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Home Economia

La super stangata sui carburanti è benzina sul fuoco dell’inflazione e della deflazione

di Maurizio Bianconi
4 Gennaio 2023
in Economia, Home
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La super stangata sui carburanti è benzina sul fuoco dell’inflazione e della deflazione
       

Il primo di gennaio i carburanti hanno subito un aumento. Sono scaduti e non sono stati rinnovati i lievi benefici della sospensione di qualche tributo fra quelli che appesantiscono il prezzo alla pompa. Uno dei punti ultradecennali del progetto di governo della destra era l’abolizione di tutte le accise. Indimenticabile il  ministro Matteo Salvini che intratteneva nei social gli italiani con grandi cartelli in cui figuravano le molteplici accise caricate sul prezzo dei carburanti, da quella istituita per la guerra di Etiopia (1936) in poi, che egli prometteva di spazzare via in un colpo solo.

All’esordio il governo ha piantato bandiere identitarie: immigrati, decreto rave, ergastolo ostativo. In economia ha disatteso le bandiere e ha rinnegato l’avversione per le accise. Senza entrare in deduzioni sul piano politico, certo è che a questo punto sarebbe problematico decidere di acquistare un’auto usata da Salvini e c. Non dico da Silvio Berlusconi la cui variabilità di pensiero già tanti danni ha apportato alla compagine che ancora improvvidamente lo accoglie. Non si tratta soltanto di questo.

Sabato 30 dicembre 2022 il gasolio alla pompa self dove faccio rifornimento, aveva un prezzo di €1, 469 litro. Lunedì €1, 789. Un aumento del 22% circa (21, 78 per l’esattezza). Un principio basico di economia reale è che il costo dei carburanti incide in modo importante e non proporzionato per eccesso sui prezzi di ogni bene o servizio. Così è probabile che l’aumento del prezzo del carburante si riverberi in pari misura sul prezzo del prodotto. Quello che costava 1 venerdì scorso, alla prossima fornitura costerà 1, 20.

Il governo non  soltanto ha gettato alle ortiche una sua bandiera qualificante, ma ha gettato – tanto per rimanere in tema — benzina sul fuoco dell’inflazione e della deflazione insieme. Il meccanismo distruttivo dell’aumento del prezzo dei carburanti fu uno dei mezzi più efficaci utilizzati dal governo di Mario Monti per spezzare le gambe all’economia nazionale. La finalità la spiegò poco dopo. Aggravare le crisi, creare emergenze per affidarsi ancora di più all’Unione Europea e cedere pezzi importanti di sovranità. Cosa che puntualmente avvenne. Cosa che puntualmente avverrà.

La legge di bilancio appena licenziata non risponde alle necessità del paese. Avrebbe dovuto semplicemente e senza neanche sprecare coraggio vista l’emergenza, abolire tutti i tributi su tutte le fonti energetiche e ridurre di circa la metà il costo (e il prezzo) di gas, carburanti, bollette. Si sarebbe compensato il differenziale con il paese maggiore concorrente con l’Italia nel manifatturiero, la Germania. Berlino ha stanziato 200 miliardi di euro per ovviare agli aumenti, cioè dieci volte di più che l’impegno di bilancio italiano. Si sarebbero potenziate le nostre imprese e tutelata l’altra grande ricchezza del paese, il risparmio.

Giá perchè questo governo, che dichiara di avere in cima ai suoi pensieri l’interesse  nazionale, sembra aver sottovalutato che il costo energetico ha già eroso 50 miliardi di euro al risparmio, che fra l’altro gode anche di tutela costituzionale. E pensare che come risparmio privato siamo primatisti mondiali, primato che ci fa, o meglio ci farebbe, padroni del nostro destino.

Ma nessun “patriota” sembra particolarmente interessato, mentre i fiduciari di Mario Draghi e Sergio Mattarella (Giorgetti, Leo, Urso, Fitto) presidiano il territorio e tracciano la rotta in economia. I conti teorici e irreali stanno in  pari, l’economia terrapiattista dei cultori del pil è sugli scudi, l’Unione Europea continua la sua opera nefasta, anche attraveso la megatruffa del PNRR, il premier continua a predicare bene e a razzolare male. A questo punto forse sarebbe un’urgenza nazionale capire se la foto di famiglia sul palco della Scala di Milano rappresenti i nuovi assetti o se sia stata una mera coincidenza iconica

Tags: governo MeloniinflazionetasseUnione Europea
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