Grazie a Dio, rigorosamente lontane dall’area berlusconiana e dei suoi vassalli, incapaci di una separazione aperta ed esplicita, non mancano in campo scientifico analisi solide sulle degenerazioni della politica e sul tema dell’Unione europea.
Nel campo, con superficialità e imprecisione, definito di centro – “destra”, si preferisce impegnarsi o attardarsi o perdersi nelle farsesche esibizioni di Salvini, nelle avvilenti dispute sul “bikini islamico” o sulle irritanti manovre di re Berlusconi e del suo nuovo “vicerè” Parisi.
Proprio su questo argomento l’ultimo numero del prestigioso trimestrale “Nuova Antolologia” contiene un documentato articolo di Eleonora Piromalli, fondato su una vecchia relazione di Norberto Bobbio ma attualizzata con esemplificazioni correnti. Ci si sofferma, riprovandola, sull’”oligarchizzarsi della politica”, prima causa del crescente rifiuto alla partecipazione pubblica, “enorme minaccia per la democrazia”. Si caldeggia quindi sul ruolo dei media il varo di un complesso di regole , essenziale per il momento italiano, poste a garanzia di “un vero pluralismo dell’informazione, un effettivo diritto di parola per le voci minoritarie e dissenzienti”.
Anche Pellegrino Capaldo, tra gli economisti più accreditati nel nostro paese, in un volume di ridotte dimensioni (Pensieri sull’Italia. Ripensare la politica, Roma, pp. 95), ha segnalato il discredito della politica, provocato da un deficit culturale. Come non pensare agli esempi probanti rappresentati da Renzi, dalla Boschi, dalla Madia, dalla Pinotti e per l’opposizione da Salvini, da Di Maio e da Di Battista?
La patetica quanto pretenziosa rivisitazione del “Manifesto di Ventotene” nell’ambito della questione europea ha mostrato la pesantezza di questi momenti di ebbrezza ideologica, degenerati , con il massimalismo presuntuoso ed ultimativo degli azionisti, in utopia o al più in sogno.
La rilettura del documento, fatta da Giovanni Belardelli, ha dimostrato ancora una volta e convalidato quindi il livello di chiarezza e di linearità raggiunto nelle analisi storico – politiche degli autentici specialisti.
Il cattedratico esclude che i gravi problemi dell’ Unione europea “possano trovare soluzioni nell’ipotesi di una federazione” e rifiuta l’”assoluta demonizzazione dello Stato nazionale” , uno dei presupposti del progetto elaborato da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Così pure rigetta l’altro punto cardine del “Manifesto” del “federalismo dall’alto”, improponibile oggi” in questa sorta di “dispotismo illuminato”.
Nel concludere Belardelli denunzia la totale inconcludenza dell’Ue di fronte alla crisi economica e la sua sconfortante nullità nello scacchiere internazionale.
Sono due carenze, sotto il cui peso “rischia di essere un espediente puramente retorico e mediatico, rilanciare l’idea degli Stati Uniti d’America”. Sono segni di una crisi, che la destra nazionale italiana potrebbe inserire nel proprio bagaglio critico, se avesse voglia di acquistare o meglio riacquistare voce e spazio autonomi.
Purtroppo non sono all’orizzonte novità lusinghiere: gli orientamenti espressi da 68 “giovani leader europei, molti dei quali legati alle istituzioni dell’Unione” testimoniano un logico allineamento con segni negativi indelebili alla lezione degli attuali uomini guida.