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La porcata dell’Italicum? Obbliga a far politica

di Augusto Grandi
24 Gennaio 2014
in Home
1
La porcata dell’Italicum? Obbliga a far politica
       

 

Ma la porcata del Renzusconi, la riforma elettorale spacciata per Italicum, è davvero così nefasta? Certo, teoricamente avvantaggia solo due partiti, quello di Berlu e quello del burattino Matteo. Ma per quanto tempo? Berlu avrà anche sette o nove vite, sarà quasi immortale, ma Forza Italia non può pensare di continuare a prender voti a prescindere. Deve necessariamente dotarsi di una classe dirigente che faccia politica e non solo affari.Ed il Pd? Il burattino non rappresenta certo la sinistra del partito e non è detto che sia in grado di mantenere compatta una formazione che sta già dimostrando di sopportare a fatica l’uomo di Serra e Farinetti. Ma, in ogni caso, che faranno tutti gli altri?

Il Renzusconi obbliga tutti a riscoprire la politica, nel caso volessero provare a sopravvivere. E non sarebbe male il ritono alla politica, dopo questi anni di disastro grazie ai dementi tecnocrati che hanno distrutto l’Italia e tolto ogni speranza. Ma saranno in grado, i partitini attuali, di riscoprire la politica? Di tornare a confrontarsi nelle piazze, con gli elettori trattati per anni come banali sudditi? Non è che ci siano molte alternative. Qualcuno si ricorda ancora dell’esistenza di Sel, a parte le telefonate imbarazzanti di Vendola con i vertici dell’Ilva? Come può pensare Sel di superare lo sbarramento del 5% (se vorrà allearsi con il burattino che imporrà condizioni capestro) o addirittura l’8%? Con il voto dei clandestini trasformati in elettori? Perché le ultime elezioni hanno dimostrato che sono davvero pochi gli italiani che amano rinunciare alla casa popolare affinché sia assegnata agli ospiti non invitati.

E Scelta Civica come sopravviverà? I ricchi padroni della Kamchatka sono così pochi che non garantiscono il successo elettorale dei portavoce dei banchieri. Confluirà nel Pd del burattino, per un’alleanza con il finanziere Serra? In ogni caso sparirà, e difficilmente ci saranno rimpianti. E Pierfurby Casini con la sua Udc? Ovvio che il partitino non può farcela da solo. Confluirà, sparendo come Scelta Civica, nel Pd? O cercherà un accordo con gli alfaniani del Nuovo centrodestra per l’ennesimo tentativo di ricostruire la Dc? Ma su quali basi? Con quali proposte? Facendo politica in che modo? In ogni caso l’Udc sarà solo una componente di Ncd e non è per nulla certo che il polo democristiano superi lo sbarramento.

Non è che a destra vada meglio. Fdi sceglierà di allearsi con Berlu sperando nel 5%? O affronterà il mare aperto in solitudine sognando l’8%? Ma con quale politica? La stantia polemica con Storace non appassiona più nessuno. Neppure nelle chiacchiere da bar. Discorsi di vertice che lasciano totalmente indifferente la base. La politica è tutt’altra cosa. Quali saranno le proposte? Con quali mezzi verranno rese note? Mica si può pensare di conquistare voti con gli scontrini dei rimborsi, con l’ossessione della Tav, con iniziative che non vengono comunicate, con la riproposizione di candidati autoreferenziali.

“Dove sono finiti i 4 milioni di voti di An”, si chiedeva pochi giorni orsono Marcello Veneziani? Come recuperarli? Magari imparando a comunicare. Fdi ha un ottimo mensile, Area, perché iscritti e militanti non leggono e girano con una copia sotto il braccio? Forse perché han paura di imparare qualcosa di utile e, dunque, di diverso da quello che dicono? E la Lega Nord? Salvini ha riscoperto il movimentismo, grazie anche alla spinta di gente come Borghezio ha stretto un accordo con Marine Le Pen ed il Fn. Può servire per le elezioni europee. Ma non basta per sopravvivere in Italia. Dove è finita la classe dirigente leghista? Mica si può riproporre Cota ad libitum. Tosi è sparito? Maroni che fa? Amministra la Lombardia come se fosse un condominio, ma l’indirizzo politico qual è? Qualche segnale di coraggio, comunque, non manca. Se a Bruxelles, nonostante gli attacchi di Le Monde, politici di Fdi, Fi e Lega hanno partecipato alla presentazione di un libro di Gabriele Adinolfi. Se si comincia a rifiutare il politicamente corretto, forse c’è speranza.

Tags: BerlusconiCasiniDavide SerraelezioniForza ItaliaFratelli d'ItaliaFront NationalGabriele AdinolfiLega NordMarcello VenezianiMarine Le PenMatteo RenziPartito Democraticoriforma elettoraleUDC
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Commenti 1

  1. innocenzo says:
    9 anni fa

    Bene. Dobbiamo ripartire con umiltà, come l’M.S.I. alla fine degli anni quaranta.
    Dimenticare le poltrone dorate del potere che hanno corrotto quanti vi si sono assisi e tagliare ogni rapporto con coloro che hanno monetizzato, a fini personali, il sangue ed i sacrifici dei nostri giovani.

    Rispondi

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