Ho avuto il piacere di poter intervistare Claudio Laratta, autore dei tre volumi “Facili Prede” (PMRS libri della memoria) dedicati ai crimini più atroci e nascosti dei partigiani. Crimini insabbiati, distorti, riscritti, ma impossibili da dimenticare o giustificare.
Chi è Claudio Laratta?
Sono padre di 3 ragazzi di 25, 23 e 9 anni, professione autista di pullman gran turismo, nato nel 1969 in Germania, di padre italiano e madre tedesca, vivo a Savona praticamente da quando avevo 8 mesi, sono un ricercatore per l’Associazione Nazionale Caduti e Dispersi della RSI.
Come è nato il progetto “Facili Prede” e qual è stata l’idea ispiratrice?
Nato e cresciuto a suon di “bella ciao”, ho subite le consuete manipolazioni nelle scuole dell’obbligo, come quasi tutti, ho sempre avuto però una mia idea forse perché essendo nato in Germania e figlio di madre tedesca non accettavo la spiccia retorica dei “tedeschi mostri”. Sono dunque sempre stato di destra, a modo mio, ma seppur di destra, in una prima fase della mia vita accettavo la formula dei partigiani liberatori, non capivo in pieno cosa intendessero per liberatori, non davo troppo peso alla cosa, non me ne interessavo, ma una decina di anni fa sono casualmente venuto a conoscenza di cosa in effetti facessero i liberatori, quale era il loro modo di combattere e il motivo per il quale combattevano il fascismo. Il loro obiettivo finale era consegnare l’Italia a Stalin e Tito, ma in particolare rimasi colpito da ciò che subì Giuseppina Ghersi, savonese come me. Ebbi facilmente accesso, grazie ad alcuni conoscenti, ai documenti sul caso e, come detto, rimasi incredulo! Mi domando tutt’ora come facciano ogni 25 aprile a festeggiare belve di simile livello. La risposta mi riporta agli anni delle scuole dell’obbligo e alle manipolazioni. Iniziai quindi a studiare in modo autonomo (il modo migliore) e nel dettaglio la storia della Seconda guerra mondiale, per poi approfondire il tema della “resistenza”. Da qui e a seguito di ricerche negli archivi statali e comunali, nelle biblioteche di varie città del nord-ovest e incrociando i fantasiosi racconti dei partigiani, ho deciso di mettere nero su bianco le mie esperienze, perché al di là delle idee questa storia assurda della “liberazione” deve essere conosciuta nella maniera giusta e non artefatta come ce la vogliono propinare a livello globale, partendo dai politici, anche quelli di destra! Passando per gli insegnanti delle scuole dell’obbligo alle università fino ad arrivare ai mass media, un coro univoco che decanta quotidianamente ed in ogni occasione come eroi, personaggi che documenti alla mano, definire delinquenti è un complimento.
Quali sono state le principali difficoltà incontrate?
Oltre a cercare di riportare sui libri le verità nascoste, mi premeva ancor più rendere memoria alle vittime della “liberazione”, migliaia di ragazzi soldati che con immensa dignità decisero di non tradire la fede fascista, decisero di non tradire chi fino ad un minuto prima era nostro alleato e che oltretutto stanziava già in Italia per difenderci dall’invasione degli altri criminali di guerra, gli alleati. Migliaia furono le vittime civili, uomini, donne, anziani, ragazze, ragazzini e tantissimi bambini, tutti completamente dimenticati dalla storiografia di sistema. Una strage taciuta, qui in Italia come in Germania; le violenze sessuali, le macabre uccisioni furono all’ordine del giorno, durante e dopo la guerra! Addirittura a Savona nell’agosto del 1947 fu assassinata una bellissima ragazza solo perché di idee fasciste! Nel savonese come in tutta Italia le indagini sugli omicidi sono sempre state insabbiate e a mal parata i giudici ormai al servizio degli ex partigiani applicavano l’amnistia Togliatti, anche le violenze e le uccisioni sui civili non venivano condannate poiché ai responsabili bastava dichiarare che erano spie oppure dichiarare che era un ordine impartito da un loro superiore …deceduto! In particolare, a Savona nel novembre del 1946 un irreprensibile commissario, Amilcare Salemi, non allineato ai partigiani comunisti, indagava sugli omicidi degli stessi, fu freddato in pieno stile mafioso in un ristorante, le sue indagini, insabbiate! Loschi personaggi che uccisero decine di esseri umani e non pagarono mai nulla, anzi tanti di essi finirono per occupare posti di lavoro privilegiati e di peso a livello statale o comunale, a Savona uno diventò addirittura comandante della polizia, altri divennero addirittura sindaci (votati dai cittadini più per paura che per gli effettivi meriti) altri divennero politici di alto livello con l’appoggio del partito comunista, tanti altri si arricchirono con ciò che riuscirono a rubare durante il conflitto, con la violenza si impossessarono dei beni di altre famiglie anche di case e aziende, si spartirono così la torta tricolore con annesso auto conferimento di centinaia di medaglie “al valor militare…”
Come sei riuscito a reperire una così importante raccolta di materiale e di testimonianze?
Da tutta questa situazione sono partito e ho approfondito, ho così scritto il mio primo libro dal titolo “Famiglie Sterminate”, il libro superava le 900 pagine, ne feci poi anche un volume interamente dedicato alle famiglie di Savona di oltre 500 pagine, nei mesi successivi ho scritto il libro “Traditi” dedicato alla memoria dei soldati tedeschi caduti in Italia, perché l’ho intitolato “Traditi” lo potete ben immaginare! In seguito, ho scritto un libro dedicato alle vittime dell’esplosione della galleria Valloria, a Savona il giorno 8 maggio 1945, quindi a guerra finita. Esplose una galleria utilizzata durante la guerra come deposito di armi ed esplosivo, sebbene gli alleati raccomandarono ai partigiani di sorvegliare i depositi di armi e di svuotarli, nulla fecero, troppo intenti a massacrare persone e rubare. In quella galleria andavano a giocare i bambini, i più grandicelli andavano a recuperare parti dei proiettili che rivendevano sul mercato nero, tutti sapevano, incluso chi avrebbe dovuto sorvegliare. Nell’esplosione morirono decine di bambini e ragazzini, oltre ad alcuni adulti che di là passavano, mi sembrava bello poter dedicare un libro a questo evento passato nel dimenticatoio. Dal 2022 ad agosto del 2023 mi sono dedicato al progetto “Facili Prede”, ho dovuto fare tre volumi poiché sono di nuovo andato oltre le 900 pagine, il libro parla di tutte quelle vittime dei partigiani e degli alleati che erano di facile cattura, di facile uccisione; quindi donne, ragazze, bambine, bambini e ragazzini, moltissimi di loro erano civili, tante erano ausiliarie o crocerossine oppure infermiere, ragazzini inquadrati come porta lettere nei vari corpi della RSI quindi neppure armati, migliaia furono i morti nei bombardamenti, colpivano appositamente sulla popolazione, tra tutti ricordo i bimbi di Gorla, gli orfanelli di don Orione e le vittime dell’orfanotrofio di Centallo, centinaia di bambini massacrati dai così detti “liberatori”, a tutti loro ho dedicato decine di pagine.

Quali sono stati i momenti più emozionanti di questo lavoro?
La soddisfazione più grande giunge quando riesco a reperire documenti e foto dei caduti, riuscire a dare un volto, magari trasformare in una storia una “sterile stringa”. È un lavoro lungo e ci vuole molta pazienza, bisogna incrociare tutti i dati per essere certi di non fare errori, ma alle volte l’errore ci scappa ugualmente, è una battaglia riuscire a farsi dare dai comuni i documenti necessari per svolgere le indagini, il più delle volte li negano perché vi sono funzionari di parte e non vogliono aiutare queste ricerche, alle volte capita pure che i parenti dei caduti neghino di essere parenti, non vogliono avere nulla a che fare coi loro avi caduti perché fascisti, altri ne parlano mal volentieri e a denti stretti, tutte vittime della manipolazione di sistema. È una situazione paradossale alle volte, sembra che tutto giri in modo da non far emergere la verità, alle volte se so con chi ho a che fare (tifosi o parenti dei partigiani) faccio finta, con un certo rigurgito, di essere dei loro. È una tecnica che mi disgusta, ma alle volte necessaria.
Perché, a tuo parere, la storia delle malefatte partigiane è ancora così difficile da raccontare?
La storia vera non è difficile da raccontare, proprio non vogliono raccontarla! Del resto, siamo ancora nelle mani dei vincitori, siamo una colonia americana. I conduttori dei rotocalchi politici anche se di destra sono autentici zerbini del sistema come il 99,9% dei loro colleghi giornalisti, in pochi, si contano sulle dita di una mano, hanno avuto il coraggio di dire qualcosa sulle atrocità compiute dai partigiani, tantomeno hanno mai accennato a parlare dei bombardamenti indiscriminati sulla popolazione, quei pochi che hanno osato sono stati mortificati in pubblico e spesso allontanati. Qualche spiraglio però si sta aprendo vedi le foibe e alcuni quotidiani come “libero” alle volte (di rado) pubblicano articoli in cui si parla di queste vicende è un inizio è una goccia nell’oceano. In tv o sui giornali parlano sempre delle (legittime) rappresaglie, mai una volta che dicono come mai è stata compiuta la rappresaglia! Sempre le mezze verità quello che fa a loro comodo!
Quali sono stati gli episodi più sconvolgenti riemersi durante la tua ricerca?
Non riesco a dire quale sia stato il fatto più sconvolgente, ce ne sono centinaia di fatti sconvolgenti, fatti talmente crudeli e vili che è difficile alle volte crederci, vi rimando a miei libri e a quelli di alcuni miei colleghi, nonostante le censure che subiamo continuiamo la lotta, e trovo addirittura assurdo che nonostante documenti alla mano, ANPI e compagnia “bella ciao” riescano sempre a negare e a far censurare.
Secondo te c’è ancora spazio per ulteriori ricerche al fine di recuperare altre verità insabbiate sulla cosiddetta “lotta partigiana”?
Ovviamente le ricerche vanno avanti, nuovi tasselli si aggiungono sempre, proprio la scora settimana ho parlato con un anziano alpino, ai tempi della guerra aveva circa 8 o 9 anni, si ricordava esattamente di alcuni episodi accaduti in Valbormida (Savona), così ho potuto constatare che non fossero invenzioni, addirittura ricordava la cattura di una donna che abitava in una palazzina di fronte a lui, una bella ragazza, Battistina Puggioni, mamma di un bimbo suo coetaneo, sul libro “Facili Prede” ho scritto sulla vicenda, pubblicato documenti e foto della vittima, ho avuto la conferma così della storia, il figlio di Battistina ha passato la vita nella ricerca del corpo della madre, ormai è morto senza aver potuto inumare degnamente la povera madre, l’alpino mi ha detto che una decina di anni fa un ex partigiano l’ha portato in un bosco indicando un cumulo di pietre dicendo che lì avrebbero sotterrato “la Granesi”: Granese è il cognome da nubile di Battistina e molto probabilmente il cadavere della donna è ancora lì. Ovviamente porterò avanti questa indagine, mi spiace solo che il figlio sia già andato avanti.
Arriveremo mai ad una verità storica insegnata alle nuove generazioni?
Credo che alla lunga la verità storica verrà fuori nella sua interezza. Ci vorranno ancora decine se non centinaia di anni, ma si parlerà del Fascismo e di Mussolini senza opinione annessa, sarà un po’ come oggi studiamo i romani, nelle scuole non si entrerà nei dettagli come cerchiamo di fare oggi nei libri che scriviamo, ma magari il quadro sarà più chiaro e giusto.