In un film famoso l’esercito britannico procedeva negli altipiani sudafricani quando improvvisamente si scatenò l’assalto di un’orda di zulu in rivolta. L’esercito si dispose per la battaglia senza urgenze particolari secondo i tempi e i canoni dell’arte militare come se si dovesse accingere a scontrarsi con un esercito regolare. I comandanti rimasero fedeli ai loro schemi, indifferenti alla particolarità della situazione e del nemico che attaccava senza regole, in modo repentino e massivo. Non fu neppure derogato alla prescrizione della consegna delle munizioni che i soldati, in pieno attacco, ricevevano senza fretta in fila dinanzi al carro dell’intendenza dopo la firma di una ricevuta. Gli zulu sbaragliarono l’armata in un lampo. I britannici morirono tutti, ma rispettando i manuali.
In Italia nel passaggio di consegne si cammina a rilento ma secondo i tempi, le prassi, le inefficienze di un sistema che ancora non è neppure in grado di proclamare gli eletti. Si avanza lento pede in una terra di nessuno mentre gas, energia, bollette fanno strage a tutta velocità di aziende, occupati, artigiani, risparmi familiari. Intanto una storica catena di alberghi salentini chiude per i costi energetici e 275 dipendenti perdono il posto. Per il sud 275 posti di lavoro, gli indotti di migliaia di presenze turistiche le imprese satellite, la disoccupazione, i costi sociali, sono tanta roba.
Mentre in ogni parte del paese si rinnova la tragedia degli hotel salentini e le bollette-zulu assaltano le riserve del paese, chi conta va del suo passo e fa altro. I maestri del pensiero ancora si macerano sul “fascismo e le abiure necessarie”. Il Pd per adesso è insensibile ai sali di rianimazione mentre gli altri straparlano per accaparrarsi le spoglie lettiane. I media si sbizzarriscono col il totomiministri, anche se fanno audience con i drammi energetici.
Stessa musica per chi dovrebbe mediare o agire. Mattarella tace, rintanato nella costosissima e inutile reggia a fare chissà cosa. Il premier in pectore sta in semi silenzio e gioca a nascondino con l’ impegno clou di questo momento. Parla ma non dice, non rassicura, non preannuncia le misure in modo da incoraggiare a resistere. Non svela niente, se non un governo “di livello”. Sono gli alleati timorosi per i loro posti a svelare le intenzioni di “Giorgia”. È cosí che trapelano nomi che sarebbero i più affidabili per Draghi, l’UE, gli speculatori, che per elettori e operatori. Nulla è accertato, e i sospetti son diventati prove soltanto per le dichiarazioni di terzi, ancorchè alleati.
Nessuno dubita che la vincitrice sappia bene che fine hanno fatto coloro che immemori, hanno privilegiato i rapporti col mondo di sopra piuttosto che con la propria gente. Il premier in pectore sa che la fiducia si conquista in anni e anni e la si perde in un attimo. Nel frattempo la barca si riempie d’acqua e non c’è neppure un mozzo che sgotti.