Spesso sento parlare in maniera inappropriata di cartelli messicani, killer di Sinaloa, traffico di droga, metanfetamina e cocaina. Nella maggior parte dei casi le persone che citano questi fenomeni sociali vengono imboccate da serie TV e fantadocumentari che raramente si basano su fatti reali, oppure che, pur avendo basi statistiche e riferimenti a luoghi corretti, tendono a romanzare gli eventi tanto da non dare la piena comprensione del fenomeno droga che vede quali protagonisti principali USA e Messico.
La guerra per il controllo del traffico di droga verso gli USA è uno dei conflitti più violenti che noi possiamo immaginare (per fornire un numero su cui riflettere, i morti assassinati in Messico per questa guerra dal 2006 ad oggi sono circa 180.000). I principali gruppi di fuoco che combattono per il controllo dei traffici di droga verso le redditizie lande statunitensi sono due: il gruppo emergente del cartello della Nuova Generazione di Jalisco, che si occupa soprattutto di droghe sintentiche (fentanil e metanfetamina), ma anche di rapimenti ed estorsioni agli agricoltori, e il cartello di Sinaloa (che tratta qualsiasi tipo di droga), diviso in 3 fazioni principali, guidate da collaboratori, figli e fratelli del famoso boss El Chapo Guzman. Esistono inoltre altri 3 gruppi, definiti “minori”, che contribuiscono però in maniera determinante al bagno di sangue che il Messico vive quotidianamente: Los Zetas, il cartello del Golfo e il cartello di Juarez.
Dall’altra parte ci sono gli USA che nel solo 2021 (ultimo anno di dati ufficiali) hanno registrato quasi 110.000 morti per overdose. Mentre nel periodo dal 2006 ad oggi si stima che le morti per droga siano oltre 1 milione. Capite bene quindi che parliamo di una guerra a tutti gli effetti che sta distruggendo contemporaneamente due paesi e li sta velocemente divorando dall’interno. Per fornire un altro dato da analizzare con attenzione, pensate solo che gli USA rappresentano poco meno del 5% della popolazione mondiale, ma che hanno il 20% di tutti i detenuti del mondo rinchiusi all’interno delle proprie carceri. La maggior parte di questi prigionieri sono legati al mondo della droga a vario titolo e la polizia americana, ogni anno, effettua circa 1 milione di arresti per il solo reato di possesso.
Da tempo le autorità USA cercano di capire come poter fermare questo fenomeno distruttivo in termini aggressivi (opzione militare), ben sapendo che ogni tentativo passato non ha portato ad alcun risultato concreto: 20 anni di occupazione militare dell’Afghanistan non hanno scalfito di un millimetro la montagna di oppio che viene prodotta in quel Paese e il famoso Plan Colombia ha semplicemente avuto l’effetto di spostare la produzione in Perù e Bolivia. Tutto questo per un semplice motivo: il vero problema è la richiesta, non la produzione. Gli Stati Uniti sono insaziabili consumatori di ogni tipo di droga; produttori, trasformatori e trafficanti lo sanno benissimo ed è per questo che continuano a fare affari multimiliardari.
Negli USA, società abituata a correre senza mai fermarsi, la droga è divenuta compagna quotidiana. Anche qui, per offrirvi un punto di vista oggettivo, prendiamo in analisi la città di Phoenix in Arizona (non distante dal confine col Messico e con una popolazione di circa 1,5 milioni di abitanti): secondo i dati ufficiali dell’American Addiction Centers, il 64% ca. degli abitanti di Phoenix assume marijuana, il 23% cocaina, il 2,4% eroina e il 15% metanfetamina. Ma la droga viene consumata quotidianamente e senza distinzioni di classe in ogni città. Chi vuole vincere, si droga per non sentire la fatica fisica e mentale, chi ha perso si droga per dimenticare di essere “un rifiuto”. In entrambi i casi, l’unica destinazione finale sono fallimento e morte. I medici negli USA prescrivono farmaci oppiacei in quantità 7 volte maggiori rispetto ai paesi europei e questo contribuisce non poco alla diffusione dell’utilizzo di queste sostanze anche fra soggetti non a rischio. Insomma il vortice droga sta letteralmente consumando la società americana, con quartieri controllati dagli spacciatori in cui la polizia nemmeno più entra e altri invece abitati da zombies ciondolanti in cerca della prossima dose.
In Messico invece, le bande armate dominano per le strade, dove per sopravvivere devi fare una scelta: delinquente o poliziotto e in entrambi i casi puoi morire in ogni istante. Ma la maggior parte della popolazione ha capito che per avere almeno una possibilità di sopravvivere, l’unica soluzione è possedere un’arma. Questo alimenta guerra e morte e non pone alcuna base sana per lo sviluppo della società messicana.
Per chi non riesce a fare la scelta di sparare per sopravvivere c’è spazio solo per precarietà, paura e corruzione.
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