Da estimatore della figura dell’attuale premier, immaginiamo per un attimo che a dire “volete la pace o i condizionatori accesi” non fosse stato Draghi ma… boh… un qualsiasi leader politico. Ecco, sono abbastanza certo che oggi parleremmo di populismo al governo. Perché la semplificazione è di base l’essenza del populismo, non sintetizzare fenomeni complessi, ma dare letture semplicistiche.
Il dono della sintesi è sacrosanto: far passare il messaggio che il nodo strategico del gas russo sia una scelta tra pace e aria condizionata è – mi si passi il termine – “buttarla in caciara”. In ballo c’è un mondo: un sistema infrastrutturale, industriale, scelte di politica estera da qui a 50 anni, politica energetica, inflazione, classi sociali più povere che avranno salassi, fabbriche a rischio, fino alla instabilità geopolitica…
No: il gas russo non è affatto l’aria condizionata. E sono abbastanza certo che la pace non sarebbe comunque garantita da questo tipo di scelte. Si può ragionare, certo. Si può discuterne e anche dire basta al gas e petrolio russi, nessuno lo vieta. Ma attenzione a usare la semplificazione per combattere quelli che “sono cose complesse”.