Anche se poco appariscente ma alla fine la voglia dei milanesi di rispedire il Pisapia in via Podgora ha raggiunto il ragguardevole traguardo del 62%!
Il dato è stato rilevato dall’Istituto IPSOS e divulgato dal Corriere della Sera che aveva commissionato il sondaggio.
Stramazza dunque sempre più in basso il cosiddetto modello Pisapia, Sindaco ad intermittenza costante, fuorviato lungo il tragitto da verità soggettive che nulla avevano a che fare con le reali necessità della città.
Ecco come probabilmente verrà ricordato: “Si è eclissato Pisapia, figlio adottivo di un sessantottismo di maniera suggestionato da atrofiche idee demodè, si è via via lasciato tracimare da pulsioni visionarie ideologicamente ignoranti. Non ci mancherà.” oppure “Angosciato da voluttà inespresse variamente diversificate ha dato tutto se stesso nell’elaborare un progetto d’insopportabile volgarità contro i suoi concittadini trasformandosi notte tempo da gentile avvocato in un compulsivo tassatore – sanzionatore”.
Ora può apparire paradossale ma quel 62% così corposo e ridondante potrebbe diventare fuorviante se l’area del cosiddetto centrodestra non fosse in grado di capitalizzare politicamente questa sonora bocciatura.
Di fatto quel 62% di milanesi non ha espresso un’indicazione o una scelta di campo ma più semplicemente una sostanziale disapprovazione verso il modello Pisapia nel suo complesso.
Ne deriva che senza un adeguato orientamento estensivo rispetto a tutte le risposte inevase dalla sinistra quel dato potrebbe scomporsi in una deviante frammentazione d’interessi contrapposti riconsegnando Milano al pensiero moscio della sinistra minoritaria nei numeri ma aggressiva e compatta nei fatti.
Pertanto insistiamo sulla necessità di dare corpo oltre ai partiti tradizionali ad un’aggregazione non convenzionale nata dal basso e fortemente motivata nel dare uno sviluppo coordinato alle variegate necessità zonali dei quartieri liberando la città dall’ottuso maniacale duomo centrismo della sinistra. D’altronde le premesse per risanare finalmente Milano sono state abbondantemente offerte dalla pochezza di questo Sindaco e di tutta la sua Giunta con esclusione, va detto, dell’Assessore ai lavori pubblici Carmela Rozza che ha svolto con competenza il suo ruolo.
Pertanto visto che la sinistra è arrivata al capolinea, sta ora alla città ritrovare le giuste motivazioni per lasciarceli.
Da ultimo solo una brevissima incursione nella travagliata comunità rosso-arancione dove si sono accese le prime scaramucce tra i possibili pretendenti alla sedia di Sindaco, Renzi permettendo.
L’Assessore più svalvolato d’Italia, quel D’Alfonso che esprime il peggio di se stesso ad ogni uscita pubblica, ambirebbe a ricoprire quel ruolo e sta ammassando le truppe arancioni o quel che resta di loro.
L’On. Fiano dopo anni d’incomunicabilità progressista ci pensa e ci ripensa ma in realtà se lo filano ben in pochi.
Sgomita invece di brutto quel tamarro del Majorino che si è già allargato nel bocciare l’ipotesi di un candidato indipendente come preferirebbe Renzi.
In realtà dietro al Majorino si è accalcata tutta quell’area della sinistra dura e pura che finge di credere nel cambiamento ma dorme con l’immaginetta di Trostk sul comodino.
Naturalmente tanta agitazione è solamente indirizzata contro il Dott. Giuseppe Sala, il manager di Expo che gode dei favori del Renzi.
Quindi per il nostro megalomane il fuoco di sbarramento è strumentale ad evitare un terribile concorrente.
Eppure basterebbe elencare le sue tante, troppe boiate elargite a piene mani per fotografare un bidone tra l’altro più volte rumorosamente contestato dai dipendenti dei servizi sociali di cui avrebbe dovuto essere il punto di riferimento per averli abbandonati senza un progetto che fosse uno davanti all’incalzare delle innumerevoli emergenze che hanno dovuto affrontare soprattutto negli ultimi 2 anni.