Il quadro politico, ormai da anni confuso e privo di guide serie e costruttive, subisce sempre più di frequente l’influenza dei c.d. “sondaggisti”, alla ricerca di novità e di affermazioni eclatanti e decise. Non poteva mancare la sentenza, nei fatti confezionata, sulla manifestazione di Roma, organizzata dalla Meloni con la partecipazione di Salvini e di alcuni “battitori”, non liberi, di FI mentre l’immancabile democristiano varava nella stessa Roma l’ennesimo soggetto, fatto esclusivamente di reduci.
Già dal quotidiano della famiglia Berlusconi sono stati formulati giudizi superficiali, carichi di sufficienza e fin troppo chiaramente interessati e condizionati. Il culmine è stato raggiunto con un “fondo” del direttore, il quale dalla sua poltrona ha avvertito, come ce ne fosse bisogno, di “non fare il gioco di Renzi o peggio di Grillo”. Continuando nella sua “lectio magistralis” , ha avvertito la “larga fetta del centrodestra”, che “per esercitare la sovranità bisogna conquistare il castello, e per farlo ci vuole un esercito di elettori e un condottiero affidabile”.
Ora il discorso di Sallusti è reticente e soprattutto patetico sul nome del “conducator”, e inutilmente disfattista sull’iniziativa capitolina, indispensabile segno di presenza di un mondo, dissenziente di fronte agli equivoci tatticismi di Berlusconi. Visto l’esito tutt’altro che disprezzabile e scontato nella Roma, in cui la Meloni aveva largamente surclassato nelle recenti amministrative il candidato Sindaco scelto da Berlusconi, l’egolatra di Arcore è corso ad indossare dal suo sterminato guardaroba l’abito della domenica, rilasciando a “Il Messaggero”, organo fanaticamente schierato con il “bullo” toscano, una intervista apparentemente ostile all’ex inquilino di palazzo Chigi e incline al rilancio di una colazione di centro – destra , vecchia maniera, usurata e consunta. Nei prossimi giorni l’ancora presidente del Milan calcio rilascerà nuove dichiarazioni ed aprirà a prospettive differenti, distinte e, come è naturale in lui, contrapposte.
Alla linea dell’ex presidente del Consiglio si riconduce Alessandra Ghisleri, la direttrice dell’istituto di sondaggi “più amato da Berlusconi”.
Grazia alla sua “palla di cristallo” ritiene che la Lega abbia raggiunto con il 14% il suo “soffitto di cristallo” mentre la Meloni si attesterebbe sul 5% -6%.
Ad avviso della responsabile di “Euromedia Research”, il partito sovranista, pur senza riscontri specifici, “potrebbe essere la carta giusta per sfondare al Sud”, una però volta attribuito al termine il significato utile, significativo e valido, di “nazionale”.
Rilevato l’esaurimento del modello personificato da Salvini, la Ghisleri commette un errore macroscopico nel radiografare l’elettorato del M5S, costituito dagli adepti della prima ora ma arricchito ed irrobustito da milioni di elettori delusi ed inaspriti dall’inconcludenza e dall’inefficienza del centrodestra e quindi recuperabili soprattutto se saranno bandite le ricette berlusconiane, specie sulla demonizzazione del voto di preferenza. La lezione di Roma è sfuggita evidentemente al presidente della Mediaset.
La Ghisleri ignora – ma non è la sola – il peso dell’astensionismo, come se i cittadini, al momento lontani dalle urne, fossero defunti e non potessero, come hanno fatto in misura piuttosto larga il 4 dicembre, rientrare ai seggi ed esprimersi in termini eloquenti.
La direttrice dell’agenzia continua a difendere Berlusconi, dando interpretazioni a lui favorevoli sull’intangibilità dell’elettorato di FI. E’ convinta che i modelli del nuovo presidente americano (sicuramente demoniaco a differenza delle dottrine santificanti di Kennedy e di Obama) e della polemica sull’immigrazione siano paganti e premianti, anche se appaiono transeunti e convenzionali a differenza della “sovranità “ da tutelare come identità storica, ricca di contenuti, e del “populismo”, dalla destra da sempre posseduto con il nome di “socialità”.