La classe dirigente, si fa per dire, della Repubblica democratica e, ci mancherebbe, antifascista, epigone dei fuggiaschi dell’8 settembre 1943, che corsero verso il nemico, con l’intendenza al seguito,(colonne di autocarri colmi di bottino), accompagnata dal coro degli intellettuali e dei giornalisti o sedicenti tali, starnazza come le oche del Campidoglio per la calata dei nuovi barbari, ” populisti e sovranisti.”
Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, sentire i declamatori della “sovranità popolare “, contrapposta all’autoritarismo, ovviamente fascista, seppur di stampo russo e cinese, sbraitare allarmi isterici contro il risveglio nazionale di molti popoli, che intendono sciogliere i lacci della finanza europea ed internazionale, incistata nell’Unione Europea e recuperare indipendenza e sovranità. E intendono riferirsi ai loro rappresentanti elettivi e non ai delegati europei della finanza internazionale installati a Bruxelles. Perché hanno finalmente capito che il loro arretramento economico e sociale è direttamente proporzionale al potenziamento e all’arricchimento dei commessi, grandi o piccoli, da Draghi a Monti, per restare in Italia, della finanza globale, ossequiati da una vasta clientela di politici e giornalisti ” a la carte”. Meglio tardi che mai. Tuttavia, l’egoismo miope della maggioranza degli italiani, contrabbandato per intelligenza, ha consentito l’ammaloramento etico, istituzionale, fisico del Paese, in cui la corruzione e l’incompetenza hanno sepolto sotto i crolli morali e materiali ogni credibilità del sistema.
Altro che “abbattere i muri e costruire ponti”, come recitano a soggetto le consorterie, laiche e religiose, voraci e parassitarie dell’ “accoglienza”e della “solidarietà “!
I ponti crollano, non solo a Genova, e i muri bisogna alzarli, non solo a Padova, per difendersi dal l’immigrazione incontrollata e dalla criminalità impunita.
Muri vanno alzati anche contro l’arrogante e invasiva ingerenza degli organi comunitari europei non elettivi, mirati a impoverire i molti, per arricchire i pochi.
Purtroppo è difficile trovare chi sappia costruire, dopo decenni di demolizione sistematica dei principi di autorità, di selezione, di merito, di capacità, all’insegna dell’insulso motto “uno vale uno”. Che ha generato il primato elettorale di un comico, che ha portato la commedia, anzi, la farsa perfino nel campo della medicina e della scienza in genere. Difficile, ma non impossibile, se Salvini non si fa zavorrare dell’antifascismo e la Meloni evade dalla Garbatella.