- 5Shares
In sede di verifica accademica il saggio sul Corriere di Galli della Loggia, “Burocrazia e realtà. La scuola parli italiano” a stento sarebbe classificato con un incolore 24/30. Manca infatti dei dell’analisi dei presupposti, delle radici dei malanni e dei guasti dell’istruzione nazionale di ogni grado e di ogni indirizzo. Occorre convenire che il giudizio sul quadro desolante e ognora più scadente e deprimente, con la censura alla burocrazia imperante nel palazzone di viale Trastevere, opera dell’architetto Giovanni Gozzini, non rappresenta altro che un intervento scontato e facilmente condivisibile, corrosivo di un linguaggio banale e banalizzante, retorico quanto vacuo. Infatti il “Paese legale” si ispira ad “una cultura vuota e formalistica, lontana dalla vita, abituata ad adottare ossessivamente gergali smini e termini inglesi con cui infarcire i propri interminabili documenti. Resi tali dalla particolare tecnica con cui sono abitualmente redatti, che potrebbero definirsi “scatole cinesi”.
Il collega riprende, definendola “questa eterna maledizione italiana di una burocrazia che gode ad adoperare un linguaggio iniziatico ogniqualvolta redige un documento, a fare il sopracciò nei confronti del senso comune”. Rileva poi che “da poche ore alla testa del ministero dell’Istruzione, c’è il Patrizio Bianchi, che ha fama di avere le competenze di un “tecnico”, Si chiede infine se “è osare troppo che tra queste competenze vi sia quella di ragionare con i piedi per terra e di parlare e scrivere in italiano. E visto che c’è anche di riuscire il suo ministero a fare altrettanto”.
Galli si trattiene dal ripercorrere l’intero periodo postbellico, durante il quale, in ambito politico, grazie alla dilagante presenza della sinistra (comunisti e radicali) e alla connivenza della DC le strutture scolastiche sono progressivamente minate con mentalità non lontane ma addirittura antitetiche alle tradizioni culturali classiche.
Correttezza ed equilibrio portano a fissare – ricordo a Galli della Loggia, tutt’altro che ostile a quell’esperienza – al 1968 la data cardine, il punto di rottura più forte per la devastazione della scuola, realizzata grazie alla comunione di intenti tra i cattolici conciliari, specie dell’Università Cattolica, e i laici rossi, capillarmente compiuta, nel suo insieme, oggi solo parzialmente riprovata da Galli della Loggia.