Bomba all’incrocio dei pali, bolide dalla distanza, deflagrazione potentissima che rischia di minare i precari equilibri del calcio mondiale: nasce la SuperLega. Le grandi d’Europa erigono un nuovo tempio alla divinità del pallone, chiamando i fedeli a raccolta. La reazione della Uefa non si è fatta attendere, minacciando di estromettere i club interessati da tutti i tornei nazionali e internazionali. Viene espressa contrarietà assoluta, a tale iniziativa, anche dalle Federcalcio dei principali campionati europei: Liga, Figc e Premier non chineranno, tanto facilmente, il capo. I tesserati delle squadre che parteciperanno al nuovo format rischieranno seriamente di non potere vestire la maglia della propria nazionale. Siamo di fronte, pertanto, a un autentico scisma calcistico che divide e sconcerta milioni di appassionati. Le tre squadre maggiormente blasonate d’Italia, cioè Juventus, Inter e Milan, sembrerebbero risolute, e determinate, nel volere abbandonare la strada vecchia per quella nuova, gettando alle ortiche l’antica veste, riformando se stessi e il palinsesto televisivo.
Il mondo del pallone nostrano rischia così di impoverirsi, di smarrire definitivamente quel lato romantico che lo avevo reso luogo e tempo di incontro tra generazioni: la Serie A si avvia a divenire, almeno per come l’abbiamo sempre conosciuta, un antico ricordo, un cimelio, un oggetto di mero antiquariato. Davide e Golia non si scontreranno più: il gigante si sottrae allo scontro.
Ma in questo clima segnato da incertezze e turbamenti vari, una riserva, una speranza, un’antica eroina inarrestabile si candida, autorevolmente, a un ruolo di primaria grandezza, sventolando il proprio nobile vessillo: Bergamo con la sua gente si stringe attorno alla dea Atalanta, nemica di ogni omologazione globalista.
La stupenda città di Bergamo, nota per le sue mura venete, patrimonio dell’umanità, per le sue meravigliose chiese e musei, per avere dato i natali a figure storiche di straordinario genio come il compositore Gaetano Donizetti o lo scultore Giacomo Manzù, è pronta a riempire uno spazio lasciato vuoto da altri, distinguendosi per condotta integerrima e integrità morale. Il mito di Atalanta non è stato semplicemente adottato dal popolo orobico tutto, ne è divenuto, invece, lo spirito, l’indole, la piega fierissima, di uomini temprati dal lavoro, dalla fatica e dalla memoria della propria identità storica: “Bergamo, la città geniale in sapienza e in prodezza in meditazione e in azione, solitaria e raccolta sul colle intorno al suo vecchio Palagio” (Gabriele D’Annunzio).