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Lettere da Milano/ Beppe Sala, il sindaco della “riccanza”

di Maurizio Gussoni
17 Gennaio 2019
in Home, Società&Tendenze
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Lettere da Milano/ Beppe Sala, il sindaco della “riccanza”
       

“…la nostra politica non è per i ricchi, poi se vogliono mistificare una realtà di una Milano di ricchi felici…” ha detto Sala, il Sindaco di Milano. Sarà pure così, ma solo per lui e pochi altri frequentatori del mondo del lusso. A noi, invece, pare che questo signore, abitante nell’elegante quartiere di Brera (da una parte adatto a lui per i prezzi astronomici, ma dall’altra inadatto a lui perché da sempre chiamato “Degli Artisti”) ed abituato a stipendi con cifre basse davanti e tanti zero di dietro, sia un po’ fuori dalla realtà.

A Milano, per andare in centro in auto ed in barba alla tanto sbandierata ecologia, basta pagare l’Ecopass e parcheggi con prezzo orario da faraoni. A Milano, in barba all’ecologia di cui si vanta il sindaco-bene, se arriva il divieto di circolazione dei diesel un po’ datati (vecchi, per chi ha il suo portafogli), basta comprare l’auto nuova e si circola dovunque. A Milano, in barba alle nuove e vecchie povertà, abbondano loft ed attici di lusso in vendita, ma se hai bisogno di una casa popolare (istituto creato da un uomo del popolo, non da un manichino da salotto) devi metterti in coda ed aspettare anni ed anni, risolvendo poi il problema amministrativo con un opportuno decesso per vecchiaia. A Milano, anche le piccole trasgressioni sono un supplizio di Tantalo. Infatti, se accosti l’auto per comprare il giornale, ti becchi subito una sanzione di una trentina di euro, comminata da un ausiliario del traffico che per legge non la può fare, ma che per ordine del vicino di casa degli artisti deve fare. A Milano, se una sanzione amministrativa ti arriva oltre i 90 giorni previsti dalla legge (vedi autovelox cavalcavia Del Ghisallo), invece di essere annullata dai lesti (si fa per dire!) impiegatucci comunali, la devi pagare senza un plissè o andare dall’avvocato, giusto per contentare le economiche fauci del sindaco-megalodon. A Milano, però, hai pure la possibilità di scegliere se andare al supermercato o dall’orefice. Tanto, pur cambiando il prodotto, lo scontrino sarà simile.

Però, a Milano, forse arrivano le Olimpiadi, un evento in gemellaggio – guarda caso – con Cortina D’Ampezzo e che, certamente, sarà gemellato pure con i prezzi di Cortina D’Ampezzo. Detta la Perla delle Dolomiti, luogo noto per mettere al servizio dei turisti numerosi sportelli H24 di società finanziarie, utilissime per accendere i prestiti necessari per l’acquisto di generi di primo conforto o di mutui per alloggiare in hotel (vedasi prezziario del Cristallo e del Miramonti).
Insomma, Milano non sarà una città per ricchi, ma certo lo è solo per i benestanti… per gli altri, che poi sono quasi tutti, è economicamente invivibile. A meno di non rassegnarsi, come facevano i bimbi poveri delle favole, a guardare le vetrine piene di giochi costosi, per poi andare a casa a mani vuote.

E noi siamo insofferenti verso coloro i quali, non essendosi mai sporcati le mani ed avendo passato le serate nei salotti radical-chic a masticare babà e panettoni di Cova, pontificano e bacchettano, tutti i giorni, quella porzione di prossimo che ha avuto la sfortuna di averli trovati sulla propria strada. E di averli votati senza, prima, obbligarli a fare un giro nel bar del Giambellino. Quello del Cerutti Gino, quello dove la gente comune gioca a biliardo e beve il rosso da due lire. Quello cantato da Giorgio Gaber, figlio di una sinistra – tutto sommato – idealista e nobile, non certo della sinistra patacca, ondivaga e carrierista dei tempi nostri. Non per nulla, il sindaco, lo ha fatto Sala, non Gaber.

Tags: Giuseppe SalaMilano
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