Giorni addietro leggevo sul “Corriere della Sera” un editoriale di Andrea Riccardi, in cui è racchiuso e sintetizzato il problema della “fede” (si dice ancora così?) in cui è posta la sintesi e la chiave di lettura del volume La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo. L’autore, già docente presso la Università di Roma Tre, a presentazione di un incontro promosso dalla Comunità di S. Egidio, sua creatura: “Idee e fratellanza. I credenti si riuniscono in preghiera davanti al Colosseo e altri leader spirituali. E’ previsto anche l’intervento della cancelliera tedesca. Confronto, pace, convivenza; fedeli di varie regioni insieme”.
Dalle pagine del volume vanno colti i passaggi essenziali, in effetti quelli di maggiore presa e più ampia rilevanza e non vanno curati quelli, allineati con le scelte, che alla lunga vanno rifiutate, perché rifiutate, perché deleterie, controproducenti, in una parola di sintesi, fallimentari in modo insuperabile e indiscutibile. L’autore nelle righe finali scrive o meglio confessa(?), che esse, forse tutt’altro che a ragione, “sono intessute di osservazioni storiche, ma sento, mentre mi avvio a chiudere, e parlo di futuro, che il mio pensiero si fa più personale, carico di speranza e animato da quel che credo. E’ un pensiero che parte dalla memoria e si proietta in una visione fatta di aspirazioni e attese”.
Non mancano nelle oltre 240 pagine righe e passaggi in cui il passato viene ripercorso e rivissuto in una prospettiva storica, su cui consentire. Ad esempio il simbolo della crisi, cioè della fede, viene sensatamente ritrovato nella sorte della Cattedrale di Notre – Dame, che “quasi materializza brutalmente quel che sta accadendo in Francia, in varie parti d’Europa, nel mondo intero”. In una delle pagine di avvio Riccardi si chiede e ci chiede “Che sarà Parigi senza Notre- Dame? Che saranno la Francia e l’Europa senza la Chiesa. E la domanda dovrebbe essere estesa oltre i confini del Vecchio Continente, dove, anche se in maniera diversa, non mancano segnali di crisi”.
E’ stato lasciato eccessivo spazio al laicismo, che ha finito per essere dilagante e devastante. Persino Berlusconi, alla ricerca di “bandiere”, assume, come elemento portante per tante ragioni vago e astratto, il cristianesimo. Riccardi nota che con la “miscela”, sinonimo di confusione ed arroganza, dal 1968, “le comunità religiose, specie nei paesi occidentali, diventano meno attrattive per i giovani. Talune congregazioni si riducono e altre muoiono”.
La ragione è semplice quanto profonda quanto priva di resistenza: non si è stati capaci (o non si è voluto) opporsi e contrapporsi. Il bilancio finale può essere individuato nelle righe in cui l’autore riconosce che “persistono numerosi indici critici per cui si può arrivare alle conclusioni che gli anni di Francesco non hanno portato fuori dalla crisi”. Non è davvero poco ma il futuro non è certamente rappresentato dall’iniziativa ecumenica o meglio solo eclatante del Colosseo.