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Home Penna Pellicola Palco

La nostra storia/ Quando le radio erano libere ma libere veramente…

di Eugenio Pasquinucci
26 Ottobre 2014
in Penna Pellicola Palco
2
La nostra storia/ Quando le radio erano libere ma libere veramente…

Finalmente un libro che racconta la storia delle novantanove radio alternative, nei terribili anni 70. Emittenti che spaziavano da Radio Hobbit Aosta fino a Radio Palermo Occidente.

Cantava allora Eugenio Finardi che “se una radio è libera ma libera veramente, mi piace anche di più perché libera la mente”. Pensava di riferirsi alle radio di sinistra, l’illuso, ma furono le emittenti di destra quelle veramente libere.

E poiché abbiamo imparato, parlando a quei microfoni ,che ogni concetto va argomentato e che affibbiare etichette al prossimo, gratuitamente, è roba da compagni, cercheremo di spiegare il perché , affidandoci alle testimonianze raccolte da Alessandro Alberti nel suo libro.

Perché loro, i sinistri, erano ricchi, noi poveri, maledettamente poveri.

Tutte le storie delle nostre radio concordano su un comune denominatore che parla di volontariato, di collette, continue collette, di mezzi tecnici di seconda mano, spesso raffazzonati, di dischi portati da casa,di bollette pagate in ritardo.

Nessun racconto patinato, solo storie vere, anche tragicamente vere.

Tra i collaboratori di Radio Alternativa di Roma troviamo infatti  anche Francesco Cecchin e Paolo Di Nella, due martiri, vittime del terrorismo rosso.

Nel libro si racconta anche di quella volta che la strana agitazione del cane di un redattore di radio Alternativa di Roma portò alla scoperta  di una pentola a pressione contenente 10 kg di tritolo, disinnescata appena in tempo da un artificiere, chiamato sul posto.

Commovente la testimonianza di Daniela Cioffi, di radio Alternativa di Bologna, che riassume il senso di quella militanza radiofonica.

“Far radio a destra era parlare dalle “fogne”. Era entusiasmante ! Io che a scuola (nel mio liceo ero politicamente isolata) venivo zittita, ostracizzata, insultata verbalmente e con scritte infamanti sui muri delle aule, con un microfono in mano potevo ascoltare e far sentire la mia voce, e la mia/nostra voce era piena di cose belle da raccontare per chi aveva orecchie libere e curiose. I compagni rosicavano per le nostre emittenti, ovvio, ma non è che potessero fare più di tanto. A Bologna la radio era dentro alla sede ed essa era protetta e sorvegliata giorno e notte. Vicolo Posterla è un vicolo stretto e lungo, che poteva essere anche una trappola, ma non ricordo che i compagni siano mai riusciti ad arrivare alla porta con noi dentro.”

Gli ascoltatori delle radio alternative, quelle libere, potevano gustarsi  Dalla, Guccini , De André, De Gregori ma anche Battisti e Baglioni, censurati a sinistra,  e poi ricevevano il dono della Musica Alternativa, degli Amici del Vento, La Compagnia dell’Anello, Massimino, gli Zpm, per citarne alcuni.

Sulle radio Popolari ascoltavi Dalla, Guccini, De André, De Gregori ma poi al massimo ti cuccavi gli Inti Illimani e i canti delle mondine.

Nel libro di Alberti ampio spazio è dato alle iniziative collaterali che poterono nascere proprio dalla spinta dell’emittenza di destra. Tra queste il fenomeno dei campi Hobbit, raduni in stile Woodstock, con tanta musica e qualche dibattito.

A Montesarchio, in provincia di Benevento, in un centro sportivo con un campo da calcio spellato, “il primo, una magia, una pazzia, una magica follia.(…)Per mangiare, ci arrangiammo tutti, fra provviste portate al sacco e occasionali, estemporanei approvvigionamenti di viveri : per meglio dire, mangiammo pochissimo e niente proprio. In tutto dentro, eravamo un migliaio, non di più : fuori, schierati per tutta la lunghezza del rettangolo, lungo la strada, i poliziotti erano almeno il doppio. Sembrava peggio di un campo di concentramento : i servizi igienici improvvisati, non un bar, un punto di ristoro. Poi faceva caldo, ma caldo proprio, un caldo secco, forte, prepotente, ai primi di giugno, di trent’anni fa.(…) Eppure il clima che si respirava- questo me lo ricordo bene- era di una dolce primavera, di un risveglio, di un aprirsi alla vita da protagonisti.(…). Nessuno pensava a carriere, a poltrone, a incarichi, a consulenze e cose simili. C’era passione, c’era interesse ideale e non materiale. C’era creatività, c’era voglia di uscire dal ghetto e conquistare il mondo. C’erano ideali. C’era il sole, c’era la luce e bastava la speranza, a farla diventare certezza: sapevamo che “il domani appartiene a noi”.

Le radio alternative erano anche goliardia: non mancarono scherzi telefonici, notiziari farlocchi in stile Orson Welles, programmi di satira. Giorgio Panariello fece i suoi primi passi di comico da Radio Delta di Massa.

Il fenomeno delle radio alternative durò circa un decennio, poi morirono di troppa libertà. La mancanza di finanziamenti, di pubblicità, il mancato ricambio nei volontari, l’arrivo delle televisioni locali, una certa diffidenza tra i dirigenti missini ne decretarono la fine.

Nel libro di Alberti viene spesso sottolineato il rapporto controverso tra i giovani militanti, vera linfa dei programmi radiofonici, ed i dirigenti di partito, talvolta illuminati finanziatori ma talaltra ingombranti controllori  della programmazione.

A difesa della dirigenza missina si può invocare la” sindrome di Enzo Ferrari”. Il patron del cavallino rampante fu più volte accusato di mandare a morire giovani piloti per soddisfare la propria passione per le auto da corsa, ottenendo inoltre l’agiatezza economica. I dirigenti della fiamma in quegli anni temevano che l’esporsi troppo potesse portare ad un acuirsi della persecuzione nei confronti della destra e dei suoi giovani, con conseguente accusa di speculare sulla pelle dei propri militanti. Tutto ciò portò spesso ad eccessi di prudenza o di diffidenza nei confronti delle tesi giovanili più anticonformiste.

Un dato comune che emerge dal libro è l’ottimo ricordo rimasto a tutti coloro che vissero quell’esperienza.

Nessuno si vergogna di ciò che fu detto o fu fatto.

Oggi nello Squallore Assoluto, possiamo affermare di avere un passato di cui andare orgogliosi.

E chi ha un passato può conquistare il futuro.

Per concludere affidiamo ad Adolfo Morganti, animatore di Radio Mantakas, il suggerimento della citazione finale:

“La campana del tempio tace,

ma il suono continua

ad uscire dai fiori”

Matsuo Bashò

 

Alessandro Alberti

RADIO ALTERNATIVE

Eclettica edizioni, Massa 2014

Ppggg. 312 – 16 euro

Tags: anni di piomboEclettica edizioniFronte della GioventùMSIterrorismo
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Commenti 2

  1. daniele straniero says:
    6 anni fa

    Caro Pasquinucci, grazie per l’articolo su “Radio alternative”. E’ sempre così, dai giovani viene l’entusiasmo. Ma il sopravvento poi, purtroppo, l’hanno sempre i vecchi. Forse tutti dobbiamo imparare ad un certo momento a metterci da parte e far largo ai giovani, come si diceva una volta. Ma largo ai giovani intelligenti, a quelli capaci e che intendono operare non per una poltrona o una prebenda, ma per il bene comune, insomma non ai bamboccioni. Cari saluti.
    Daniele Straniero

    Rispondi
  2. Serena Cortinovi says:
    6 anni fa

    Che nostalgia!!
    Questo, però , sarà lo “Spirito del nostro Cuore” per tutta la vita!!
    Serena Cortinovi

    Rispondi

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