Duecento anni dopo la sua morte Napoleone contina ad intrigare, dividere, appassionare. Non a caso. Riflettendo nelle sue Memoires sull’esperienza bonapartista, il principe Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein, meglio noto come il principe di Metternich, sottolineò la straordinarietà del personaggio: «Circondato da individui che, in mezzo a un mondo in dissoluzione, procedevano a caso, senza direzione fissa, e in balia di ogni genere d’ambizione e cupidigia, egli solo seppe dar forma a un piano, mantenerlo e condurlo a temine […] Come un carro lanciato schiaccia ciò che incontra sulla strada, Napoleone non pensava che ad avanzare». L’acutissimo renano aveva ragione. Confidando nel suo genio, forte di una volontà ferrea, di una memoria prodigiosa e di un’ineguagliabile curiosità “l’uom fatale” volle dominare in ogni campo, dall’arte della guerra alle scienze, dall’economia alle architetture di governo. Nell’arco della sua fulminosa parabola, un’ininterrotta corsa ad ostacoli tra la Corsica e Sant’Elena (due isole …), impose al mondo il suo segno. Per sempre. Ne discutono, nel forum di Nazione Futura (pagina FB), Antonino Di Francesco (autore de Il Naufrago e il dominatore, vita di Napoleon politico), Eugenio Di Rienzo, Aurelio Musi e Marco Valle.
