«Il mio gladiatore ha posato lo scudo e ha messo le ali, i nostri cuori sono spezzati. Grazie a tutti per il sostegno». Così i genitori di Alfie Evans, Tom e Kate, hanno commentato su facebook la morte del loro piccolo, straziando i cuori di milioni di persone.
Comunque la si veda è una pagina triste per quella che noi ci ostiniamo a definire “civiltà occidentale”. Parto da una premessa: il sottoscritto, pur essendo fermo sulle questioni “eticamente sensibili”, non è un oltranzista, e nel caso specifico distingue per esempio tra eutanasia e biotestamento. Tra tutti i temi etici, questo e quello sul quale è umanamente più comprensibile un atteggiamento più “aperto”. Molti di noi si sono chiesti almeno una volta nella vita cosa sceglierebbero nel caso si trovassero a soffrire di un male incurabile che rendesse la loro vita, un inferno. La paura della sofferenza è quella più terribile, molto più della morte, anche perché la morte sai che è inevitabile e prima o poi viene a prenderci tutti quanti, ma la sofferenza, in una società civile, deve essere lenita, se possibile.
In Italia il 14 dicembre 2017 è stata approvata la legge sul biotestamento entrata ufficialmente in vigore il 31 gennaio 2018. È la “dichiarazione anticipata di trattamento”, un documento redatto da una persona per specificare il trattamento sanitario a cui vuole essere sottoposto nel caso di futura impossibilità a comunicare direttamente a causa di malattia o incapacità. La legge in questione è passata grazie all’asse trasversale tra Centrosinistra e Movimento 5 stelle. È superfluo dire che chi scrive è d’idee conservatrici, ma prima di essere conservatore, sono pur sempre una persona pensante con un’autonomia di giudizio non condizionata da idee prevenute o militanti. Non ci sono idee (o ideologie) completamente sbagliate o completamente giuste; la differenza tra totalitarismo e democrazia è proprio la capacità di confrontare idee diverse. Si presume che – pur ognuno restando fermo sulla propria posizione – le democrazie siano una sintesi tra progressismo e conservatorismo, per questo motivo, la civiltà può progredire tendendo a un equilibrio tra opposte posizioni.
La legge sul biotestamento approvata dal Parlamento italiano può non piacere a una parte della politica e dell’opinione pubblica, può essere contestata e modificata o persino abrogata, ma tuttavia “sembrerebbe” una legge “equilibrata”. Nel caso “Alfie”, il bambino è stato lasciato morire (anzi, sarebbe il caso di dire, ucciso), dallo Stato, attraverso la decisione di un tribunale, contro la volontà del bambino e dei suoi genitori. La legge sul “fine vita”, dovrebbe avere un’impronta “liberale”, attribuendo all’individuo (o ai suoi tutori) la libertà di scelta.
La legge britannica prevede che chi deve decidere in questi casi sono i genitori insieme ai medici, ma in caso di mancato accordo, intervengono i giudici. Per Alfie la convergenza tra genitori e medici non c’è stata e si sono così intromessi i magistrati che hanno ordinato di staccare la spina. In questo modo, lo Stato – attraverso la magistratura – si arroga il diritto di decidere al posto delle persone coinvolte. Se è crudele che lo Stato imponga a una persona di continuare a soffrire inutilmente, è criminale che il suddetto Stato imponga di staccare la spina contro la volontà della persona, mascherando la questione da pelosa pietà. Liberalismo (giacché oramai ci dicono ovunque e chiunque che il liberalismo sia l’unico modello accettabile ed efficiente), vorrebbe che la libera scelta fosse sempre dell’individuo, sia nello scegliere di non subire l’accanimento terapeutico, sia nel voler continuare a lottare per la vita.
Nel caso del piccolo Alfie, non potendo scegliere per sé, era giusto e umano che fossero i genitori a decidere, anziché i giudici. Singolare che il bimbo abbia superato le 36 ore di respirazione autonoma e abbia lottato da solo tra la vita e la morte, e questa sua lotta per la sopravvivenza può essere simbolicamente letta come la volontà di non morire e di essere mantenuto in vita. A niente sono serviti gli oltre 850.000 sostenitori che hanno pregato per lui e appoggiavano la battaglia dei genitori; il giudice britannico non ha consentito il trasporto di Alfie all’ospedale Bambin Gesù di Roma e ha imposto di staccare la spina. Dopo un’ultima, disperata lotta vitale, alla fine il bambino ha ceduto ed è morto.
A questo punto ci dobbiamo chiedere se questa è civiltà o barbarie. Ed è anche lecito coltivare dei legittimi sospetti su quali potrebbero essere le vere ragioni per le quali, giudici e medici, prendono queste decisioni. E a tal proposito vanno interpretate le dichiarazioni della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che ha affermato: «Hanno vinto loro, quelli che Alfie lo volevano morto, subito, perché, evidentemente, costava troppo tenere le macchine accese per qualcuno che ha poche speranze di farcela. Non è la mia Europa quella che si accanisce contro una famiglia colpita dalla tragedia lacerante di un figlio gravemente malato. Non è la mia Europa quella nella quale i medici guardano più ai bilanci dell’azienda sanitaria che alla vita delle persone, quella nella quale i giudici si permettono di definire una vita “inutile”, quella nella quale burocrati e passanti hanno più diritto di una madre e di un padre a decidere cosa sia meglio per il loro bambino. Combatteremo questa Europa, sempre. Perché non ci siano altri Alfie Evans, altri Charlie Gard, e per i loro genitori, traditi da quella che ci ostiniamo (sbagliando) a chiamare civiltà!». Anche il leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto: «Buon viaggio piccolo e sfortunato Angioletto, un abbraccio ai coraggiosi mamma e papà. Perché non hanno permesso che venisse curato in Italia? Qualcuno aveva qualcosa da nascondere? Da papà e da politico provo rabbia e tristezza: mai più!».
Ovviamente anche la Chiesa si è espressa per bocca del mons. Francesco Cavina: «In questi giorni è nato un movimento che è bene che non muoia e si spenda per il bene della vita in qualunque contesto». Nella speranza che la legge sul biotestamento approvata in Italia, non diventi – come spesso è accaduto per altre leggi – un cavallo di Troia per l’eutanasia, e non permetta anche nel nostro Paese, casi “Alfie”, dobbiamo domandarci dove sta andando questa Europa e più in generale la società occidentale e liberale, in balia del nihilismo di massa e del relativismo etico. Il nostro timore è che dietro la volontà di estendere l’eutanasia ai bambini malati o all’incessante propaganda contro la “natalità” umana, si celino ideologie eugenetiche degne del peggior nazismo, imbevute di darwinismo, e davanti a questo rischio, occorre dare una risposta forte e compatta che sia al tempo stesso politica e culturale.