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Le vere emergenze e i migranti come arma di distrazione di massa

di Maurizio Bianconi
17 Novembre 2022
in Il punto
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Le vere emergenze e i migranti come arma di distrazione di massa
       

Nel 1947 in Italia pareva prossima una rivoluzione comunista. La prudenza di Palmiro Togliatti teneva la situazione in equilibrio e l’Italia dentro i patti di Yalta. In quel clima Giancarlo Pajetta capeggiò a Milano l’occupazione della Prefettura, simbolo del potere statale. Entusiasta telefonò a Togliatti “Compagno segretario, abbiamo occupato la Prefettura!” come a dire “la rivoluzione comunista è in marcia!”. Togliatti, gelido, consapevole delle priorità di realpolitik, con la sua voce tagliente rispose “E adesso cosa ve ne fate?”.

A questo governo manca questa gelida lucidità. Anche se la questione navi ong si fosse risolta in modo positivo, non ci sarebbe stato nessuno che in nome della realpolitik avrebbe detto “bene , e ora che ce ne facciamo di questo successo?”. In più è stata una mezza caporetto. Si è assistito alla umiliazione della premier che ha dovuto accettare il soccorso di Mattarella. Intervento con invasione di campo e monito sulla prevalenza dell’Unione Europea. Tirata di orecchie subita in silenzio.

Sconsigliava l’iniziativa migranti la prevedibile alzata di scudi della Francia, il conseguente aumento dei motivi di conflitto fra i due paesi, pessimo viatico per dei neofiti nei rapporti internazionali. Non ha giovato lo sbugiardamento di fatto del governo da parte dei medici, che hanno consentito lo sbarco di tutti i migranti. Si è confermato che un prefetto mai può fare il ministro (e dell’Interno per giunta). Si è data la prospettazione di una politica latitante, senza figure all’altezza e di una burocrazia aggressiva e inadatta, capace di definire gli esseri umani “carico residuale” e di rivendicare la giustezza “burocratica” (sic) della definizione.

Il rifiuto della Spagna di aggregarsi al carro Meloni, sostenitrice di Vox, ha aggravato l’elenco dei danni. Ha mortificato l’Italia, nazione fondatrice dell’Unione, reperire per sodali le sole Grecia, Cipro e Malta una sorta di armata Brancaleone, non il massimo per il prestigio della nazione.

La sceneggiata generale ha funzionato da arma di distrazione di massa. Anzi ha colto i due classici piccioni con una sola fava. Da un lato il disdoro e l’indebolimento del neo governo. Dall’altro è stata azionato un meccanismo, capace di muovere le pance dell’elettorato e fuorviare il giudizio sul tema clou. Il governo aveva dinanzi la prima grande sfida per chi prese voti con la promessa di “rivoltare l’Italia come un calzino” e di avere per priorità l’interesse nazionale e quello dei cittadini: il decreto Aiuti”. Ci si è limitati a prorogare i benefici e i bonus già determinati da Draghi.

Viene da domandarsi il perchè di un voto politico di cambiamento se il continuismo pedissequo funge da bussola. Nessuno nel governo che osservi che le risorse disponibili non sono quelle nominali utilizzate dai burocrati, ma quelle reali, di cassa.”Se non si parte da qui non si “rivolta” proprio niente. Si continua lungo il malfatto. Nessuno accenna al provvedimento veramente efficace, l’eliminazione delle accise, dei balzelli, dei canoni, di tutto meno l’iva al 5%, da bollette e prezzo dei carburanti.

Non si osserva che il sistema aiuti cosí congegnato è non soltanto dispendioso, ma iniquo, contrario a ogni teoria rispettosa dell’economia reale, utile soltanto a far lievitare il PIL e a far gioire i contabili del Mef e dintorni. Meloni e co. sono fuori dal giusto perché vogliono esserci cooptati dalla postdemocrazia o perchè i neo governanti non hanno capacitá e qualità per comprendere e fare quel che andrebbe fatto? Il quesito è aperto, le vie che portano a una delusione epocale paiono spalancate.

Gli uomini scelti per i posti chiave dovrebbero lasciare pochi dubbi anche ai più strenui seguaci del voltairiano Candide.

Tags: economiagoverno Meloniimmigrazione clandestina
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