Con la batosta sul DDL Zan il centrosinistra riesce a perdere persino il gioco che si è inventato, ovvero la rincorsa alle mode progressiste su cui edificare barricate ideologiche per accerchiare gli oppositori politici con la rodata tecnica della reductio ad hitlerum. Che imbarazzo fallire nell’intento disperato di essere coeso almeno su facili quanto sterili battaglie di bandiera costruite ad hoc dall’apparato, con tanto di grancassa mediatica a scandire la marcia e fuoco di soppressione di star e starlette affacciate sul mondo dalle torri d’avorio dei loro profili social. Fatto sta che da adesso il PD non è più una scatola vuota, è una scatola vuota che ha perso pure per strada il coperchio gettando sotto gli occhi di tutti la vergogna del niente (che da oggi pare qualcosa ancora di meno) celato all’interno.
Il problema vero e profondo del centrosinistra a dirla tutta arriva da lontano, e questa sconfitta non è che l’ennesimo sintomo di una patologia diffusa. Fattore scatenante fu la diserzione della battaglia per le politiche sociali, fatto inevitabile perché misure attive ed efficaci in tal senso non sono più possibili a un paese che ormai può solo più fare compitini per Bruxelles e non conserva nessun margine di manovra. Visto il cedimento totale di fronte agli interessi dell’ultraliberismo economico e della globalizzazione, e con lo spossessamento di sovranità dei popoli a vantaggio di oligarchie e centri di potere sovranazionali con cui i progressisti hanno allegramente colluso negli ultimi decenni, l’ultimo terreno di lotta rimastogli è quello dei diritti civili, e su questi i “dem” hanno tracciato l’ultima linea di resistenza. Così facendo però sono corsi a mettere la testa nella tagliola dei conservatori e dei moderati, che giocano qui su un terreno che è loro più congeniale – almeno in Italia, almeno per ora.
Sarebbe sano e normale a questo punto accettare costruttivamente la sconfitta e cambiare gioco, ma a sinistra a ben vedere non possono più perché ormai hanno bruciato le navi – o quantomeno le hanno date in pegno alla finanza internazionale – e l’unica parte in commedia rimasta da recitare è quella del partito delle vittime contro i “fascisti”. Patetico ma vero. E ancora più patetico è che malgrado zoppo e storto questo gioco stia ancora in piedi, con le piazze di questi giorni gremite di attivisti LGBT che intonano “bella ciao” a fargli – consapevoli o meno di essere usati – da stampella.
Se poi è vero come sostiene Zan che la classe dirigente in parlamento non è degna del paese che l’ha espressa (su questo si potrebbe senza dubbio discutere) e il paese è “anni luce dai trogloditi che esultano in senato”, allora che promuovano una iniziativa di legge popolare, o si inventino qualche accrocchio referendario che in qualche modo valga ad ottenere le seguenti conquiste di civiltà che chiaramente non possono attendere:
– Inserimento nell’ordinamento dei principi dell’ideologia gender come da prima parte del DDL Zan;
– Apertura delle scuole (le stesse in cui non si fa educazione sessuale perché si preferisce lasciarla alle famiglie) ad eventi e seminari organizzati da ONG e attivismo a vario titolo per i diritti LGBT, anche nelle paritarie cattoliche;
– Istituzione della giornata della memoria dell’omocausto…
Loro che sono i “democratici” (hanno persino registrato il marchio) non dovrebbero avere problemi a lasciare che si esprima il popolo in merito a temi così sentiti. Se avranno successo la democrazia avrà finalmente vinto. E se invece moltissimi si asterranno e svariati voteranno contro? Sarà ovviamente perché i populisti omofobi e fascisti hanno deviato la volontà popolare con subdole tecniche di manipolazione social e simili, chiaro no?