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Le Nazioni Unite tifano per i negrieri. Dimenticando le porcherie dei “caschi blu”

di Gian Micalessin
15 Novembre 2017
in Home, Mondi
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Le Nazioni Unite tifano per i negrieri. Dimenticando le porcherie dei “caschi blu”
       

A dar retta al principe giordano Zeid Raad Zeid al-Hussein, meglio conosciuto come alto commissario dell’Onu per i diritti umani, l’Italia e l’Europa si sono rese responsabili di condotte «disumane» per aver tentato di bloccare l’arrivo dei migranti in partenza dalle coste libiche.

C’è da chiedersi dove viva il blasonato commissario. E con quale faccia tosta si premuri d’accusarci. Dall’agosto del 2014 – quando Tripoli cadde sotto il controllo delle fazioni jihadiste e la Libia si divise in due – i suoi funzionari hanno abbandonato in massa il Paese ed hanno continuato a ricevere le loro laute paghe negli hotel di Tunisi in cui si erano – diciamo – «rifugiati». Mentre migliaia di disgraziati in balia dei trafficanti di uomini morivano nel deserto, mentre in Libia decine di migliaia venivano ridotti in schiavitù e rinchiusi nei «depositi» per umani gestiti dai trafficanti, mentre barche e gommoni trascinavano sul fondo del Mediterraneo cinquemila disgraziati (bilancio 2016) il principe Zeid e i suoi «osservavano» la situazione da Ginevra e Tunisi.

Nel frattempo il verboso Commissario con un passione per la polemica politica assai superiore ai suoi successi nel campo dei diritti umani lanciava infiammati strali contro i cosiddetti leader «populisti». In un celebre quanto discusso discorso pronunciato all’Aja il 5 settembre 2016 il principe non si faceva scrupoli a puntare il dito contro Donald Trump, Marine Le Pen e altri omologhi europei accusandoli di usare «le stesse tattiche dell’Isis».

In precedenza non si era fatto problemi a usare i computer del suo ufficio di Ginevra per lanciare tweet in cui si chiedeva se l’«economia di mercato» non fosse «una delle peggiori minacce per l’umanità». Peggiore evidentemente, nel Zeid pensiero, del terrorismo, delle dittature, del fondamentalismo e di altre bagatelle di cui il principe farebbe meglio ad occuparsi.

Ma c’è anche da chiedersi se Zeid sia al corrente del poco onorevole cursus honorum dell’organizzazione per cui lavora. Un’organizzazione che a Srebrenica voltò la testa davanti al massacro di migliaia di civili, che in Africa ha insabbiato i dossier sulle violenze a migliaia di donne e bambini commesse dagli stessi caschi blu, che in Siria non è riuscita a metter in piedi uno straccio di negoziato mentre la guerra consumava oltre 300mila vite. Ecco perché in questa vicenda l’unico aspetto «disumano» non è la condotta dell’Italia o dell’Europa, ma l’insipiente sfacciataggine di questo inutile principino.

 

Tags: AfricaLibiaONUZeid Raad Zeid al-Hussein
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