La lettura del riassunto dell’intervista rilasciata a “Panorama” induce a salutare la nascita dell’alleanza bipartitica FI – Lega con la marginalizzazione della formazione di destra, capeggiata dalla Meloni. Salvini è di nuovo in fase di corteggiamento del Cavaliere, sognando di essere incoronato dall’ex imperatore, senza più corona e senza più quasi elettori, l’”anti Renzi”.
Salvini ha anche anticipato i punti essenziali del ticket, destinati a deludere tantissimi elettori perché rivolti in prevalenza ai problemi fiscali . Si parla infatti di “flat tax”, di abolizione degli studi di settore, di abolizione della legge Fornero per passare in maniera indefinita alla “lotta all’immigrazione” e alla “famiglia tradizionale con apertura alle unioni civili”. Nel “programma” superficiale e vago non si parla dei problemi del lavoro, in ambito pubblico ed in ambito privato, e della scuola, della difesa del patrimonio culturale e del prestigio internazionale dell’Italia. E’ arduo negare consistenza a questi vuoti. Tra i commenti, conformisticamente plaudenti, spicca per lucidità e senno quello di Gasparri, che ripetendo le parole usate tante volte contro il partito, in cui è nato, è cresciuto e che gli ha consentito di diventare ministro, ha invitato i “partitini a riflettere sul velleitarismo delle loro posizioni”.
Di fronte a questa prospettiva, quasi in un sogno, vien fatto di ripensare alla Destra, attualmente confusa, accantonata, perché ha smesso di essere se stessa e principalmente inconcludente con le parole e direi soprattutto con i principii di Giuseppe Prezzolini. Essa “deve richiamare alla realtà quelli che si lasciano trasportare dalle utopie, che sono belle, peccato però che non siano realizzabili. […] deve esercitare la sua forza critica, demolendo i castelli in aria dei demagoghi, degli ingenui e dei folli. […] deve conservare la grande eredità – ancora valida – del passato, proteggendola dai modelli vandali e barbari. […] deve elaborare un principio nuovo, una soluzione visibile dei problemi di oggi e di quelli di domani, che possa essere presentata come alternativa a quella della Sinistra. […] deve essere realista, può essere pessimista, ma non deve disperare. Perché l’uomo di Destra, se non sarà l’uomo di domani, sarà certamente l’uomo del dopodomani”.
Massimo Franco in un suo editoriale, dopo aver riconosciuto che “il presente venga esaltato in modo eccessivo” e raccolto alcune affermazioni, al solito banali, del “premier”, ammette – ammissione eloquente ma tutt’altro che rassicurante – che “il pericolo vero, per Palazzo Chigi e per l’Italia, è un limbo nel quale si sarebbe costretti a galleggiare perché il ritorno indietro comporterebbe solo una regressione ma il futuro per ora si configura segnato da incertezze assai poco rassicuranti”.
E le “incertezze assai poco rassicuranti” davvero non mancano nella loro quotidianità: da Padoan, che a proposito dello strombazzato calo delle tasse, lapidario sul piano della logica, precisa che esse diminuiranno solo in presenza di un deciso ridimensionamento della spesa pubblica, da Poletti, che dimezza i numeri dei contratti del Jobs Act e rinvia i decreti attuativi fino alla grottesca e miserevole vicenda romana, che, conclusa senza la defenestrazione di Marino con il sostanziale commissariamento da parte del prefetto Gabrielli, rappresenta una mossa antidemocratica della massima gravità e l’ennesima figuraccia del “superdecisionista” “Granduca”.