In un quadro politico dissestato, confuso e scadente in cui si arriva ad accreditare come candidati premier Di Maio e Salvini ed in cui Berlusconi, prossimo a raggiungere gli 81 anni, rispolvera la strategia giolittiana dei “colonnelli” presidenti del Consiglio prestanome, non guasta davvero recuperare ed utilizzare un proverbio della nostre nonne: “il buongiorno si vede dal mattino”.
La citazione appare indispensabile per la chiarezza, per la misura e per la credibilità della prossima campagna elettorale.
Berlusconi si è accreditato dopo le amministrative di giugno meriti non suoi o non unicamente suoi, ripetendo lo stesso atteggiamento assunto dopo il referendum del dicembre scorso. Lontano dall’esaminare attentamente e seriamente i risultati e soprattutto le radici e i fondamenti dei successi, si è lanciato in un’azione propagandistica autoreferenziale, impostata alla vecchia ed usurata maniera, sull’esempio discutibile e alla resa dei conti precario e di breve respiro del 1994.
La prova della fatuità e della sostanziale avventatezza dell’iniziativa è recata dal caso del sindaco di Pietrasanta, Massimo Mallegni, al quale Berlusconi, nel nome e nel segno del preteso e strombazzato rinnovamento, ha graziosamente offerto, come ad altri 99 primi cittadini azzurri, la candidatura alle politiche, il cui sistema elettorale è tutto da decidere, a meno che non sia stato già deciso con il sodale Renzi attraverso i “buoni uffici” del sempiterno Gianni (non Enrico) Letta, e la cui data di svolgimento è ben lungi dall’essere indicata.
Mostrando un entusiasmo puerile e precipitoso, Mallegni ha convocato i dipendenti comunali, ha loro comunicato l’investitura del leader di Arcore e anticipato l’intenzione delle dimissioni. Il “cerchio ristretto vicino al Cavaliere” è dovuto intervenire, classificando come “prematura” la candidatura e ridimensionando il contatto alla “prospettiva di un nuovo impegno sul piano nazionale”.
Da questa vicenda è dunque giustificato il ricorso al proverbio ma anche l’essenza della linea scelta da Berlusconi.
23 anni or sono amministratori locali (nella mia città un consigliere comunale di una lista civica), manager e professionisti di qualità (in verità erano presenti anche intellettuali, poi respinti) furono coinvolti e raggiunsero seggi parlamentari. Il loro impegno però al Senato ed alla Camera produsse risultati assai spesso deludenti.
Oggi la mossa viene riscoperta in una situazione, povera se non priva di fondamenti ideali, animata soltanto da un ambizioso ed egoistico civismo e da un’arida quanto velleitaria sembianza tecnica.
Le manovre di Berlusconi suscitano perplessità ed interrogativi difficili da essere dissipati. Il Movimento animalista, presieduto dalla deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla, appoggiato con enfasi sovrabbondante dal monarca assoluto di Arcore, presenta programmi circoscritti, non originali, ed è destinato a produrre solo cagnara.
Così come, invece, la mancata sconfessione della candidatura di Sgarbi in Sicilia, improvvida e, visto il carattere del soggetto, confusa e controproducente, induce a sospettare intrighi e magheggi ai danni di Nello Musumeci, uomo di grande attendibilità e di forte richiamo.
Non può essere inoltre celato il retropensiero nato dalla decisione presa dal gruppo dirigente del PD di un rinvio della discussione sullo ius soli. E’ stata registrata, senza particolare riguardo, la reazione degli scissionisti, del resto scontata e propagandistica così come il dissenso espresso dal cattocomunista ministro Del Rio. All’opposto non è esagerato osservare che l’accantonamento può liberare la strada della “grande intesa” da un tema scottante, dall’enorme rilevanza elettorale.
La Meloni e Salvini riflettano!