La Folgore prosegue il suo processo di modernizzazione e razionalizzazione. Nonostante le perplessità (alcune giustificate, altre malevole) di molti, la brigata ha concluso positivamente in Maremma una complessa esercitazione per la valutazione della Initial Operational Capability di “Savoia Cavalleria” come unità di cavalleria paracadutisti.
In uno scenario simulato di crisi internazionale, i reparti si sono esercitati per circa 10 giorni nelle attività operative tipiche delle unità Paracadutisti sul terreno: pattuglie di controllo del territorio e pattuglie di combattimento, sorveglianza e presidio di obiettivi sensibili, ma anche nelle procedure di Comando e Controllo degli Staff di Comando.
Sotto gli occhi attenti degli osservatori, l’inizio delle attività del “Savoia” è avvenuto tramite l ‘aviolancio operativo dei primi cavalieri Paracadutisti, per altro integrato anche dall’ aviolancio di mezzi e materiali quali le motociclette Cagiva in dotazione al Reparto e che trovano largo impiego per questo tipo di Unità.
In ogni caso, la manovra ha rappresentato un banco di prova importante per testare l’acquisita capacità di cooperazione fra tutte le unità della Brigata fra i quali, oltre al 8° Reggimento genio guastatori Folgore, tutti i neo acquisiti ovvero il Savoia Cavalleria (3°), il 185° artiglieria paracadutisti ed il 6° Reggimento logistico.
Un test non semplice, poichè si è trattato di un’esercitazione complessa e abbastanza realistica. La verifica verrà, come sempre, sul campo. Per la Folgore “allargata” il banco di prova sarà, ancora una volta, la Somalia. I parà tacciono e si preparano. La nuova base di Gibuti è operativa, una compagnia è da mesi a Mogadiscio e Renzi ha approvato (dopo la visita di Obama a Roma) l’impiego di nostri soldati (ancora una volta la Folgore) nel Corno d’Africa a sostegno dei poco affidabili kenyoti e (soprattutto) delle truppe speciali statunitensi.
Una sola domanda, dov’è l’interesse nazionale? Ne riparleremo.