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La psicolegge Zan/ Pensate ciò che volete, ma pensate come vogliamo noi

di Alfonso Indelicato
9 Luglio 2020
in Home, Società&Tendenze
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La cosiddetta legge contro l’omotransfobia, i cui contorni si percepiscono chiari nel disegno di legge Zan (dal nome del relatore), avrebbe conseguenze difficilmente prevedibili, ma sicuramente nefaste.
Questo ddl non nasce come un fungo fuori stagione. Arriva al momento giusto, cioè dopo una lunga serie di sedicenti “conquiste” in ambito etico-sociale, che in realtà sono state altrettanti scardinamenti della morale e del diritto naturali.

Cito solo l’ ultimo di questi radiosi traguardi raggiunti e oltrepassati dalle quadrate legioni delle sinistre variamente etichettabili e dalle truppe d’assalto radicali: le cosiddette “unioni civili” con relativa “adozione del figliastro” da ottenersi ope sententiae anche se ciò comporta l’uso di un anonimo utero in affitto messo a disposizione da una povera donna indigente e disperata. Attende scalpitante dietro l’angolo una legge che “regolamenti” (leggi “consenta”) l’eutanasia, e si annuncia all’orizzonte, per ora con basso profilo, un riconoscimento della pedofilia, come paventa Don Fortunato Di Noto da tempo impegnato nella tutela dell’infanzia.

Come ciò sia potuto succedere, cioè come un paese non solo sociologicamente, ma intimamente cattolico, sia potuto arrivare a tanto, ce l’ha spiegato il sociologo J. P. Overton, dimostrando che l’idea più lontana dal comune sentire diventa socialmente accettabile se se ne fa oggetto di un pubblico e articolato dibattito che la rende familiare, e nel tempo, detto in soldoni, la sdogana. Questo dibattito va naturalmente alimentato e organizzato da soggetti a ciò interessati in ragione di un loro progetto di uomo e di società, ed è appunto quello che è avvenuto nella nostra povera Italia, dove la rivoluzione dei costumi è stata prima realizzata sulla stampa e alla televisione, successivamente nelle piazze, e infine in Parlamento. Questo quanto alla lunga e abile preparazione.

Quanto, invece, a chi si sarebbe dovuto e si dovrebbe opporre, si ricordano lontane battaglie combattute solo per onor di firma, mandando avanti uomini coraggiosi come Luigi Gedda e rimanendo tiepidi nelle retrovie, e si ricorda la firma di un cristianissimo Presidente della Repubblica in calce alla legge che introduceva l’aborto. Oggi che il Parlamento discute il ddl Zan, poco è cambiato a questi spalti: la CEI ha parlato chiaro, ma ora è silenziosa, forse perché è stata subito impallinata dal fuoco amico di Avvenire: dagli amici mi guardi Iddio.

Tornando al ddl, e scegliendo fior da fiore, vi si può leggere che sono previste pene per il seguente motivo: “Propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, istigazione a delinquere e atti discriminatori o violenti per motivi razziali, etnici, religiosi, o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”.

Chi non si avvede che l’indeterminatezza del concetto “propaganda di idee”, aprirà la strada allo psicoreato di orwelliana memoria? Esprimere una propria convinzione in pubblico equivarrà a “propagandarla”? Nei programmi dei partiti dovranno essere obbligatorie accoglienza e inclusione? I corsi gender nella scuola diventeranno obbligatori? Dovremo farci un laico esame di coscienza prima di andare a letto? Possono sembrare interrogativi retorici campati in aria sulle ali della polemica. Ma tante cose che sembravano irrealizzabili ci appaiono oggi familiari: Overton ce l’ha insegnato.

Il romanziere e polemista inglese J. Chesterton scrisse un giorno una frase rimasta famosa: “Fuochi verranno attizzati per dimostrare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. Parlava, evidentemente, del tempo in cui le verità più semplici e naturali, come il fatto che l’unica società meritevole di chiamarsi famiglia è quella composta da un uomo e una donna, non si sarebbero potute affermare senza pagare un prezzo. Ora quel tempo è venuto.

Tags: diritti sessualigiustizialegge Zan
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