La confusione regna sovrana non solo sotto il cielo romano, grazie soprattutto alla Raggi (meschina e puerile la messinscena del malessere), ma anche nazionale.
Il presidente della Repubblica, riprendendo il metodo di suoi predecessori, invece di parlare delle disfunzioni del sistema dall’alto del Colle, ha disquisito, distante migliaia di chilometri, sulla stabilità “essenziale”, insidiata dalla manovre all’interno del fu PD e dalle smanie esibizionistiche del fu presidente del Consiglio, incapace di comprendere la lezione impartitagli da noi italiani il 4 dicembre scorso.
A proposito della sede (Shanghai) e dell’occasione (una lectio magistralis dedicata a “Le Vie della Seta”), viene da chiedersi, e non da oggi, se la Cina, nazione in cui non esiste e non è conosciuta la democrazia ed in cui non è stato davvero soppressa la pena capitale, in pieno praticata, fosse stata riconducibile a regimi di destra, avrebbe ricevuto queste “delicatezze” da parte del capo dello Stato, cattolico democratico, e avrebbe potuto intrattenere rapporti di affari tanto intensi e diffusi con i capitalisti nostrani, a cominciare dal campione di anticomunismo, Silvio Berlusconi?
Ma sono il quadro politico e l’atmosfera pubblica a preoccupare, vista la mancanza di terapie adatte al disordine sociale, alla crisi economica e al disagio delle famiglie.
Non convincono le soluzioni prospettate e le critiche ai ritardi, alle omissioni ed alle inadempienze tragiche e drammatiche per le aree terremotate sono del tutto deboli, incerte e impaurite, anche se Antonio Polito – evento insperato ed inusitato – è arrivato ad una esplicita sottolineatura delle carenze di fondo nazionali ed internazionali del “renzismo”.
Maurizio Caprara da un canto e Gaetano Quagliariello dall’altro hanno dedicato al futuro della politica due note, suggerite dai modelli americani.
Questo collegamento o meglio questo non necessario condizionamento è da respingere. E’ da rifiutare dal momento che appare quanto mai remota la metamorfosi con una spersonalizzazione della politica, soffocata a sinistra dalla permanente tentazione cesaristica di Renzi, destinata a finire solo con il suo accantonamento fisico, condizionata sul centro – destra dalle velleità mai riposte di Berlusconi, sedicente liberale (vedi la sua ira sulle primarie siciliane), ed influenzate dalla caotica quanto sterile predicazione grillina.
D’altro verso è tutt’altro che convincente e solo utopico “il futuro del centrodestra” nella versione sostenuta da Quagliariello. L’adozione del modello del partito repubblicano statunitense non è altro che un sogno, un’ipotesi dilettantesca , irrealizzabile, così disegnata sulla sabbia o sulla neve di primavera “Diamoci regole per assicurare un’ordinata vita interna senza rinunciare alla ricchezza delle rispettive identità. Elaboriamo un programma comune senza eludere i nodi più controversi e divisivi, che possiamo sciogliere anteponendo la visione all’ideologia”. L’approvazione del referendum autonomistico per il Veneto rappresenta un errore sostanziale ed incredibile per le forze nazionali all’interno della maggioranza.
L’esercitazione accademica con il varo “di un nuovo soggetto, unitario e plurale al tempo stesso, avrebbe il pregio di riunificare in chiave originale un’area il cui elettorato è spesso più coeso della classe politica che ambisce a rappresentarlo”.
Tralasciando il fatto che moltissimi elettori di destra sono ormai presenti per rabbia e per disperazione tra gli astensionisti, l’uso del modo condizionale e non dell’indicativo futuro smorza le idee sostenute da Quagliariello, annullandole.