Mentre il Covid ci terrorizza e ci costringe a vite ridotte , nel silenzio di una incontrollabile e drammatica pandemia, si sta per consumare l’agguato alla democrazia.
Nessuno sembra accorgersene in un Paese anestetizzato da una politica timorosa ed appiattita nel tentativo di compiacere il popolo con frasi ad effetto ed a buon mercato.
Eppure tra pochi giorni decideremo il futuro dell’Italia pronunciandoci su una questione che appare semplice (la riduzione del numero dei parlamentari) e che, invece, e’ drammaticamente complessa.
Complessa, articolata e stranamente non pubblicizzata e dibattuta dagli organi di informazione.
Ed in un Paese in cui si celebrano trasmissioni di ore circa gli appetiti ed i vizi delle star nessuno avverte la necessità di alimentare un dibattito così importante.
Un dibattito in cui chiedersi se la cura per la democrazia sia la riduzione e non , forse, la difesa del rapporto diretto con la popolazione.
Il popolo penta stellato nella foga di offrire qualcosa di nuovo non si e’ reso conto di essere vittima di una manipolazione che lo porterà ad essere il Killer delle libertà .
A questi giovanotti che hanno sfruttato la rabbia del Paese per utilizzarla quale comodo viatico per entrare in Parlamento andrebbe rappresentato che la loro battaglia di riduzione dei parlamentari era uno dei punti fondamentali del programma della P2.
Un programma teso a controllare il Paese ed a consegnarlo nelle mani di pochi.
E così i 5 stelle che volevano riconsegnare la decisione al popolo gliela sottraggono.
Dicono di farlo per ridurre la spesa (pero’ si guardano bene dal ridurre la pletora di collaboratori che nominano in Parlamento) non rendendosi conto che novelli innovatori sono sempre più restauratori.
Sul punto si dovrebbe chiedere a questi signori perché anziché diminuire il numero dei parlamentari non si preoccupano di varare una legge che restituisca il diritto di voto agli italiani attraverso la espressione diretta della preferenza abolendo liste e sacche di privilegiati.
Ma questo non possiamo chiederlo a chi, nella maggior parte dei casi, e’ stato eletto solo perché inserito in una lista in posizione vantaggiosa.
A chi raccogliendo 100 like in una piattaforma virtuale si e’ trovato a dover rappresentare il paese reale.
A loro va dato il merito di aver fatto emergere la malattia della democrazia.
Ma oggi e’ giunto il momento di abbandonare la stagione di una comica provocazione e, quindi, di inaugurare la stagione della riflessione.
Indubbiamente la politica andava riformata, ma non puo’ essere cancellata.
Ora più che mai c’è bisogno della politica. C’è bisogno di pensatori e non di urlatori.
Di uomini coraggiosi che mettano da parte l’interesse di bottega e facciano prevalere l’interesse del popolo.
Di chi abbia il coraggio di dire che il referendum e’ lo strumento attraverso cui questo governo potrà continuare la sua esistenza.
Per questo le opposizioni oggi maggioranza nel paese, dovrebbero invitare a votare No.
Un No che non si ponga a favore di una casta, ma a fondamento della libertà .
Un No che consenta ai cittadini una maggiore partecipazione alle scelte dello Stato.
Un No che non dia a pochi la possibilità di scegliere per tutti.
Un No che spazzi via l’idea di chi immagina che attraverso la paura e la mancanza di informazione si possa modificare in maniera subdola la struttura ed il senso dello Stato.
Un No che chiarisca a queste persone senza cultura e senza storia che la democrazia non e’ divieto di assembramento, ma partecipazione.
Un No hegeliano che sia pacifica rivoluzione.
Una vecchia storia anche i Cinque Stelle come i comunisti prima e la Lega dopo si sono rivelati prima partito di lotta e poi di governo. Non sono tanto diversi