La Slovenia fa la pace con se stessa e chiude una pagina d’orrore e paura. Ieri sono state sepolte con tutti gli onori le prime salme, circa 800, riesumate nel 2009 nella miniera di Huda Jama. Nella “grotta cattiva” erano celati da più di mezzo secolo i resti di almeno 3000 persone massacrate nel 1945 dai comunisti di Tito. La loro colpa? Essere soldati sloveni e croati, anticomunisti, cattolici, contadini ricchi, “borghesi”. Per i titini tutti “nemici del popolo”, dunque da eliminare senza pietà.

La cerimonia, definita dall’agenzia di stampa slovena Sta un «passo chiave per la riconciliazione nazionale e per superare le divisioni» , si è tenuta nel parco di Dobrava, a Maribor. Al memoriale, oltre alle autorità civili e religiose di Lubiana e di Zagabria, era presente anche la presidente croata, Kolinda Grabar Kitarovic, che ha deposto una corona di fiori per onorare le vittime del terrorismo jugo comunista. Kitarovic nell’occasione ha auspicato che «la verità storica» sul destino delle vittime della Huda Jama «sia ristabilita» una volta per tutte. È quella l’unica via da percorrere e la «base per un futuro migliore». «Ogni vittima merita rispetto», ha aggiunto Kitarovic.
È «un nostro dovere umano e di Stato quello di seppellire in maniera civile le vittime delle uccisioni del dopoguerra», ha da parte sua sottolineato il presidente sloveno, Borut Pahor. «Non cambiamo la storia, cambiamo il futuro» e questo è «un passo avanti», ha aggiunto Pahor, definendo la riconciliazione «uno stato mentale».
Nella Huda Jama oltre alle spoglie di militari, sono state ritrovati i resti di donne e civili qualunque come ha ricordato Pavel Jamnik, alto funzionario della polizia, alla Associated Press. «Numerosi corpi sono mummificati e spesso vengono ritrovati a pezzi», ha descritto con toni drammatici Jamnik, aggiungendo che la visione di tanti cadaveri celati in un solo luogo «ti cambia per sempre». La Jugoslavia di Tito è ormai solo un brutto ricordo.