’esperienza è Guido Lo Porto, storico esponente della destra siciliana e collega universitario e amico del magistrato ucciso in via D’Amelio.
“In quegli anni di studio ci siamo impegnati insieme. Io a quei tempi ero il presidente del Fuan ed ebbi la grande opportunità di averlo come collaboratore. Fu un’esperienza importante: a lui piaceva farne parte, tant’è che venne eletto nell’organismo rappresentativo dove, lo dico francamente, primeggiava fra tutti quelli che intervenivano”.
Intervistato dal quotidiano Libero, Guido Lo Porto, già deputato del Msi e sottosegretario alla Difesa, ricordando “il rapporto d’amicizia sincero” che ebbe con Paolo Borsellino, che insieme a lui faceva parte del Fuan, l’organizzazione degli universitari missini a Palermo.
Erano gli anni in cui a Giurisprudenza e all’interno della destra universitaria palermitana in generale, Paolo Borsellino cementava il suo rapporto di amicizia, oltre che con Lo Porto, con con Pippo Tricoli, Enzo Fragalà, Mimmo Campisi e tanti altri esponenti dell’area politica giovanile che gravitava attorno al Msi.
Lo Porto ricorda che Borsellino non si fece mai tentare dalla politica: “Molti, in un impegno postumo, scoprirono la pruderie politica. Lui non la ebbe mai. Neanche quando io gli proposi, da deputato del Msi, la candidatura per la presidenza della Repubblica, su mandato di Fini”. Borsellino “mi disse: no grazie, io faccio un altro lavoro. Non è questa la mia aspirazione. Ti ringrazio ma ti prego di riferire che non sono disponibile, rispose – racconta l’ex deputato Msi – Fini però fece un ragionamento che convinse persino me che avevo la remora del ‘no’ che mi fu rivolto da Borsellino. Disse: rivolgiamo a tutto il Parlamento l’appello per un uomo di tale spessore. E così, malgrado il diniego di Paolo, lo votammo. Chissà che cosa sarebbe accaduto se il Parlamento si fosse convinto a votarlo…”, conclude.
questa è una delle innumerevoli circostanze in cui si sarebbe potuto cambiare la storia d’italia e si manco. La mediocrità prevale sempre e chi si eleva sopra di essa è isolato denigrato e ucciso materialmente o civilmente. L’italia è il paese della mediocrità il merito spaventa, concetto imposto con il 68 da allora la classe dirigente si è selezionata in base al grado di spregiudicatezza arrivismo, opportunismo, qualunquismo ecc. ecc. i recenti fatti del C.S.M. se mai ce ne fosse bisogno ne sono la conferma, ma cio’ vale per la magistratura, la politica, l’imprenditoria, il giornalismo……
Dunque:Grazie Fini x aver pensato che sarebbe stato un grande Presidente Della Repubblica.E siamo ben consapevoli che le altre mezze s che componevano la direzione di AN non ci sarebbero mai arrivate a proporlo.