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L’Alleanza spaccata. I mediatori franco-tedeschi contro i bellicisti anglo-americani

di Gian Micalessin
31 Marzo 2022
in Home, Pòlis
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L’Alleanza spaccata. I mediatori franco-tedeschi contro i bellicisti anglo-americani
       

Ora è chiaro, a contrapporsi a Vladimir Putin e ad appoggiare il governo di Kiev ci sono due Alleanze Atlantiche. Con due diversi obbiettivi, anche se non ufficialmente dichiarati. Da una parte c’è la Nato guidata da Washington e Londra, con dietro i Paesi Baltici e quelli dell’Est Europa, Ungheria esclusa. Quella Nato punta sulla guerra in Ucraina per far fuori Vladimir Putin e il suo modello di Russia. Dall’altra c’è la componente europea del Patto Atlantico guidata da Germania e Francia pronta, pur di mettere fine alle ostilità, ad accettare un compromesso sulla futura neutralità del governo di Kiev.

A evidenziare l’esistenza di una doppia linea all’interno del Patto Atlantico è stata la clamorosa gaffe di Joe Biden pronto ad affermare, sabato scorso, che Vladimir Putin «non può restare al potere». Ma quella «voce dal sen fuggita» – per quanto rettificata e addolcita dall’Amministrazione – conferma quanto delineatosi già nei primi giorni del conflitto quando sia Washington, sia Londra hanno gettato le basi per una completa e permanente delegittimazione di Vladimir Putin. Un ruolo fondamentale lo ha giocato l’inglese Karim Khan. Il Procuratore Capo della Corte Internazionale dell’Aja già il 3 marzo, ovvero solo sette giorni dopo l’inizio dell’invasione russa, ha garantito l’avvio di un inchiesta sui presunti crimini di guerra russi. Un’inchiesta che ha come principale obbiettivo Vladimir Putin. Non a caso Joe Biden già il 16 marzo lo definisce un «criminale di guerra». Un’accusa confermata, 24 ore dopo, dal Segretario di Stato Anthony Blinken. Ma chiunque intenda arrivare a una trattativa o a un accordo con il «nemico» tende a non delegittimarlo o, peggio, a presentarlo come il potenziale imputato di un processo per crimini di guerra. Non a caso il presidente francese Emmanuel Macron, principale interlocutore di Putin dopo l’inizio delle ostilità, ha immediatamente preso le distanze dalle parole di Biden. Mentre il presidente americano ha continuato ad apostrofare il presidente russo dandogli del «macellaio».

Ma le divergenze tra la Nato a trazione europea rappresentata da Macron e quella guidata dalla potenza americana non si fermano alle parole. Lo scetticismo del segretario di Stato Blinken e dei portavoce del premier inglese Boris Johnson sulla disponibilità di Mosca a trattare evidenziano anche l’esistenza di una doppia strategia sui rifornimenti di armi. Una strategia che nelle intenzioni di Washington e Londra, punta – con l’assenso della Polonia e degli altri alleati dell’est Europa – a garantire a Kiev armi sempre più efficaci e potenti capaci non solo di rallentare l’esercito russo, ma addirittura di sconfiggerlo militarmente. Insomma mentre Macron invita ad evitare «parole e azioni capaci di portare ad un escalation» e Berlino punta ad «un cessate il fuoco» come «unica e principale priorità» Londra, Washington e i paesi dell’Est vanno in tutt’altra direzione. E incominciano ad abbozzare una strategia militare simile a quella usata per far cadere Slobodan Milosevic. Prima una campagna militare in grado di mettere la Russia con le spalle al muro e, subito dopo, una rivolta interna in grado di portare alla caduta del «nemico» Vladimir Putin.

Tags: Emmanuel MacronFranciaGermaniaguerreJoe BidenOlaf ScholzRussiaUSAVladimir Putin
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