Che cosa ha detto di tanto terribile Giorgia Meloni in Spagna da far rivoltare così violentemente, come una biscia calpestata, il baraccone della sinistra politica, mediatica e intellettuale?
La capa di FDI era andata a Marbella a sostenere la candidatura di Macarena Olona – una dei leader di VOX , oramai partito guida della destra spagnola – a presidente dell’Andalusia. Il suo discorso, però, non era stato particolarmente significativo: una normale esibizione di repertorio nella quale la Meloni aveva ribadito, con i consueti toni accesi e sanguigni, i punti chiave del suo programma politico dichiarato: lotta all’immigrazione clandestina, opposizione alla globalizzazione, critica all’agenda green e alle sue infantili deformazioni della realtà, lotta all’invadenza ed alle prevaricazioni delle lobby burocratiche europeiste e di quelle finanziarie americane, difesa dell’identità cristiana contro l’islamismo fanatico, difesa della famiglia naturale e della identità di genere contro l’ideologia LGBT e le sue storture. Niente di nuovo, quindi, nè di particolarmente drammatico.
Un normale comizio elettorale come tanti altri, che ha ribadito una visione politica ovviamente antitetica, almeno nelle dichiarazioni, a quella delle sinistre e la difesa di valori differenti, ma totalmente privo di qualsiasi evocazione nostalgica, da Francisco Franco ai passati regimi, il nostro e il loro, di incitazioni alla rivolta, di spinte antisistema e nel quale non sono mancate professioni di fede democratica e invocazioni al confronto democratico.
Casomai la critica che si può fare alla performance andalusa della Meloni è quella della coerenza: come si fa, ad esempio, a scagliarsi contro l’invadenza delle banche d’affari americane e contro le interferenze della finanza USA sulle decisioni politiche italiane mentre si è appiattiti su un atlantismo ottuso e fanatico, da paese a sovranità limitata, testimoniato ogni giorno dai comici e retorici interventi russofobici dei dirigenti di FDI, o ci si inginocchia in adorazione della politica aggressiva dell’amministrazione Biden ispirata e diretta proprio da quegli stessi ambienti finanziari?
O inveire contro lo strapotere della finanza globalizzata quando i bizzarri ed improvvisati “esperti” economici di FDI non perdono occasione, un giorno si e l’altro pure, di proclamarsi liberali, liberisti ed adoratori del mercato, ansiosi di tagliare la spesa corrente come un Brunetta o un Calenda qualsiasi ripetendo lo sciocco ritornello del debito pubblico che ricade sui figli? Nessuno di loro, nè tantomeno la Meloni, si è mai sognato di spiegare come sia possibile difendere effettivamente l’interesse nazionale sostenendo una visione sociale ed economica con esso incompatibile.
Oltretutto VOX e FDI hanno una storia politica molto diversa, che va sostanzialmente in direzioni opposte: FDI, ansioso di omologazione ed accettazione, si sta allontanando dalla destra convergendo verso il centro, imbarcando profughi politici “moderati” in cerca di sistemazione ed annacquando toni ed idee nel tentativo di fornire un’immagine rassicurante e moderata, non disdegnando qualche utile servizietto ai manovratori (vedi il caso Copasir/Corriere) con un’opposizione simbolica ed inoffensiva.
VOX, invece, è cresciuto esponenzialmente in poco tempo facendo il contrario, cioè dirigendosi decisamente verso una destra intransigente e i suoi valori nutrendosi del malcontento degli elettori del Partido Popular, che dopo avere completato una lunga rincorsa al centro simile a quella iniziata da FDI in Italia è divenuto oramai indistinguibile dalla sinistra moderata-liberale, con la quale condivide l’europeismo acritico, l’adesione incondizionata alle politiche economiche europeiste, il liberismo dogmatico, la visione “progressista” dei rapporti sociali e la sudditanza all’egemonia del politicamente corretto.
Eppure di fronte al poco più che ordinario comizio spagnolo la sinistra è insorta con toni esagerati e grossolani come se la leader di FDI avesse incitato i seguaci a marciare su Roma e a fare del parlamento un bivacco di manipoli (bivacco in realtà lo è già, non di manipoli ma di sprovveduti in attesa della pensione) costringendo il povero Crosetto, volto bonario e rassicurante della annacquata e confusa destra attuale, a fare i salti mortali per rassicurare tutti della indubitabile fede “democratica” della sua pupilla (al bravo Guidone, sempre malleabile e subalterno, sono ovviamente sfuggite le ragioni della levata di scudi anti Meloni).
“Discorso inascoltabile e inaccettabile di Giorgia Meloni in Andalusia”, ha tuonato il segretario del PD, “parole d’ordine fasciste” gli ha fatto eco l’insignificante Lia Quartapelle, “sia nel tono aggressivo e rabbioso che nei contenuti, loro sono questo: un restyling di `Dio – Patria – Famiglia´ [chissà poi perchè prendersela con il povero Giuseppe Mazzini, ndr]. Ma non puoi pensare che gli italiani non reagiscono se gli tocchi nel profondo il senso democratico” ha rincarato la dose Bersani, laddove per “senso democratico” intende ovviamente quello che fa comodo alla sinistra. E ancora: “non è un discorso da leader di un paese democratico. Discorso franchista” ha azzardato, con l’aggravante di essere teoricamente un esperto di geopolitica, Lucio Caracciolo, aggiudicandosi forse il premio per il commento più banale, subito seguito da Mattia Feltri secondo il quale il “discorso di Marbella era innanzitutto privo di senso” [per lui di sicuro]. E potremmo continuare, tralasciando per carità di patria il pittoresco contributo del solito caravanserraglio di guitti, nani e ballerine.
Perchè reazioni così esagerate, aggressive e fuori misura? L’arroganza settaria e intollerante della sinistra, che dall’alto della sua asserita superiorità morale non ammette idee diverse dalle sue e riveste di valori assoluti le proprie convinzioni, spesso assurde o ridicole, e il vizio di squalificare eticamente l’avversario spiegano qualcosa ma non tutto.
In realtà le ragioni di questa piazzata un po’ isterica sono molto più terra terra. Le elezioni comunali della settimana scorsa hanno certificato che FDI, come già evidenziato dai sondaggi, è il primo partito della coalizione (in realtà nulla più di un consorzio elettorale) e che la Meloni potrebbe quindi legittimamente candidarsi a guidarla, e magari a guidare un futuro governo, complici anche l’eclissi di Salvini, vittima della propria inconsistenza, e la decomposizone del berlusconismo.
Una prospettiva inaccettabile per una sinistra in crisi di identità e di voti da tempo saldamente inchiodata al potere di governo e di sottogoverno con l’appoggio dei poteri forti ma senza avere mai vinto un’elezione negli ultimi due lustri e quindi pesantemente coinvolta in tutte le peggiori decisioni degli ultimi anni.
Nessuna meraviglia, dunque, se con le elezioni politiche che si avvicinano e il pericolo di un’avanzata del centro destra una sinistra sbiadita e stereotipata, ma determinata a non mollare niente, non trovi di meglio che ricorrere al vecchio, trito e ritrito arnese politico dell’antifascismo strumentale, il solito riflesso pavloviano col quale ritrovare unità, argomenti (inutili) e identità.
La cagnara sul comizio di Marbella è solo l’inizio di una lunga campagna elettorale che vedrà molti altri episodi simili e forse anche peggiori, secondo le migliori tradizioni.
Articolo formidabile che sottoscrivo in toto.