Diciamolo, abbiamo fatto una pessima figura. Ancora una volta la creatività italiana si è scontrata con l’italianissima inefficienza, incompetenza e mancanza di responsabilità da parte degli organismi statali. Sappiamo già gli errori, e parliamo di errori macroscopici, non di piccole inesattezze da cercarsi con la lente d’ingrandimento: nomi di città snaturati tramite traduzione, inesattezze geografiche, foto di città sbagliate e altro ancora. Al di là del discorso “ignoranza”, infastidisce lo scaricabarile di responsabilità. Alla Santanchè, che tuona contro i collaboratori, ricordiamo, tra gli altri, un certo Walt Disney che era solito controllare personalmente tutto ciò che usciva dai suoi studios, Warren Buffet che valuta personalmente i titoli azionari in cui vuole investire e molti altri ancora.
Anche la sinistra intera tuona contro la campagna, non limitandosi ai succitati errori-orrori, ma anche ironizzando sull’impostazione della medesima. E qui non siamo d’accordo perché, da un punto di vista strettamente creativo, a noi questa campagna pubblicitaria, con la Venere di Botticelli testimonial, l’abbiamo trovata ottima. Fantasiosa, d’impatto, ma anche misurata e sicuramente efficace. Strizza l’occhio al turismo colto, mostrando, nel contempo, luoghi suggestivi della nostra penisola e attira quello, (diciamo) meno colto portandolo a informarsi da quale quadro è tratto quel viso di bella giovane, vestita con abiti moderni e magari in quale museo italiano si trova. Il tutto con un’originalità quale non abbiamo probabilmente mai visto in una pubblicità ministeriale.
Insomma, è la campagna che la sinistra…avrebbe voluto fare ma non è mai riuscita a fare. Idea geniale, buon gusto ed efficacia. Sì, perché, da sempre, la sinistra tende a identificarsi (ovviamente, a torto) con tutto ciò che è arte, creatività e cultura, ma, alla prova dei fatti, ha sempre dimostrato di non andare al di là della sottomissione alle parole “sociale”, “interagire”, “confrontarsi”; in pratica, “l’impegno” (di parte)… senza creatività. Mettiamo anche in conto le campagne del sinistrissimo Oliviero Toscani, a nostro avviso piuttosto scontate (fare scandalo con preti e suore non è poi così originale per non parlare dell’antirazzismo di maniera del tipo bianchi e neri insieme) e, a volte, sempre secondo noi, al limite del cattivo gusto e di dubbia efficacia.
Qui, invece abbiamo una pubblicità che si preoccupa semplicemente di “colpire per attirare” e lo fa benissimo (escludendo ovviamente le gravissime, succitate imprecisioni) , in maniera frizzante e originale. Tra questa pubblicità della destra e i lavori della sinistra c’è la stessa differenza che passa tra un film di Ridley Scott e uno di Nanni Moretti.
Logico quindi che si cerchi in tutti i modi di sminuire, anche da un punto di vista creativo, una pubblicità che va a dimostrare come la genialità sia (in realtà)… di destra, o perlomeno “anche” di destra, e lo si fa nell’unico modo che conosce la sinistra: demonizzando o mettendo in ridicolo, a priori, il prodotto dell’avversario, senza spiegazioni, senza alternative, in pratica…senza idee e soprattutto senza genialità.