• Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci
mercoledì 6 Luglio 2022
  • Login
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Newsletter
Destra.it
SOSTIENICI
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Destra.it
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Home Home

Dopo le elezioni/ Per il centrodestra una vittoria dimezzata

di Massimo Weilbacher
13 Marzo 2018
in Home
0
Dopo le elezioni/ Per il centrodestra una vittoria dimezzata
       

L’attenzione generale del baraccone mediatico e intellettuale è oramai rivolta quasi esclusivamente alle convulsioni, anche piuttosto comiche, del PD e alla possibile evoluzione governista, benedetta da poteri forti e mercati, del M5S. In realtà le urne hanno dato un significativo scossone anche a destra, facendo venire al pettine nodi che si trascinavano da tempo.

Gli elementi su cui riflettere sono almeno tre.

Il primo, in ordine di importanza per chi sta a destra, è la constatazione delle irrisolte problematiche di Fratelli d’Italia. Se l’obiettivo era ricostruire, dopo il disastro di Alleanza Nazionale-PDL, una destra politica forte, autorevole ed influente, capace da un lato di riaggregare l’opinione pubblica di destra e dall’altro di allargare il consenso su una linea di opposizione al fallimentare sistema dominato in questi anni dalla sinistra, dal trasformismo e dalle oligarchie nostrane ed europee, la missione non è riuscita. Lo dicono sia i numeri che l’analisi politica.

Al di là dei soliti proclami della propaganda post elettorale, che come sempre lasciano il tempo che trovano, i numeri parlano chiaro: superata la fase difficile della fondazione, alle elezioni europee del 2014, cioè alla prima vera prova elettorale, FDI raccoglieva 1.006.513 voti, pari 3,67%. Quattro anni dopo, in condizioni politiche ed organizzative ben più favorevoli, i voti alla Camera (al Senato la musica non cambia) sono diventati 1.426.564, pari al 4,3%. Solo poco più di 462.000 in più con l’incremento di un misero 0,63%.

Nello stesso periodo la Lega versione Salvini è passata da 1.688.197 voti (6,15%) a 5.691.921 (17,4%) cioè un incremento di oltre 4 milioni di voti, in percentuale una forza quasi triplicata. La crescita del M5S, tanto per rimanere tra i partiti cosiddetti anti sistema (veri o presunti) è ancora più impressionante: da 5 792 865 (21,16%) a 10.697.994 (32,7%).

Numeri relegano il partito di Giorgia Meloni in una posizione marginale e subalterna, figlia di scelte politicamente sbagliate e/o inadeguate. Incapace di riaggregare le varie anime della destra che, sparpagliate qui e là, contribuiscono ad arricchire di valori ed esperienza altri partiti, arroccato su posizioni di rigida chiusura nei confronti delle altre schegge, più o meno consistenti, della diaspora della destra politica, addirittura sprezzante ai limiti di un atteggiamento da antifascisti (come ha dimostrato la fresca onorevole Santanchè) nei confronti di Casapound e di altre comunità militanti, FDI dimostra oggi di essere rimasto solo uno dei tanti pezzi in cui si è frantumato il mondo post missino, solo più esposto e più consistente degli altri.

Un partito dimostratosi incapace di una seria ed efficace progettualità politica, indifferente all’elaborazione culturale, disattento ai valori di riferimento della destra (richiamati in modo puramente strumentale solo quando serve) come dimostra la surreale esibizione televisiva del coordinatore nazionale Guido Crosetto, ansioso di marciare a fianco dell’ANPI e del partitino della Boldrini in nome dell’antifascismo. Un’esperienza, dunque, che si è dimostrato incapace di sfruttare adeguatamente la ricchezza del grande patrimonio politico e culturale di riferimento (teorico), limitando la sua strategia ad attività di piccolo cabotaggio in cerca di visibilità, a proteste estemporanee e scontate per raccogliere adesioni marginali, a tatticismi precari ed instabili ricchi di slogan e fumose dichiarazioni di principio ma poveri di proposte serie e concrete, ad esempio in campo economico e sociale.

Un approccio buono per galleggiare e sopravvivere tenendo insieme, tra retorica di sapore risorgimentale, carnevalate con e senza Tricolore e inutili raccolte di firme per la strada, quel poco che resta del vecchio voto di appartenenza, ma non certo per allargare il consenso e costruire quel ruolo utile ed influente che una vera destra politica dovrebbe avere in una situazione politica, estremamente favorevole, come quella attuale. Una struttura verticistica e quasi personalistica nella quale il dibattito interno è praticamente inesistente e dove prevale la convinzione, dimostratasi sbagliata e illusoria, di poter convertire in effettivo consenso elettorale la popolarità mediatica e la simpatia umana della sua leader.

Per la verità, nel bilancio post 4 marzo di FDI una voce ampiamente in attivo ci sarebbe ed è quella della rappresentanza parlamentare, il vero obiettivo di molti quadri memori dell’età dell’oro di AN/PDL quando c’erano posti e incarichi per tutti e dappertutto.

Ai 26 (19+7) parlamentari conquistati direttamente da FDI se ne aggiungono ben altri 23 provenienti dal voto di coalizione. Una dimostrazione di grande abilità nella negoziazione e di eccellente capacità di gestire gli insidiosi rapporti tra alleati. Un evidente successo del mestiere politico che porta in Parlamento almeno 10/12 parlamentari in più di quelli che sarebbero spettati a FDI in base ai reali rapporti di forza.

Non si può dire, però, che all’ottimo risultato quantitativo corrisponda altrettanta qualità: anche qui il meccanismo delle nomine dall’alto non sempre ha premiato militanza, capacità e merito. Accanto a pedigree politicamente ineccepibili e a cognomi illustri troviamo esodati di Forza Italia in cerca di futuro, parentele, acchiappavoti locali e persino un vecchio luogotenente di Gianfranco Fini, già tra i capetti del suo fallimentare fantoccio politico, riaccolto a braccia aperte e spedito direttamente in Parlamento.

In una situazione del genere non è stato difficile per Matteo Salvini occupare lo spazio lasciato libero a destra dalla inadeguata strategia politica di FDI. E’ questo il secondo elemento di riflessione, una case history da studiare attentamente.

Anche Salvini aveva ereditato un partito allo sbando e in caduta libera dopo il disastro dell’ultima folle gestione Bossi. Dopo averlo liberato dal ciarpame delle ampolle e ripulito dagli ultimi epigoni della secessione e della immaginaria Padania, Matteo Salvini ha decisamente orientato il suo partito da un lato verso temi sovranisti e di forte opposizione sia alla sinistra (immigrazione, sicurezza) che al collaborazionismo filo UE, dall’altro su temi sociali sensibili come l’abolizione della legge Fornero (che la Lega, a differenza della Meloni, a suo tempo non aveva votato).

Il tutto con poche parole d’ordine, forti e chiare, senza esitazioni né ripensamenti e con un approccio radicale che non poteva lasciare insensibile moltissimi potenziali elettori di destra, che infatti hanno riversato i loro voti sulla Lega e non su FDI. Non a caso i guitti del penoso teatrino antifascista della campagna elettorale avevano individuato proprio in Salvini il vero nemico “fascista” riservando a lui, molto più che alla Meloni, il solito trattamento (con i risultati che sappiamo).

E’ oramai chiaro che avere a suo tempo abbandonato, verosimilmente per motivi di bottega e di leadership, l’idea del polo sovranista per agganciarsi con un peso elettorale limitato allo schema del vecchio centro destra è stata per FDI una scelta miope e perdente. La linea politica della Lega ha finito per cannibalizzare l’elettorato di FDI e ora Salvini ha la possibilità di creare, da posizioni di forza, quel forte soggetto di destra a vocazione nazionale necessario per spostare l’equilibrio politico del paese, difenderne gli interessi e rimettere in discussione le scelte di politica sociale.

Per completare definitivamente l’opera sarà necessario che Salvini espliciti definitivamente il nuovo orientamento nazionale della Lega, già in forte crescita al centro, migliorando la sua reputazione al Sud (finito inevitabilmente in mano al M5S) dove la percezione della Lega è ancora compromessa dal ricordo di vecchi, stupidi e inutili stereotipi anti meridionali. Dando per scontato che dopo la vittoria elettorale dentro la Lega non esistano più dissensi interni vetero bossiani o fronde interessate ad accordi trasversali ed augurandosi che al movimentismo mediatico del leader corrisponda, alla prova dei fatti, anche un’adeguata sostanza politica.

Si vedrà. Per il momento prendiamo atto del paradosso che ci consegnano le elezioni, cioè che la Lega una volta secessionista è forse diventata la cosa più vicina ad un vero partito nazionale di destra che si sia vista negli ultimi anni. Un esito imprevedibile come, d’altra parte, il fatto altrettanto paradossale che FDI si sia chiamato fuori da questa linea politica, bollata come “sovranismo estremista”, ritagliandosi la parte del mediatore con i “moderati”, una scelta che il 4 marzo è stata bocciata senza appello.

E questo introduce il terzo elemento di riflessione.

A fronte del successo della Lega, lo stallo di Forza Italia, passata dai 4.614.364 voti (16,81%) del 2014 ai 4.590.774 (14,0%) di domenica scorsa, sancisce l’appannamento, forse definitivo, della leadership politica berlusconiana e, soprattutto, la fine del mito artificiale dei “moderati” considerati da sempre il perno di qualsiasi strategia politica del centro destra. Una visione già logora da tempo, ora resa definitivamente obsoleta dall’evoluzione del contesto politico e sociale.

Il voto del 4 marzo ha posto pesantemente e speriamo definitivamente in minoranza i cosiddetti “moderati”, come dimostrano anche il fallimento dell’impresentabile quarta gamba (che comunque grazie alla coalizione è riuscita a spedire a Roma qualche trasformista di lungo corso) e dell’inconsistente esperimento moderato-liberista di Stefano Parisi (in qualche modo recuperato anche lui dalla coalizione). Un chiarimento necessario ed auspicabile che finalmente pone fine ad una contraddizione non più sostenibile nel momento in cui gran parte l’elettorato si sposta su posizioni di protesta e opposizione (almeno a parole) antisistema.

La leadership di Salvini significherebbe, finalmente, meno centro e più destra, anche se il signore di Arcore e il suo mondo, dovendo oltretutto difendere interessi concreti, non rinunceranno tanto facilmente l’idea di restare gli unici a distribuire le carte del centro destra, magari giocando al tavolo di chi fa più comodo e non a quello di chi ha in mano le carte giuste.

Tags: centrodestraForza ItaliaFratelli d'ItaliaMatteo Salvini
Articolo precedente

Dopo le elezioni/ Berlusca vorrebbe un “governo minestrone” benedetto da Mattarella

Prossimo articolo

Attenti al Sud. Le ragioni profonde della rabbia del Meridione

Massimo Weilbacher

Correlati Articoli

Travagli post elettorali/ La Lega alla ricerca della sua essenza perduta
Home

Travagli post elettorali/ La Lega alla ricerca della sua essenza perduta

di Vincenzo Cacciappoli
2 Luglio 2022
0

C’era una volta la Lega di Bossi,il suo carismatico fondatore, un partito che faceva del radicalmente con le sue origini...

Leggi tutto
Grande è la confusione nel (fu) centrodestra

Grande è la confusione nel (fu) centrodestra

6 Febbraio 2022
Quirinalizie 3/ La partita di Salvini non prevede Berlusconi

Quirinalizie 3/ La partita di Salvini non prevede Berlusconi

22 Gennaio 2022
Il centrodestra di governo tra favola e rave

Il centrodestra di governo tra favola e rave

27 Ottobre 2021
Carica altro
Prossimo articolo
Attenti al Sud. Le ragioni profonde della rabbia del Meridione

Attenti al Sud. Le ragioni profonde della rabbia del Meridione

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli

Se non manifesti vince lui/ MIO Italia scende in piazza contro Draghi e il suo governo

Se non manifesti vince lui/ MIO Italia scende in piazza contro Draghi e il suo governo

6 Luglio 2022
Nel caos libico rispunta il figlio di Gheddafi. Con una soluzione

Nel caos libico rispunta il figlio di Gheddafi. Con una soluzione

6 Luglio 2022
Mughini e il suo Muggenheim. Una vita per la bellezza (e l’editoria)

Mughini e il suo Muggenheim. Una vita per la bellezza (e l’editoria)

6 Luglio 2022
Storie nostre/ Cinquant’anni fa cadeva a Salerno Carlo Falvella. Fu l’inizio degli anni di piombo

Storie nostre/ Cinquant’anni fa cadeva a Salerno Carlo Falvella. Fu l’inizio degli anni di piombo

5 Luglio 2022

Tag

Africa Berlusconi centrodestra Chiesa cattolica Cina cinema comunismo coronavirus Donald Trump economia elezioni Europa fascismo forze armate Francia Fratelli d'Italia geopolitica Germania Giorgia Meloni Gran Bretagna guerre immigrazione clandestina ISIS Islam lavoro Libia Mare Marine Le Pen Matteo Renzi Matteo Salvini Mediterraneo Milano Partito Democratico petrolio Roma Russia Siria sovranità nazionale storia terrorismo trasporti Turchia Unione Europea USA Vladimir Putin
Facebook Twitter

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Destra.it per restare continuamente aggiornato.
Ti segnaleremo novità, eventi ed accadimenti più interessanti!

Menu

  • Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci

Destra.it

Un giornale telematico che raccoglie le idee, i contenuti, i confronti della comunità umana e intellettuale della destra europea, moderna, nazionale e sociale. Rappresenta l’accesso alla rete e la piattaforma di dibattito di chiunque, provenendo o aderendo a un lungo percorso storico, si riconosca in quei valori culturali e ideali su cui si è sedimentato nei secoli il pensiero di destra.

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Home
  • Chi siamo
  • La Redazione di Destra.it
  • Newsletter
  • Contattaci
  • Categorie
    • Pòlis
    • Il punto
    • Europae
    • Mondi
    • Estera
    • Guerre e pace
    • Economia
    • Levante
    • Libri&LIBERI
    • Arte&Artisti
    • Multimedia
    • Facite Ammuina
    • Al Muro del Tempo
    • Appunti di viaggio
    • Rassegna Stampa

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In