Enrico Letta espone in modo cristallino le sue idee sull’immigrazione. Accoglienza per salvare le persone da una condizione di disperazione? Scelta di costruire una realtà multietnica? Spirito di globalismo? Macché. Ieri sera, a Porta a Porta su Rai 1, il segretario del Partito democratico ha posto un problema ben più concreto: “In molti campi dobbiamo capire che probabilmente serve manodopera che viene dall’immigrazione. I giovani italiani sono pochissimi, il nostro sistema imprenditoriale ha bisogno di manodopera. Quindi dobbiamo concepire il nostro futuro con una maggiore capacità di accoglienza e integrazione”.
Insomma, finalmente, con la proverbiale delicatezza di un elefante in cristalleria, il segretario Pd chiarisce ogni dubbio: al dem interessa l’immigrazione come manodopera. E per giunta per gli imprenditori, neanche quindi immigrati come elementi imprenditori o a lavorare dentro lo Stato.
Ci vuole poco a capire che parlare di immigrati come succedanei degli italiani sia non solo lesivo per l’immigrato, ma anche una minaccia per il giovane locale. E che è poi questo uno dei tanti motivi per cui in larga parte si scatenano intolleranza e razzismo. Ma a Letta tutto questo non importa. Forse non ha ancora colto che sono anni che i democratici (e con loro le sinistra più liberal e progressiste) perdono le elezioni in tutto il mondo semplicemente sventolando questa ipotesi. E che in questo modo riescono a creare sacche di resistenza ovunque, in quelle realtà “profonde” in cui la sofferenza e l’assenza dal lavoro si sente eccome… Contenti loro