In queste ultime ore il Cairo è il centro del mondo. Se vogliamo, l’ombelico e un quarto di scacchiera dell’evoluzione (involuzione) geopolitica, finanziaria, petrolifera, delle riserve di gas. L’uragano a sud del Mediterraneo e i suoi venti occidentali-atlantici che stanno flagellando l’antica terra dei Faraoni, merito dell’invenzione di una “primavera araba” ininterrotta escludendo capovolgimenti e assetti, ha subito una brusca frenata. Il “popolo” di Muḥammad Mursī capo di Stato deposto, insorge rivendicando le antiche virtù (in quanto a Morsi, solo ipotetici ) dello scarabeo stercorario egiziano: simbolo della rinascita solare e del rinnovamento. Il candidato e vincitore dei Fratelli Mussulmani alle elezioni presidenziali egiziane 2012, perde improvvisamente slancio. Concime raro? Non mordicchia più e, ulteriormente il canale televisivo egiziano Al-Hayat, per la precisione in data 03/07/2013 ne annuncia gli arresti domiciliari. E’ colpa dei Colonnelli ? Ossia, l’inefficienza progressiva del negromante primaverile è strettamente correlata a commistioni militaresche ?
Dopo tutto è una questione di imparzialità che però, non deve essere strumentalizzata. Il giudice Adly Mansour, presidente della Corte costituzionale dell’Egitto di fresca investitura è il nuovo presidente ad interim. L’ex presidente “democraticamente” eletto dall’Egitto, vive sulla sua pelle e su quella degli adoratori da calendari, dell’equivalente spicciolo del settarismo partigiano (atlantico), l’abominazione dei vinti. Semplicemente, per una volta e in virtù della fatidica ruota che gira, questa volta, fermandosi al di la delle indicazioni. Per dirla alla Giovanni Papini, finalmente è arrivato il giorno dell’ira dopo i lunghi crepuscoli della paura. In buona parte, solo in buona parte. C’e’ un però: l’intreccio e le rocambolesche dimissioni dell’ex presidente Hosni Mubarak e quel filo conduttore egiziano e prima ancora libico. La venuta di un innesco politico-sociale della stagione dei fiori araba e la successione ininterrotta dell’autorità wahabita.
Siamo giunti in estate ? Forse. La dottrina accentratrice di Barack Obama diretta al mondo arabo, in particolare a quello mussulmano, raggiunge l’apice il 4 giugno 2009 nelle sale dell’università del Cairo, trovando riscontri. Un discorso dalle rivendicazioni inequivocabili — ‘Un nuovo inizio’ — confermato solennemente nell’ascesa dei Fratelli Mussulmani. Alcune volte le affinità si ricongiungono rinnovandosi ? In questo caso il wahabismo e gli appelli di Morsi agli egiziani, forzatamente accentuate nel sostegno alla Jihad salafita e wahabita in opposizione al governo siriano del Presidente Bashar al-Assad, sono una conferma. Il Movimento islamico fondato nel XVIII secolo da Mohammad ibn Abd al-Wahab, tutt’ora alla guida dell’Arabia Saudita per opera della consolidata formula abitudinaria, la discendenza di regnanti, certo, non nasconde la sua indole ai dettami dell’”Aquila di Mare”. Le felici deduzioni integraliste e jihadiste da annoverare come singolari prodotti, sistemici, per le facciate/manovre atlantiste; questa volta non sortiscono effetto. Inducendo nell’abbaglio pieno di speranza tutto un popolo che ha una civiltà di migliaia di anni. Davvero un’impresa ardua.
Le piazze si infiammano e i sostenitori dei medium di massa, “portavoci”della poca cittadinanza ancora in grado di discernere una notizia dall’informazione, divenuta deformazione, che credono alacremente nella parola libertà non assimilabile nella destrutturazione di una notizia ma, nella cronaca obbiettiva degli accadimenti in corso. Chiude una delle “mosse strategiche” posizionate lungo il fiume sacro: l’emittente televisiva al-Jazeera. Dalle spiagge dorate e dalla prossimità edonista dell’accogliente Welcome to Qatar, le lunghe maratone televisive egiziane perderanno considerevolmente attrattiva. Inoltre, sempre che ci sia l’interesse e la soddisfazione nel vedere Adli Mansur, all’epoca di Mubarak vicepresidente della Corte Costituzionale egiziana, come, l’artefice di un nuovo corso (sempre meglio del deposto Morsi ) inneggiante alla ridiscesa tutta mediterranea dei colonnelli e dei generalissimi a profusione, pare davvero troppo. Ripartendo in direzione delle sventure di casa nostra, quelle prospettateci da Fabrizio Saccomanni, la lunga estate all’insegna dello spremi agrumi finanziario e la riscoperta delle alchimie del Fondo Monetario Internazionale, lasciano il tempo che trovano. Eravamo al centro del Mediterraneo. Ora siamo solo un accessorio di lusso. Esseri inanimati, così ci vorrebbero, senza le minime nozioni di cosa accade ai nostri piedi. Stretti ponderatamente da cobra retti e da cobra supini. Porgiamo con solennità l’altra arteria…