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La libertà di pensiero e parola? Vale per Erri De Luca, non per Marco Cimmino

di Augusto Grandi
22 Ottobre 2015
in Home
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La libertà di pensiero e parola? Vale per Erri De Luca, non per Marco Cimmino
       

Tutti entusiasti per l’assoluzione di Erri De Luca. La libertà di pensiero e di parola ha trionfato. E vai con la retorica, con i dotti discorsi sulla libertà di espressione da garantire a chiunque, a prescindere dalle idee professate. Che meraviglia! Basterebbe credere che questa sia la realtà e non soltanto l’ennesima truffa. Perché lo stesso mancato martire De Luca, nelle interviste rilasciate dopo la sua assoluzione, chiarisce che il verdetto era doveroso ma che la libertà di parola e di espressione non vale per tutti. Per lui si’, per i suoi avversari no. Coerenza del mancato martire. Tanto i suoi nemici, oltre a non aver diritto di parola, non hanno neppure la possibilità di farsi riconoscere come martiri.

E quello del prode Erri non è un caso isolato. A Bergamo, città guidata dall’imprenditore ed ex divo della tv Giorgio Gori, si vieta la partecipazione ad ogni iniziativa storico culturale relativa alla Prima guerra mondiale all’unico vero studioso cittadino del conflitto. Motivo: non è politicamente corretto. E gli studi sull’argomento? Le pubblicazioni d prestigio? I riconoscimenti ottenuti ovunque? Non contano nulla, sono irrilevanti. Anzi, un poco fastidiosi. Perché  non si può accettare che il maggior esperto cittadino sia politicamente scorretto e vada a confrontarsi con chi è meno preparato di lui ma, in compenso, e’ sostenuto dai soliti noti. Ma non erano tutti Charlie? Non eran sempre tutti pronti a riempirsi la bocca con Voltaire e con l’immancabile citazione “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere”?

Beh, insomma, mica tutte le idee. Solo le loro. Con qualche leggera sfumatura, ma nulla di più e di più diverso. Le vestali della democrazia trasformate in lerci inquisitori. D’altronde controllano la dis informazione. E allora il prof Cimmino, bergamasco, può andare a parlare della prima guerra mondiale in tour per l’Italia o per l’Europa. Ma a Bergamo no, non è gradito. Strano che nessuno dei noti intellettuali italiani abbia firmato un manifesto in difesa della libertà di pensiero e di parola, o abbia iniziato uno sciopero della fame.

Tags: BergamocensuraCentenario prima guerra mondialeMarco Cimmino
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