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La guerra manda in corto circuito i vecchi schemi e salda pericolose alleanze

di Domenico Bonvegna
5 Marzo 2022
in Il punto
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La guerra manda in corto circuito i vecchi schemi e salda pericolose alleanze
       

La guerra Ucraina e Russia ha fatto saltare cerchi schemi ideologici ben consolidati. Inoltre, stiamo assistendo a diversi paradossi e contorsioni un po’ bizzarri. “Durante la “guerra fredda” quasi mezza Italia stava dalla parte del nostro nemico, l’impero comunista con sede a Mosca, e si batteva contro i nostri alleati – gli Stati Uniti e la Nato – accusandoli di imperialismo”. Così inizia una interessante riflessione del professore Eugenio Capozzi pubblicata sul suo profilo social.

Questa sinistra che si opponeva all’imperialismo americano aveva pieno diritto di parola, anzi la gran parte dell’intellighenzia esprimeva le loro stesse idee. Al contrario chi si dichiarava filoamericano, atlantista, anticomunista significava esporsi ad ogni aggressione, essere accusati di golpismo, rischiare l’emarginazione politica, accademica, intellettuale. Come impararono a loro spese Ignazio Silone, Nicola Chiaromonte, Randolfo Pacciardi, Edgardo Sogno, Giuseppe Maranini e altri temerari.

Per la verità, “anche dopo la fine della guerra fredda e fino a pochi anni fa quasi tutta la sinistra italiana, e una parte della destra, addebitavano tutti i mali del mondo all’imperialismo statunitense e occidentale”. Sostanzialmente ogni guerra condotta dagli americani era condannata apriori da enormi adunate pacifiste a senso unico, da parte di partiti e movimenti che invece giustificavano ogni violenza purché fosse perpetrata da nemici dell’Occidente, “oppressi” per definizione, senza far troppo caso all’intangibilità dei confini di uno Stato sovrano se erano gli Usa a difenderli (vedi il Kuwait invaso da Saddam Hussein). “Ogni guerra in nome della democrazia contro regimi autoritari era disprezzata come “esportazione” della democrazia-McDonald degli yankee”.

Adesso con la Russia di Putin, si assiste ad un rovesciamento di posizioni stupefacente, che sarebbe persino divertente o comico se gli eventi in corso non fossero tragici e pericolosissimi per tutti noi. “L’opinione pubblica e i partiti progressisti – scrive Capozzi –  sono diventati dei pasdaran sfegatati dell’atlantismo e dei “valori occidentali” (quali siano per loro meglio non saperlo), demonizzano Mosca senza se e senza ma, parlano della Russia con la schiuma alla bocca con toni catoniani da “Delenda Carthago”, si sono improvvisamente dimenticati del famoso articolo 11 della Costituzione secondo cui l’Italia ripudia la guerra, manifestano per la pace e al contempo incitano alle armi per difendere l’Ucraina come fosse il baluardo delle libertà, applaudono a sanzioni che avevano sempre aspramente condannato quando erano dirette contro la Cuba castrista o il Venezuela”.

In pratica nei partiti, sui mas media i toni sono abbastanza elevati, spesso spiritati, tutto va bene l’importante odiare il nuovo tiranno. Senza riflettere su come in trent’anni si sia potuto trasformare la Russia, uscita dal comunismo in satana in persona. E gettando benzina sul fuoco senza il minimo scrupolo.

Certo, Putin va condannato da parte dell’Occidente, va condannata la sua invasione dell’Ucraina e fare tutte le pressioni utili a porre fine ad essa. Ma non credo che si possa trattare la Russia come uno “stato canaglia” qualsiasi, un impero secolare, l’erede di una delle due superpotenze e attualmente ancora la seconda potenza militare mondiale, dotata peraltro, di un arsenale nucleare che potrebbe far saltare in aria il pianeta e di un esercito convenzionale che potrebbe conquistare qualsiasi paese europeo.

Ma poi se volessimo considerare la Russia putiniana come il nuovo “Impero del Male” o il nemico assoluto, “bisognerebbe ricordare che gli Stati Uniti con l’impero del male di Stalin stipularono un patto di spartizione delle zone d’influenza (Yalta) e rispettarono nei decenni successivi l'”equilibrio del terrore”, perché erano coscienti che una guerra totale sarebbe stata la fine per entrambi. In virtù di quell’equilibrio l’Occidente, non dimentichiamolo, abbandonò al loro destino gli ungheresi nel 1956, i cecoslovacchi nel 1968, i polacchi nel 1981”. E in quanto agli Stati-canaglia, gli Usa hanno trattato persino con la Corea del Nord, prendendo giustamente e realisticamente in considerazione i rischi derivanti dalle sue armi nucleari, e con l’Iran, perché non ne sviluppasse.

“Quindi se si pensa che la Russia di oggi sia una minaccia tale e quale all’Urss a maggior ragione è folle tentare di metterla con le spalle al muro per umiliarla, alzando la tensione in ogni modo e gettando benzina sul fuoco. Occorre tracciare delle linee chiare per la nostra sicurezza, ma sul resto trattare, trovare un minimo di terreno comune, promuovere mediazioni e patti. Anche una nuova Yalta se non si può fare di meglio, per arginare il caos e l’escalation”. Bisognerebbe riprendere quello spirito di collaborazione di tanti anni fa, tra gli Stati occidentali della Nato e la Russia per combattere il terrorismo jihadista.

Certo abbiamo a che fare con un regime autoritario, però che dire di quello ancora più oppressivo, imperialista, pericoloso per gli interessi e i principi occidentali di quello che esiste in Cina, verso il quale l’atteggiamento di governi e classi dirigenti occidentali sembra molto meno ultimativo?

L’Occidente isolando la Russia non fa altro che favorire “la saldatura di un asse sino-russo antioccidentale, comprensivo dei tanti satelliti asiatici e africani di Pechino, e al quale potrebbero aggiungersi – se ne stanno già vedendo le avvisaglie – paesi “pesanti” nel mondo globalizzato come India e Brasile”. Questo pericolo lo stanno ribadendo i più attenti esperti di politica internazionale come Federico Rampini.

Capozzi conclude con degli interrogativi abbastanza precisi. Conviene a noi occidentali una guerra totale oltre ai rischi immediati? Conviene avere i russi di nuovo come nemici assoluti, rinforzo strategico dell’antagonista nostro più potente a ridosso dell’Europa come costante incubo, invece che come partner, associati o quanto meno interlocutori non ostili? Capozzi, sottolinea una verità lampante, che è quella che Occidente e Russia sono compatibili economicamente e culturalmente molto più alto che tra Occidente e Cina. Perché farci del male da soli, e accelerare la nascita di un mondo dominato da forze extra- e anti-occidentali?

Tags: RussiaUcraina
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