La mappa (fonte War Mapper) mostra i progressi, ad ieri, dell’esercito azero in Nagorno Karabakh: il territorio della Repubblica di Artsakh è stato ormai tagliato in due all’altezza della capitale Stephanakert, mentre più a nord il “taglio” è ormai prossimo. Anzi, probabilmente è già avvenuto nelle ore che sono trascorse dalla pubblicazione di questa mappa, mentre prosegue il disarmo delle unità delle Forze di Difesa del Nagorno Karabakh (l’esercito armeno della Repubblica di Artsakh).
Accanto ai progressi azeri in Nagorno Karabakh, la mappa mostra qualcosa di cui poco si parla, ma che probabilmente sarà foriero di nuovi problemi nel prossimo futuro: nei mesi scorsi l’esercito dell’Azerbaigian ha occupato diverse aree lungo il confine con la Repubblica di Armenia. Confini riconosciuti a livello internazionale dal 1991.

Ci sono, poi, da considerare le pressioni azere – e turche – per l’apertura del corridoio di Zangezur, destinato a collegare l’Azerbaigian con la sua exclave del Nachikevan. Un collegamento previsto dagli accordi che nel 2020 hanno posto fine alla guerra dei 44 giorni in Nagorno Karabakh, che tuttavia Baku sembra interpretare non tanto come creazione di nuove linee di collegamento terrestri, piuttosto come vera e propria cessione di sovranità da parte di Erevan sul territorio armeno che separa le due regioni azere.
La situazione è molto più complessa di quel che appare ad un primo sguardo, anche per i rilevanti interessi di grandi e medie potenze sull’assetto del Caucaso meridionale.