“Sarebbe errato pensare che il Partito Comunista Cinese abbia conquistato tutti, ma non riesco a ricordare un solo Stato in cui non abbia almeno un “amico” (Mareike Ohlberg)
Nel 1967 il regista comunista Marco Bellocchio diresse il film La Cina è vicina , vicenda italiana in cui si manifestavano i primi maoisti nostrani che furono raccolti da Aldo Brandirali nel partito Unione dei comunisti italiani (marxista-leninista) e nella rivista Servire il Popolo. Si discute se il titolo del film sia stato preso dal libro di Enrico Emanuelli oppure, come afferma il regista, dal motto di un gruppo di maoisti italiani. Brandirali si ispirava, anche con atteggiamenti folcloristici, al pensiero espresso nel Libretto Rosso, vero best seller degli anni intorno al Sessantotto, ma nel 1975 sciolse il partito spaventato dalla violenza politica che cominciava a manifestarsi e, convertito alla fede cattolica attraverso l’incontro con don Giussani, finirà la carriera politica in Forza Italia. Ma a distanza di moltissimi anni dalla Rivoluzione culturale di Mao Zedong si può dire che negli anni più recenti la Cina è veramente vicina anzi, molto più vicina di allora. E non per i moltissimi cinesi che acquistano e gestiscono attività commerciali nelle nostre città bensì attraverso un “soft power”che investe tutto l’Occidente. Si ricorda che il concetto di “soft power” è stato proposto da Joseph Nye per descrivere la maniera in cui alcuni Stati tentano di influenzare altri Stati non attraverso la forza militare “bruta”, ma usando il fascino della propria cultura, dei propri valori e delle proprie leggi. Un ponderoso e documentato saggio, frutto di anni di lavoro e indagine, che affronta questo tema è passato inosservato sui media italiani (una recensione dell’edizione originale si trova sul sito specializzato Bitter Winter e una sul Venerdì di Repubblica per l’edizione italiana) e all’estero hanno addirittura cercato di bloccarne la diffusione attraverso iniziative legali.
Si tratta di La mano invisibile. Come il Partito Comunista Cinese sta rimodellando il mondo scritto dall’australiano Clive Hamilton e dalla tedesca Mareike Ohlberg e pubblicato nel 2021 da Fazi Editore. Il volume non si limita all’esame dell’espansione delle attività a capitale cinese (il che significa sempre del Partito Comunista Cinese) nei porti italiani ed europei o nell’edificazione di un’intera città per migliaia di coloni cinesi in Angola, ma anche all’opera di influenza e censura che il PCC esercita su università, partiti politici, media, attività economiche occidentali. I due autori individuano dietro le molteplici sigle che si possono a ragione definire “scatole cinesi” un unico attore, il Partito Comunista Cinese e nel libro è compresa anche una dettagliata mappa che permette di orientarsi tra le mille denominazioni e sigle. Con il presidente Xi Jinpin la Cina negli ultimi anni ha accelerato la sua azione sia nel campo dello spionaggio industriale e militare sia in quello dei cosiddetti “agenti di influenza”. Come segnala la recensione di Bitter Winter “con Xi Jinpin il PCC è un partito che rivendica l’eredità di Marx, Lenin, Stalin e Mao Zedong, impegnandosi in uno sforzo globale che mira a fare della Cina la potenza mondiale dominante e a convincere tutti i Paesi che per risolvere i loro problemi il comunismo sia più efficace della democrazia. Come faceva Mao, Xi divide il mondo in tre: gli amici «rossi», i nemici «neri» che debbono essere distrutti usando ogni sistema possibile, legale o illegale che sia, e nel mezzo i «grigi», che possono essere comprati oppure convinti a lavorare con i «rossi»”. Lo scopo dichiarato da Xi Jinpin e dal PCC è dunque quello di rimodellare il mondo secondo lo schema cinese, opponendo quello che definiscono multipolarismo al sistema occidentale. Chi si oppone all’invadenza cinese viene accusato di mantenere un atteggiamento da guerra fredda o peggio da colonizzatore “bianco”. Lo scopo del PCC è vincere la guerra ideologica contro l’Occidente. I nemici verranno abbattuti e per farlo il PCC attraverso mille sigle e organizzazioni forti di un enorme potere economico cerca, spesso con successo, di cooptare uomini ed istituzioni dell’élite economica, politica e culturale americana ed europea. Questa cooptazione non fa distinzioni tra progressisti o conservatori: vengono avvicinati e manipolati attraverso l’inserimento in redditizi Fondi e società cinesi personaggi vicini sia al laburista Tony Blair sia al conservatore Boris Johnson, oppure li inseriscono direttamente nel board di società finanziarie riferibili al PCC, come nel caso del nonagenario repubblicano Henry Kissinger, del genero di Trump o del figlio di Biden. Il libro passa in esame l’azione del PCC in Canada (coinvolto nel famoso caso della Huawei), in USA, in Australia e nell’Unione Europea. Questi personaggi ammaliati dal “dragone cinese” sono sempre solleciti ad affiancare la diplomazia di Pechino nell’opera di censura di ogni critica al PCC sia che riguardi l’occupazione delle Isole del Mar Cinese, sia che riguardi Taiwan, le rivolte di Hong Kong, il Tibet da decenni sotto occupazione, la persecuzione degli Uiguri o degli aderenti al movimento Falun Gong. Il PCC attraverso apparentemente innocenti gemellaggi di città (la strategia maoista dalla campagna alla città) impone a livello locale la propria visione e la propri propaganda, oppure attraverso accordi commerciali favorevoli e remunerativi con quotidiani, emittenti televisive e case editrici occidentali riesce a far censurare le notizie che infastidiscono Pechino. Nel libro viene citato anche il caso italiano: nel 2018 l’Italia si era accordata con Francia e Germania per attenuare l’offensiva geopolitica di Pechino ma tredici mesi dopo il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (Governo Lega – Movimento Cinque Stelle) si è incontrato con Xi a conferma che l’Italia aveva aderito alla Belt and Road Initiative, la cosiddetta Via della Seta. Secondo gli autori il voltafaccia italiano è dovuto all’influenza esercitata da un docente di Finanza, Michele Geraci, che rientrato in Italia dopo un decennio in Cina, affascinò Matteo Salvini che lo nominò Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico (Ministro Luigi Di Maio). L’Italia divenne la prima potenza industriale a sottoscrivere la BRI. Un passo ulteriore dopo le precedenti acquisizioni cinesi in Pirelli e Wind. Il Sottosegretario Geraci è un entusiasta ammiratore del sistema Cina e sui giornali cinesi si era esibito anche in peana a favore di Xi Jinpin e era solito comunicare con i suoi collaboratori attraverso l’app cinese WeChat notoriamente tenuta sotto controllo da Pechino. Sotto il Governo Conte Uno è stato acconsentito ad un’azienda cinese di acquisire una partecipazione nella rete elettrica nazionale e nei porti (Trieste). La BRI era diventata un cavallo di Troia per introdurre surrettiziamente l’influenza del PCC nel sistema politico italiano. Va comunque detto che in un secondo momento (meglio tardi che mai) Matteo Salvini ricominciò a mettere in guardia dall’influente colonizzazione cinese e da allora ogni iniziativa della BRI è interrotta. Nel libro si trovano molti altri esempi di infiltrazione e manipolazione cinese negli altri paesi dell’Unione Europea comprese le istituzioni di Bruxelles e gli ambienti populisti anti euro tedeschi di Alternative fuer Deutschland…
Ma il saggio esamina con dovizia di particolari anche l’operato delle comunità cinesi all’estero. Non ci troviamo più di fronte ai folcloristici cinesi di via Paolo Sarpi presenti a Milano fin dagli anni Trenta ma a una comunità che, alla bisogna, può servire al PCC di Xi Jinpin. Tutti sono sotto controllo di informatori e sotto ricatto nei confronti delle famiglie rimaste in Cina, e per legge sono tenuti a collaborare col Governo cinese. E la pressione congiunta di diplomazia, media e minacce mette a tacere gli oppositori al regime espatriati oltremare. La “mano invisibile” del PCC utilizza ai suoi fini anche la cultura attraverso, per esempio, l’attività di musicisti come il famoso pianista Lang Lang che suonò canti celebrativi del Partito Comunista alla Casa Bianca o attraverso l’operato dei moltissimi Istituti Confucio che diffondono cultura cinese purché rigorosamente allineata all’ideologia marxista del PCC e sono presenti nelle università occidentali (anche nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano). Chi vorrà affrontare la lettura del saggio potrà scoprire come in silenzio il Partito Comunista Cinese con la sua enorme forza economica (quella che, per esempio, la Russia non possiede) opera attraverso reclutamento di spie e soprattutto di agenti di influenza, di operatori commerciali e finanziari, attraverso la censura di internet, attraverso la tecnologia delle telecomunicazioni per rimodellare l’intero mondo che nel disegno della Cina deve essere cancellato e sostituito dalla visione marxista.
Clive Hamilton e Mareike Ohlberg, La mano invisibile. Come il Partito Comunista Cinese sta rimodellando il mondo. Fazi Editore, Roma 2021, pagine 562, euro 20,00
Politica di potenza. Non me ne stupirei troppo.
A quando un lavoro simile sulla costante, pervasiva, meticolosa invadenza degli Usa?
Basi militari ovunque in Europa, Università in inglese, fondi di investimento americani che tengono per il collo le pensioni di molti cittadini europei, capi di stato Europei sotto il controllo dell’NSA, migliaia e migliaia di lobbisti a Bruxelles, giornalisti come Assange estradati e incarcerati… C’è da far impallidire le operazioni cinesi.