La morte di una nave è sempre triste. Quando poi tocca — e prima o poi deve toccare — ad una nave da guerra è cosa straziante. È un pezzettino d’Italia che viene smembrato, tagliato, fatto a tocchi. Meglio sarebbe ripulire l’unità e affondarla davanti alle nostre coste. Almeno i pesci, nuove sentinelle, troverebbe una casa adeguata e un riparo dalla pesca intensiva che sta distruggendo i nostri fondali.
Ma la demolizione è anche un affare, un investimento industriale. Tanto lavoro per molti. È il caso di nave Carabiniere, nave Alpino, nave Ardito e nave Audace, splendide ma vetuste unità che Marina militare ha mandato a meritato riposo nel porto di La Spezia. E qui dovevano essere demolite.
Ma la politica spezzina è strana. Per tre anni l’allora ammistrazione PD ha discusso se avviare o meno in Arsenale una nuova fase di demolizioni navali (rigorosamente “green”) ma i soliti ultrà dell’ambientalismo si opposero e il PD mollò il colpo. A sua volta Piombino — scippata dal rottame della Concordia — tentò di farsi avanti, scatenando l’ennesima faida interna nei dem locali: da una parte l’allora sindaco Massimo Federici dall’altra il presidente del porto, certo Lorenzo Forcieri. La signora Pinotti, ministro della Difesa e super dem, preferì eclissarsi. Alla fine la palla è passata ai turchi dell’Instabul Shipyard.
Passate le elezioni, avviata la demolizione di nave Carabiniere, nessuno ha più parlato. Solo silenzio. Non sono stati diffusi nemmeno i dati, promessi in fase elettorale, sui costi e sui criteri di smaltimento. Oggi, quella che era stata presentata come una «esperienza pilota», pare conclusa. Vi sarà – sembra – la demolizione di nave Alpino ma presto l’Ardito e l’Audace prenderanno la mesta rotta verso la Turchia.
La prima a salutare l’Italia sarà l’Ardito. L’addio è imminente. Dopo toccherà all’Audace. In termini formali, si tratta di “rifiuti speciali”, codice Ocse GC 030. Partiranno con due distinti trasporti transfrontalieri, dall’Arsenale fino al distretto di Aliaga Izmir. In tutto, 7.500 tonnellate. L’accordo è stato sottoscritto dall’Agenzia Industrie Difesa.
Il ministero turco ha espresso parere favorevole. La società ha depositato una fidejussione assicurativa, da 378.782 euro. La Provincia, attraverso il dirigente Marco Casarino, ha attestato la congruità della polizza, disponendo l’immediata comunicazione del ricevimento dei rifiuti, una volta effettuato il trasferimento. Le navi sono già state liberate dall’amianto.
Conclusione: La Spezia è rimasta al palo, Piombino piange e Taranto, intanto, favoleggia di imitare (?) il “modello spezzino”. Ardito e Audace finiranno i propri giorni nella zona industriale di Aliaga, dove operano più di 20 siti di riciclaggio, con un migliaio di lavoratori, migranti interni. Onore alle bandiere, vergogna a chi ha tolto lavoro agli operai italiani.
Ho passato la leva sull’Audace. E ora a 49 anni mi son trovato a commuovermi per la mia “casa” demolita.