Mosca chiude il gasdotto Nord Stream. Al momento per dieci giorni – dall’11 al 21 luglio prossimi – e per motivi tecnici: nel comunicato l’operatore Nord Strean Ag precisa che la sospensione “momentanea” della fornitura di gas si rende necessaria per “lavori di manutenzione pianificati”.
Oltre le dichiarazioni ufficiali a nessuno, tuttavia, può sfuggire il valore politico della decisione russa. Soprattutto perché indirizzata a colpire in primo luogo la Germania: la locomotiva industriale dell’Unione Europea è fortemente dipendente dalle forniture energetiche russe, a dispetto dei recenti quanto frenetici tentativi di diversificazione. La riduzione delle forniture di gas russo sono una vera e propria spada di Damocle per le imprese tedesche, come non mancano di far presente i vertici dell’equivalente della Confindustria germanica (dell’impatto sul pil tedesco abbiamo parlato qui: https://bit.ly/3QWNz6V).
Berlino, del resto, fa già i conti con una riduzione delle forniture di gas del 40%. Situazione meno pesante per gli altri Paesi dell’Unione, anche se le continue sforbiciate imposte da Mosca hanno – ovviamente – un immediato impatto sul prezzo del gas, con ovvie quanto pesanti ricadute per le economie europee. Nella guerra economica in corso tra l’Unione Europea e la Russia il taglio delle forniture energetiche è la risposta simmetrica di Mosca alle sanzioni imposte dalla Ue, sanzioni che stanno producendo non pochi danni agli stessi Paesi che le hanno volute.
Sarà un autunno difficile per le economie e le società europee, anche perché ormai quasi tutti hanno abbandonato la speranza che la guerra si esaurisca nelle prossime settimane.