Concita De Gregorio ha espresso esattamente quello che pensano tutti i sostenitori più incalliti (a sinistra) di Draghi. Draghi non come persona, ma come idea. L’idea che sia sostanzialmente necessario non avere più una classe politica ma affidarsi alle sapienti mani di un ceto di professori lontani il più possibile da una logica di consenso.
Probabilmente in questo c’è la nemesi psicanalitica di una generazione di pseudo-intellettuali che per decenni ha protestato contro il “padre”, le istituzioni e contro chi rappresentava il potere e ora, invece, brama essere messo in ginocchio sui ceci. Prima si lamentavano del buon costume e dell’ordine pubblico, grandi battaglie per la canna davanti a scuola e “mi vesto come voglio”, e poi chiedono che la vita degli italiani sia gestita non dallo spirito del popolo, ma da un sistema di potere algido ed estraneo alla volontà popolare, denigrando quest’ultima come la bile della peggiore parte del Paese. Parte che non conoscono ma che ovviamente aborrono.
Ecco allora che dire di “Draghi professore di Harvard contro tizio dell’alberghiero di Massa Lubrense” è perfettamente in linea con le loro idee. Tutto, parola per parola. Per filo e per segno. Harvard contro “popolino italiano”. È quello sguardo sdegnoso di chi sempre si approccia verso destra o verso il populismo.
E infatti si sono visti i magnifici risultati elettorali raggiunti.